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Wytchwood, la recensione di un’avventura stregata

In questa recensione di Wytchwood vi raccontiamo la nostra esperienza all'interno di un universo fiabesco, tra streghe, incantesimi e contratti da saldare

RECENSIONE di Mattia Pescitelli   —   16/12/2021

La ripetitività è parte integrante del sistema videoludico. Senza quest'ultima, probabilmente, non esisterebbe un'avventura interattiva nel vero senso della parola. Che sia sparare a orde di nemici, risolvere enigmi più o meno diversificati, oppure l'approvvigionamento di risorse indispensabili per la propria sussistenza all'interno del mondo virtuale, ogni gioco ha la sua forma di ripetitività.

La bravura sta nel mascherare quegli elementi che ciclicamente vengono dati in pasto al giocatore, proponendo un'esperienza che restituisca sia l'impressione di un incremento costante del livello di sfida, sia il giusto grado di conoscenza del mondo che ci si ritrova a esplorare. Serve, in sostanza, un equilibrio tra ciò che può essere controllato e ciò che rimane ignoto fino a che non ci si ritrova ad affrontarlo faccia a faccia. Questo equilibrio viene spesso incrinato da una forsennata ricerca per la longevità, specialmente all'interno dei titoli che oggi affollano il mercato. A volte, uscire da questi binari porta a risultati inaspettati (composti da poche voci fuori dal coro). Altre, come nella maggior parte dei casi, a delusioni scottanti.

In questa recensione di Wytchwood, la più recente opera di AlienTrap Games (studio dietro a quel particolare esperimento bidimensionale che è stato Apotheon), vediamo a quale di questi due macro-insiemi appartiene il gioco.

Una narrazione fiabesca

Wytchwood: il comparto narrativo pesca a piene mani dalla tradizione folkloristica europea
Wytchwood: il comparto narrativo pesca a piene mani dalla tradizione folkloristica europea

Wytchwood ci catapulta direttamente all'interno di un mondo immaginario, abitato da esseri umani e creature animalesche dall'aspetto antropomorfo, oltre che da tutto il sottobosco immaginifico che "popola" il folklore europeo.

Noi vestiamo i panni di una strega, la quale un giorno si risveglia senza memoria nella sua capanna nei pressi di una palude. Qui trova un caprone che, oltre ad aver mangiato le pagine del suo grimorio, si scopre essere capace di parlare. Questo ricorda alla fattucchiera che ha sottoscritto un contratto vincolante secondo cui deve a lui dodici anime in cambio di una, quella di una misteriosa fanciulla dormiente, adagiata sull'altare di una cripta non troppo lontana dalla sua fatiscente dimora. Il nostro compito è quello di andare a riscattare queste dodici anime, appartenenti a personaggi dall'aspetto bestiale, ognuno con le sue dosi di meschinità e malignità.

Particolarità di queste missioni è il fatto che vadano a richiamare fiabe e favole tra le più famose, come anche miti e leggende (abbiamo Cappuccetto Rosso, La sirenetta, ma anche rimandi alla pietra filosofale alchemica, solo per citarne alcuni). Un'operazione di adattamento del genere rischia di scadere facilmente nel territorio della "mancanza di identità definita". Eppure, il lavoro svolto da AlienTrap è molto convincente e, soprattutto, coinvolgente.

Questi brevi e scanzonati racconti, scollegati completamente l'uno dall'altro, se non fosse per il nostro intervento diretto, riescono a creare una mitologia fortemente legata al gioco, partendo (ma mai facendo completo affidamento) proprio da tropi tradizionali più che abusati dal panorama mediale moderno e contemporaneo. Un risultato non facile da ottenere e, per questo, meritevole di apprezzamento.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo: Windows 11
  • Processore: Intel Core i7-10700
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce RTX 3070

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows 7 64bit
  • Processore: Processore Dual-core (Intel Dual Core 2.0 GHz o AMD Athlon X2 5200+ 2.6 GHz)
  • Memoria: 2 GB di RAM
  • Scheda video: GeForce 9600 GS, Radeon HD4000, Shader Model 3.0, 512 MB
  • DirectX: Versione 9.0c
  • Memoria: 1 GB di spazio disponibile

La longevità che ferisce l'esperienza

Wytchwood: il nostro compito è reclamare le dodici anime di altrettanti personaggi poco raccomandabili
Wytchwood: il nostro compito è reclamare le dodici anime di altrettanti personaggi poco raccomandabili

La struttura di Wytchwood non è assolutamente qualcosa di complesso. Per riuscire a ottenere le anime necessarie, bisogna esplorare gli otto territori fortemente caratterizzati che compongono questo mondo, sbloccabili man mano che si collezionano le "essenze" per l'entità ovina dai tratti demoniaci. Attraverso l'impiego delle nostre doti stregonesche, dobbiamo aiutare a liberare tali regioni dal giogo opprimente di queste figure malvagie. Ciò significa che il combattimento è praticamente assente, ridotto a pozioni magiche e soluzioni alchemiche con cui confondere o trasmutare le minacce che minano il nostro cammino.

