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The Red Lantern, la recensione

In questa recensione di The Red Lantern vi illustreremo i punti di forza e le criticità del titolo di debutto di Timberland Studio

RECENSIONE di Mattia Pescitelli   —   27/10/2020

Trovare sé stessi è un'impresa non semplice per molte persone. C'è chi decide di spingersi al limite e affrontare le proprie paure, chi preferisce isolarsi e rimanere solo con i propri pensieri, oppure c'è chi molla l'ordinario per andare alla ricerca dello straordinario. The Red Lantern è un misto di tutti questi preconcetti riguardanti la scoperta del sé, che cerca di portare su schermo in una veste diversa, ma con qualche difetto di fabbrica. Vediamo quali sono le criticità, ma anche i punti di forza del titolo in questa recensione di The Red Lantern.

Una storia che trae in inganno

Le vicende raccontate in The Red Lantern hanno luogo nelle selvagge terre dell'Alaska. Noi impersoniamo una ragazza che, insieme al suo fidato cane, ha deciso di abbandonare la caotica vita a San Francisco per affrontare un'avventura che, secondo lei, dovrebbe aiutarla a capire chi è e cosa vuole effettivamente fare della sua vita. Questo è l'incipit che ci porterà poi ad adottare altri quattro cani da slitta e diventare dei musher, ovvero dei conducenti di slitta, improvvisati, imbarcandoci in un viaggio della speranza pieno di insidie e pericoli solo per raggiungere una baita sperduta nella natura. Il titolo mette il discorso e la narrazione sul piano principale, enfatizzando le piccole sottotrame che si vengono a creare esplorando il mondo di gioco. Proprio questi racconti collaterali invogliano il giocatore a scoprire sempre più, almeno durante i primi dieci minuti di gioco.

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Gameplay

All'inizio del gioco ci troveremo su un furgone insieme al nostro fidato compagno a quattro zampe, diretti verso dei luoghi dove poter adottare altri cani da slitta per creare un dream team di mushing. In questo frangente non possiamo fare molto, se non guardarci attorno e selezionare le linee di dialogo a scelta multipla. Sorprendentemente, ci verrà data la possibilità di scegliere quali cani adottare, facendoci intuire le loro caratteristiche peculiari e quanto potrebbero essere utili durante la nostra avventura. La cosa interessante di questa decisione è che deve essere presa "al buio", dato che gli animali ci verranno presentati uno alla volta e non avremo modo di sapere quale cane verrà dopo o se potrà essere più o meno efficiente di quello che stiamo per rifiutare.

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Fin qui sembra tutto estremamente promettente e interessante, ma l'esaltazione inizia a scemare quando ci si accorge che quanto potevamo fare sul camioncino è quanto praticamente possiamo fare durante il gameplay vero e proprio. Una volta saliti sullo slittino, infatti, non avremo modo di controllarlo o di avventurarci dove vogliamo. Questo perché The Red Lantern è un roguelike su binari. Il che non è un problema in sé, dato che esistono un'infinità di giochi su binari estremamente meritevoli e divertenti. Tuttavia, è proprio la sua realizzazione a non soddisfare le necessità dei giocatori che stanno giocando a un titolo dove l'avventura e l'esplorazione sono la chiave di volta della narrazione. Infatti, potremo svolgere azioni solo selezionando una linea di dialogo (che sostanzialmente si possono riassumere in "destra" e "sinistra" quando si incontra un bivio, oppure in "vado a esplorare" o "resto sul mio cammino" quando si presentano degli eventi casuali).

Le uniche varianti sono la caccia, dove dovremo premere il tasto d'interazione nel momento esatto i cui un cerchio e un pallino (uno in movimento sul piano orizzontale, l'altro in movimento sussultorio) si incontrano, e la pesca, durante la quale bisogna far rimanere l'amo su di un punto specifico che si muove verticalmente. Insomma, due minigiochi che all'inizio potrebbero farvi perdere la preda, ma con i quali si entra in confidenza dopo pochi minuti (se non entrano in gioco alcuni bug).

