Il film Alien di Ridley Scott uscì nel 1979 e fu subito amore. Se la saga Star Wars aveva riportato la fantascienza nella cultura pop, allontanandola dalle elucubrazioni di un 2001 Odissea nello Spazio o dalla metafisica di un Solaris, Alien tentò di mostrarne la natura più selvaggia e pericolosa, con l'alieno che ridiventava una nemico terribile e implacabile.
Questa creatura proveniente da chissà dove aveva un unico obiettivo: la sopravvivenza sua e della sua specie. Tutta l'azione si svolgeva nei claustrofobici corridoi di un'astronave, la Nostromo, che si contrapponevano all'immensità dell'universo, tenuto fuori dalle vicende raccontate. La pellicola ebbe un ottimo successo, successo ribadito dall'uscita del sequel, Aliens: Scontro finale (1986) di James Cameron, che decreterà la nascita effettiva del brand come lo conosciamo oggi. Ovviamente non va dimenticata l'importanza del design degli alieni, opera dell'artista svizzero Hans Ruedi Giger, copiato in ogni modo ma ancora oggi insuperato.
Ai primi due film seguiranno Alien³ (1992) di David Fincher, Alien - La clonazione di Jean-Pierre Jeunet, quindi Prometheus (2012) che ha visto il ritorno di Ridley Scott alla regia di un capitolo della serie, senza dimenticare i due (brutti) Aliens vs Predator, in cui gli alieni di Giger si scontrano con un'altra razza extraterrestre, sempre di origine cinematografica: i predator (l'incontro tra le due specie era stato accennato per la prima volta nel film Predator 2, dove nell'astronave del predator c'era il teschio di un alien).
Un successo e una longevità del genere non potevano che portare alla nascita di una serie di videogiochi dedicati, in verità molto più numerosi dei film stessi, la cui qualità è davvero altalenante (anche se generalmente molto bassa). Il problema, come vedremo, non è tanto rendere le atmosfere o rappresentare gli alieni, quanto riuscire a creare qualcosa che sia peculiare rispetto alla pellicola, trasformandone alcune caratteristiche in gameplay. Ma procediamo con ordine.
La visione occidentale
Era il 1982 quando uscì il primo videogioco della storia dedicato ad Alien per Atari 2600. Era un mero clone di Pac-Man, realizzato nemmeno troppo bene, con gli alieni al posto dei fantasmi e Ripley al posto della palla gialla con bocca, probabilmente pensato in quel modo per mere esigenze commerciali (Pac-Man tirava moltissimo a quell'epoca e i cloni effettivamente si sprecavano) e dalla considerazione elementare che in fondo anche il film di Scott era labirintico.
Se vogliamo trarre qualche indicazione da questo primo titolo, possiamo subito notare come gli sviluppatori occidentali cercheranno inizialmente di rappresentare in pixel la natura claustrofobica dei film, più che renderne gli elementi action, come faranno invece i giapponesi. La tendenza, dopo la prima trasposizione, fu confermata dallo strategico Alien di Argus Press (1984) e da Aliens: The Compuer Game (1986) di Software Studios, entrambi per computer a 8-bit (Commodore 64, Spectrum, Amstrad CPC e così via). Basato sul secondo film, il titolo di Software Studios è quello della generazione a 8-bit a rendere meglio le atmosfere e le meccaniche dei film, non tanto nell'azione, invero lentissima (in fondo si tratta sempre di una specie di strategico), quanto per la tensione che riusciva a trasmettere al giocatore al comando del suo gruppo di marine spaziali, persi per i corridoi monocromatici della colonia spaziale sterminata dagli alieni. Ogni apparizione del nemico causava una scossa di terrore (almeno all'inizio). Paradossalmente nello stesso anno uscì negli USA un altro Aliens: The Compuer Game, questo ad opera di Activision, che invece lesse la pellicola dal punto di vista più action spezzettandola in minigiochi. Certo, c'erano i dialoghi del film e alcune schermate in computer grafica fatte molto bene per l'epoca che ne riproducevano lalcuni momenti, ma l'atmosfera era andata a farsi completamente benedire.
La visione orientale
Dal 1987 anche i giapponesi provarono a dire la loro sul soggetto Alien. Abbandonata ogni velleità riproduttiva delle atmosfere, l'Aliens per MSX di Square (1987) e il coin op omonimo di Konami (1990), presero dalla serie solo gli elementi più superficiali e folcloristici (il design degli alieni, la protagonista, l'azione in sé e poco altro) iniettandoli in due generi molto in voga in quel periodo. Si parla rispettivamente di un platform e di una specie di picchiaduro alla Final Fight, solo con i fucili al posto dei pugni e gli alieni al posto dei bulli.