Il gameplay gravita tutto attorno alla raccolta di risorse e alla creazione di oggetti più o meno letali, con cui affrontare direttamente i "nemici" (se così possiamo chiamarli) o da scambiare con altri personaggi o, ancora, da miscelare e fondere in composizioni più elaborate. E questo è ciò che vi ritroverete a fare per tutta l'avventura. Il "rituale" è ciclico: esplorare l'ambiente, scoprire nuove ricette esaminando gli elementi che compongono le zone, creare ciò che è necessario ai fini della missione e continuare l'avventura. Tutto ciò per dodici storie, per carità, differenti e diversificate quanto volete, ma comunque strutturalmente simili nel loro svolgimento e nella loro risoluzione. Il che, ci riporta al discorso relativo alla ripetitività.

Wytchwood: gli ingredienti e gli incantesimi sono le nostre armi contro il male
Wytchwood: gli ingredienti e gli incantesimi sono le nostre armi contro il male

In questo caso, il susseguirsi di azioni molto simili tra loro, che implicano un utilizzo ininterrotto degli stessi comandi, non sta a significare per forza una mancanza di varietà all'interno del titolo. Ciò grazie, principalmente, alla sua natura fortemente narrativa, che non prevede altre "distrazioni" o riempitivi oltre alla storia principale. Tuttavia, è anche vero che questo metodo di approccio al gameplay non può essere mantenuto per troppo tempo, pena la perdita di coinvolgimento anche del giocatore più emotivamente attaccato all'avventura.

La criticità più grande di Wytchwood è proprio il suo eccessivo sviluppo, la sua esasperata longevità, che porta a sentire il peso della ripetitività delle azioni di gioco, nonché del costante ritorno in territori ormai battuti a tappeto decine e decine di volte per recuperare sempre gli stessi ingredienti. Per quanto ci riguarda, siamo rimasti avvinghiati al gioco e alle sue meccaniche fino all'ottava anima, mentre le ultime quattro hanno decisamente fatto scemare il nostro interesse, specialmente considerando che il finale, come in molte operazioni di questo tipo, non riesce a eguagliare la forza espressiva del viaggio che lo ha preceduto.

L’arte del derivativo

Wytchwood: l'incisività visiva va a braccetto con quella narrativa
Wytchwood: l'incisività visiva va a braccetto con quella narrativa

Sin dai primi istanti di gioco, è da subito evidente il forte impatto che alcune opere (sia videoludiche che non) hanno avuto sulla concettualizzazione e la realizzazione visiva del gioco di AlienTrap.

Nelle sue fasi di gameplay, è impossibile non trovare delle similitudini (tanto visive, quanto ludiche) con un gioco come Don't Starve. Durante le sequenze dialogiche, invece, l'ispirazione al tratto disneyano bidimensionale (specialmente della recente era "Disney Channel") è lampante. Nonostante questi accostamenti, complice anche una colonna sonora perfettamente integrata con le atmosfere di gioco (con, tuttavia, alcuni problemi di missaggio sonoro, particolarmente evidenti quando si utilizzano delle cuffie), Wytchwood riesce comunque a spiccare rispetto alla concorrenza e a trovare una singolarità stilistica, capace di legarsi alla sua natura narrativa, anch'essa derivativa, ma estremamente fascinosa.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, Epic Games Store, PlayStation Store, Xbox Store, Nintendo eShop
Prezzo 16,79 €
Multiplayer.it
7.5
Lettori (1)
10
Il tuo voto

Wytchwood è un gioco la cui struttura è fortemente legata ai suoi temi. Esattamente come una congrega di stregoni dinanzi a un calderone collettivo, il team di AlienTrap è riuscito a legare sapientemente gli ingredienti tra loro, creando un elisir capace di ammaliare il giocatore per diverse ore. Tuttavia, anche i più forti incantesimi, con il tempo, perdono la loro efficacia e, così, ci si risveglia di soprassalto dal sogno alchemico, usurati dagli effetti ipnotici di un prodotto fortemente derivativo che non ha saputo fermarsi e accontentarsi del più che inusuale risultato raggiunto. Un'ulteriore vittima dell'ingordigia espositiva, piaga già radicata nella trama dell'albeggiante Terzo Millennio.

PRO

  • Intrigante adattamento della tradizione folkloristica
  • Stilisticamente ammaliante
  • Centralità del sistema di creazione

CONTRO

  • Eccessivamente longevo
  • Ripetitività che si fa sentire sul finale