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Un roguelike particolare

Poco sopra vi abbiamo presentato il gioco come un roguelike. Non avete letto male. Effettivamente il gioco non perdona, facendoci morire nel giro di pochissimo tempo durante la prima partita. Questo ci fa risvegliare nel furgoncino insieme ai nostri cani, rivelandoci che, in realtà, la nostra partita era solo un sogno. Ogniqualvolta non riusciremo a far sopravvivere il personaggio o i suoi cani, ci ritroveremo sul furgoncino, ma tutto ciò che abbiamo imparato durante questo "sogno" servirà alla protagonista per prepararsi meglio all'imminente viaggio (portando più cibo, più legna da ardere, oppure utensili come accette o canne da pesca) che, fino a che non arriveremo alla "lanterna rossa", si rivelerà essere sempre un incubo.

Le meccaniche di gioco dietro The Red Lantern sono spesso derivative, ma comunque ben implementate con le caratteristiche del titolo. Troviamo la fame, l'affaticamento, il congelamento, le ferite inferte da nemici o eventi collaterali. Se supereremo i checkpoint sulla strada anche solo con una tra le barre di energia dei cani o della protagonista troppo basse, la partita terminerà immediatamente. Stessa cosa se veniamo feriti due volte senza curaci. Per rimettere in sesto le statistiche bisogna accamparsi. Qui possiamo dormire per rigenerare le barre di energia (che rimarranno vuote), accendere un fuoco per cuocere la carne (se la si mangia cruda, si va in congelamento fino a che non ci scalderemo nuovamente davanti a un fuoco, il che fa abbassare anche l'energia della protagonista a ogni checkpoint, non solo quella dei cani), accarezzare i propri compagni di viaggio (cosa che potrebbe attivare dei dialoghi unici nel caso in cui il vostro fidato amico abbia svolto qualche azione particolare durante la partita) e dargli da mangiare, nonché utilizzare un medikit per curare le ferite, sia umane che animali. Più si va avanti, più si aggiungeranno elementi che potremo utilizzare al nostro campo, come trappole e acciarini.

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Un mondo di gioco senza pietà (o quasi)

Con la giustificazione della natura selvaggia (e, in parte, anche della componente del sogno), il mondo di gioco è privo di altri esseri umani. Troviamo solo le tracce del passaggio dell'uomo, che, spesso, si riveleranno un'utile risorsa per il nostro insidioso viaggio. Di conseguenza, la protagonista si ritroverà a parlare con sé stessa e con gli animali, creando dialoghi a volte anche abbastanza divertenti. Trattandosi dell'ambiente naturale dell'Alaska, il mondo di gioco è molto suggestivo, grazie anche a una direzione artistica tutto sommato ispirata. L'obiettivo, ovviamente, è arrivare alla baita con la lanterna rossa, ma, una volta raggiunta, avremo modo di giocare nuovamente per continuare a scoprire segreti e oggetti che verranno aggiunti al nostro diario, sul quale possiamo trovare gli incontri che abbiamo fatto, le particolarità del mondo animale che abbiamo osservato e le scorte con le quali si inizierà l'avventura. Avremo, quindi, modo di sperimentare nuovi approcci agli eventi, che potrebbero dare risvolti differenti a seconda della linea di dialogo che si seleziona. Questo rende sicuramente il titolo un po' più longevo, specialmente se si vogliono scoprire tutti i segreti del gioco, ma le criticità di questo sistema non tardano a manifestarsi.

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Ripetitività è la parola d’ordine

Nonostante le scelte multiple, nonostante gli incontri casuali, nonostante la dedizione all'avventura, il titolo si rivela estremamente ripetitivo. Ogni partita sarà sostanzialmente identica alla precedente, con la variante di alcune facilitazioni che ci permetteranno di arrivare ogni volta più lontani e scoprire nuovi segreti.