In realtà il lavoro di Konami fu molto buono, anche se la software house nipponica si prese immense libertà nell'adattamento, inventando di sana pianta situazioni e scontri. Questi due generi divennero i riferimenti per moltissimi titoli ispirati ai film pubblicati negli anni successivi, dal platform Alien³ della Acclaim per Megadrive, Amiga, Commodore 64 e altri sistemi (1992), a quello omonimo per Super Nintendo (1993) sviluppato da Jin e molto diverso dalla versione Megadrive e Amiga. Decisamente il titolo migliore della serie dell'epoca 16-bit. Fino al primo picchiaduro di Aliens vs Predator per Super Nintendo (1993), cui replicherà Capcom l'anno successivo con lo splendido coin op omonimo. Ovviamente non tutti i titoli citati sono stati sviluppati in Giappone, ma è chiara l'influenza di quella scuola sulle scelte successive anche degli sviluppatori occidentali: rendere le atmosfere dei film e la minaccia aliena in quanto tale era troppo difficile per le capacità tecniche delle macchine di allora, quindi si preferì dare al grande pubblico qualcosa di più abbordabile e noto, con gli alieni a fare da folclore. È facile affermare che, nella maggior parte di questi titoli, se al posto delle creature di Giger ci fossero state delle mucche rosa, le differenze in termini di meccaniche di gioco sarebbero state davvero minime. A cercare di variare un po' la formula furono le versioni per Gameboy di Alien³ e di Aliens vs Predator, che purtroppo però erano sotto la soglia di sopportazione umana (soprattutto il secondo). Sempre nel 1993 Sega realizzò un coin-op dedicato alla terza pellicola con delle mitragliatrici come periferiche di controllo. Anche in questo caso le differenze rispetto a un Operation Wolf qualsiasi erano davvero minime e le peculiarità delle pellicole perse nel nulla. Sarà Rebellion a trasportare la serie nel genere che da allora ne sarà più consono.
Aliens Vs Predator
Era il 1994, Doom spopolava e tutte le software house più prestigiose si prodigavano a realizzare cloni da proporre al grande pubblico. Rebellion scelse di lavorare sulla licenza di Aliens vs Predator per realizzare il suo FPS per Atari Jaguar. Il gioco si rivelò essere eccellente sotto tutti i punti di vista, sia grafico che di gameplay, ricalcando fedelmente il modello id,
ma arricchendolo con gli elementi unici della serie come il forte senso di claustrofobia e la maggiore pericolosità dei nemici rispetto a quelli del prestigioso concorrente. La presenza di tre campagne ben strutturate (una per il marine, una per l'alieno e una per il predator, schema che si ripeterà nei successivi dello sviluppatore) e di un gameplay decisamente profondo ne avrebbero sicuramente decretato il successo, non fosse stato un'esclusiva di una delle console più sfortunate della storia dell'umanità, che poi fu anche uno dei motivi per i quali il nome Rebellion non balzò subito agli onori della cronaca videoludica. Una formula simile fu ripresa da Acclaim per il suo Alien Trilogy (1996) per PSOne, buono sparatutto forse un po' sopravvalutato per via della poca concorrenza di allora su quella macchina (il regno degli FPS era il PC) che però puntava molto più sull'azione pura rispetto al titolo di Rebellion. Di Aliens Online (1998) e di Aliens: A comic Book Adventure (1995) evitiamo volentieri di parlare, del primo perché sparito prematuramente (le voci sulla bontà o meno del suo gameplay sono pura leggenda), mentre del secondo perché indecente già dal concept. Arriviamo quindi all'anno di grazia 1999, quello in cui le idee di Rebellion, in parte espresse nell'Aliens vs Predator per Jaguar sbocciano nel capolavoro assoluto tra i videogiochi dedicati alla serie di Scott.
1999 - Le regole di Rebellion
Aliens vs Predator, uscito per PC sotto etichetta Fox Interactive, fu il primo di due giochi a dare agli alieni il lustro che meritavano. Anche se, come il titolo per Jaguar, la nuova fatica di Rebellion era divisa in tre campagne, lo scontro tra gli alieni e i marine era messo in scena in tutta la sua ferocia sia guidando l'alieno, sia guidando il marine stesso (la campagna del predator era più facile).
Soprattutto quest'ultima campagna era particolarmente tesa, con il marine che doveva avanzare lentamente lungo corridoi buissimi tirando fuori riflessi fulminei alla bisogna, per non soccombere ai letali nemici. Rebellion aveva capito che la difficoltà giocava un ruolo chiave per rendere al meglio le atmosfere dei film e quindi puntò moltissimo sul creare essere agili e intelligenti, capaci di attaccare da ogni dove e spesso imprevedibili. Bastava un singolo alieno sottovalutato per fare fuori il marine. Soprattutto a livello di difficoltà più alto Alien vs Predator era un incubo... un incubo che i giocatori furono felici di riprendere nel 2001 in Aliens vs Predator 2, di Monolith (quelli di Shogo). Il gioco presentava le stesse caratteristiche del predecessore, ma era dotato di una grafica più moderna e di situazione in genere più spettacolari, anche se non mancavano momenti fortemente claustrofobici. Il successo fu più che buono, al punto che l'anno successivo arrivò l'espansione Primal Hunt, che non variava di una virgola la formula base, ma aggiungeva parecchie ore di gioco al mucchio. Rebellion tornerà invece alla serie nel 2010 con un nuovo Aliens vs Predator, paradossalmente ancora superiore rispetto alla concorrenza di quegli anni pur essendo molto inferiore ai titoli del 1999 e del 2001. Il suo problema maggiore era la sua difficoltà, davvero risibile, che vanificava completamente il lavoro di caratterizzazione fatto per le tre campagne che lo componevano. A che serve e, soprattutto, a chi fa paura un alien che si fa impallinare come un manichino?