Gli incontri sono quasi sempre gli stessi, attivati a seconda della distanza dal traguardo e con uno scarsissimo livello di casualità. Non c'è una vera e propria proceduralità in ciò che può accadervi, ma solo un infinito "giorno della marmotta" che vi porterà a vivere un'avventura sostanzialmente identica fino a che non commetterete qualche banale errore di distrazione che vi costringerà a iniziare daccapo il vostro viaggio. È un vero e proprio "trial and error" con una curva di apprendimento sostanzialmente inesistente, dato che sarà il vostro personaggio ad apprendere e a procurarvi ciò di cui avrete bisogno senza che voi compiate sforzo alcuno (se non quello di provare a sopravvivere il più possibile, cosa che il gioco vi impedirà di fare durante le prime ore).

Non solo il titolo è ripetitivo, ma è anche molto breve. Se non siete amanti del collezionismo, arriverete al traguardo nel giro di un paio d'ore. Noi ne abbiamo impiegate tre perché abbiamo voluto approfondire alcune meccaniche e vedere se fossero effettivamente varie oppure solo uno specchietto per le allodole (la seconda opzione si è rivelata essere quella più fondata).

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Un comparto tecnico selvaggio

Per quanto riguarda la questione tecnica, il titolo graficamente è abbastanza gradevole, con un cel-shading utilizzato in modo discretamente accettabile. La versione che abbiamo testato è quella per Nintendo Switch. In questo caso, il titolo presenta diversi cali di frame rate, che raramente riesce a rimanere stabile sui 30 fotogrammi al secondo. Ma non sono queste le note dolenti. Durante la nostra partita abbiamo incontrato una quantità moderatamente alta di bug, glitch grafici, pop-up e una sporcizia generale a livello tecnico, non adeguatamente rifinito. Ad esempio, a volte i checkpoint appaiono un istante prima del vostro passaggio. Quindi, se siete in fin di vita, ma volete comunque provare a vedere se riuscite a incappare in qualche evento prima della fine, molto probabilmente perderete perché il punto di salvataggio vi è apparso all'improvviso, non dandovi la possibilità di organizzarvi adeguatamente (magari per allestire un accampamento e provare a gestire la situazione critica con quel poco che avevate).

Non solo. Al termine di ogni partita abbiamo riscontrato un bug molto fastidioso per il quale si azzerano tutti i volumi del gioco, che bisogna prontamente andare a riattivare uno per uno. Poi cani che fanno partire la slitta da sdraiati, animazioni più legnose di tutte le foreste dell'Alaska, trappole che scompaiono, schermate nere dopo che si interagisce con determinati oggetti all'interno dell'accampamento, fucili che non colpiscono quando centrate l'obiettivo e che vanno a segno quando lo mancate ampiamente. Insomma, anche a livello tecnico i problemi risultano evidenti già durante i primi minuti di gioco.

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Conclusioni

Multiplayer.it
5.5
Lettori (2)
5.4
Il tuo voto

The Red Lantern è un gioco con un'infinità di difetti. È estremamente ripetitivo, tecnicamente claudicante e, praticamente, si gioca da solo, non fornendo al giocatore una vera e propria crescita, ma più che altro solo un aiuto a completare un viaggio insipido e poco avvincente. Si potrebbe dire che è un titolo indipendente, creato da un team molto piccolo, ma, ormai, il mercato videoludico ci ha dato la prova che un'ottima opera può scaturire anche da una sola persona. Quindi sembra difficile trovare delle motivazioni per giustificare il risultato finale. Si sente che il titolo è stato creato con amore e affetto per le tematiche, per la storia e (soprattutto) per i cani, ma ciò non basta più a soddisfare le esigenze di un'industria invasa dalle buone intenzioni.

PRO

  • La narrazione è, a tratti, vagamente interessante
  • Il concept alla base è abbastanza valido
  • Artisticamente affascinante

CONTRO

  • Tecnicamente disastroso
  • Non esiste una curva di apprendimento per il giocatore
  • Meccaniche di gioco estremamente facilitanti date in pasto al giocatore troppo in fretta
  • Eccessivamente ripetitivo