Qualche epigono
Parlare di tutti i videogiochi in cui si trovano tracce di Alien in un box è un'impresa impossibile. L'argomento meriterebbe un paio di speciali a parte, senza comunque esaurirsi. Per questo preferiamo procedere a braccio e affidarci ai ricordi. Tra le serie ispirate alla saga cinematografica di Scott e soci più famose, c'è senza dubbio quella degli Alien Breed di Team17, di cui recentemente è uscito un rifacimento per iOS. Parliamo di action adventure con visuale a volo d'uccello che bene riprendevano le atmosfere delle prime due pellicole. Della stessa serie uscirono anche due FPS per Amiga, che non ottennero un grandissimo successo. La signora aliena è apparsa in tutta la sua gloria anche nella serie Turrican di Rainbow Arts, sotto forma di boss. Per ultima, ci piace citare la serie di avventure grafiche Darkseed di Cyberdreams, in cui fu Giger in persona a curare il design delle creature aliene.
Gli alieni telefonano a casa
Facciamo un balzo all'indietro. Era il 2000 quando uscì l'FPS Alien: La clonazione di Argonaut Software per PSOne. Si trattava di un titolo pesante e poco divertente, che perdeva nettamente il confronto con l'Aliens vs Predator del 1999, soprattutto per come erano stati rappresentati gli alieni. Da allora fino ai giorni nostri, a parte i titoli citati nel paragrafo precedente e a parte Aliens: Infestation (2011) per Nintendo DS, del quale parleremo più vanti, non uscirà più un Alien, Aliens o Alien vs Predator che dir si voglia degno del nome che porta. Se Aliens: Thanatos Encounters (2001) per Gameboy Color è passato praticamente inosservato, lo strategico Aliens vs Predator: Extinction (2003) di EA per PS2 è stato purtroppo notato producendo idiosincrasie in moltissimi giocatori (un RTS su Aliens, che idea geniale).
Se del coin op Aliens: Extermination (2006) ha memoria solo Wikipedia (un altro sparatutto con mitragliatrici stile Operation Wolf), dell'action Aliens vs Predator Requiem (2007) per PSP, purtroppo abbiamo avuto contezza anche noi (probabilmente è il titolo più brutto tra tutti quelli citati). Anche il mondo mobile ha avuto i suoi titoli dedicati, davvero numerosi, dei quali l'ultimo (gli altri non li citiamo per pietà, anche vostra visto che facevano schifetto) è AVP: Evolution per sistemi iOS, titolo in cui l'unica cosa a fare orrore è il sistema di microtransazioni. Come già accennato, l'unico prodotto decente, anzi davvero bello, della serie uscito negli ultimi anni, è Aliens: Infestation (2011) di WayForward per Nintendo DS, che riprende il tema dell'astronave infestata dalle creature xenomorfe del primo film e lo proietta in un gameplay 2D moderno fatto di esplorazione e di gestione della squadra, con alcuni scontri davvero difficili, quanto appaganti (non per niente sono gli stessi di Contra 4, sempre per DS).
Aliens: Colonial Marines
Ovviamente dalla nostra carrellata non poteva mancare Aliens: Colonial Marines di Gearbox, l'ultimo titolo della serie in ordine di tempo che merita un paragrafo tutto per sé. Molti di voi sapranno già, magari a loro spese, che si è trattato di un disastro. Il gioco è uscito nei negozi buggato ed evidentemente castrato dai problemi di sviluppo, che Gearbox e Sega non sono riusciti a nascondere, cercando di rimpallarsi la responsabilità a vicenda o cercando di affibbiarla a TimeGate Studios, cui era stata data in outsourcing parte dell'opera.
La situazione non è stata ancora chiarita al 100%, ma a essere ormai evidenti sono le responsabilità di chi ha fatto uscire sul mercato un titolo che dopo anni e anni di gestazione non è riuscito a competere con gli standard minimi del genere, ingannando molti utenti con materiale promozionale ampiamente rimaneggiato. Il risultato è uno sparatutto in prima persona pigro e poco curato, con gli alieni dall'intelligenza peggiore di sempre, anche in proporzione alle possibilità tecnologiche, e con un design dei livelli così approssimativo da permettere di superarne alcuni senza sparare un colpo. Certo, ammettiamo che possa esistere qualcuno che lo gradisca, ma dovendo fare un resoconto definitivo, appare chiaro come la stampa mondiale e i videogiocatori, forse con qualche esagerazione, si siano trovati concordi (o quasi) nel definirlo un fallimento totale. Speriamo che ne facciano un altro, questa volta mettendoci tutto il senno possibile, perché chiudere una saga con un titolo del genere sarebbe davvero un peccato.