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Ritorno alla magione

Alla GamesCom di Colonia abbiamo rigiocato il nuovo horror di Mikami

PROVATO di Vincenzo Lettera   —   16/08/2014

Quando abbiamo provato la demo di The Evil Within allo scorso E3 di Los Angeles non siamo riusciti ad arrivare fino in fondo. Da un lato per il poco tempo a disposizione, dall'altro perché avevamo deciso di giocarlo selezionando la difficoltà Survival, abbastanza impegnativa da vederci morire più e più volte nell'arco della nostra breve prova. Era abbastanza per farci un'idea concreta sullo stato dello sviluppo e sul livello di sfida che ci attende, ma visto che alla GamesCom 2014 gli sviluppatori hanno portato lo stesso e identico livello della fiera statunitense, ne abbiamo approfittato per fare una seconda prova a un livello di difficoltà più basso.

Ritorno alla magione

Con nostra sorpresa, la versione presente in fiera era stata già localizzata in italiano, sia nei testi che nei dialoghi. Fatta eccezione per qualche sfortunata traduzione dei testi e un paio di battute del protagonista doppiate in modo poco convincente, nel complesso ci è sembrato un lavoro tutto sommato riuscito, specialmente per quanto riguarda le registrazioni audio e i brevi flashback in cui ci siamo imbattuti. Ancora una volta l'obiettivo era quello di visitare le stanze e i corridoi di questa grande magione, in cerca di un sistema per aprire l'enorme porta blindata presente nel salone centrale. Per farlo bisogna trovare tre diversi laboratori ed effettuare in ciascuno di questi una lobotomia di un cervello, andando a stimolare di volta in volta particolari aree: l'enigma in questione è molto semplice, visto che la soluzione si ottiene ascoltando con molta attenzione l'audiodiario e utilizzando come riferimento un'illustrazione posta sul tavolo. Avendo già giocato la stessa demo due mesi fa, orientarci nella magione, superare le trappole e sfruttarle contro i nemici è stato stavolta molto semplice. Abbassare il livello di difficoltà, inoltre, vuol dire trovare proiettili con più frequenza: rimanere del tutto a secco è abbastanza improbabile, ma la quantità di munizioni è sufficientemente risicata da fare in modo che il giocatore non abusi mai troppo del grilletto. Nonostante siamo stavolta riusciti a portare a termine l'intera demo, le impressioni rispetto all'E3 sono rimaste pressoché le stesse: il capitolo 9 di The Evil Within ha rari momenti di tensione e qualche breve sequenza abbastanza disturbante, ma la speranza è che il resto del gioco riesca ad incutere più timore, a mettere più ansia in chi gioca e magari a farlo saltare di tanto in tanto dalla sedia.

La nuova demo di The Evil Within inquieta e disturba, ma non spaventa

Il provato dell'E3 2014

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Nel corso di una presentazione a porte chiuse all'E3 2014, Bethesda ci ha mostrato un breve filmato con quelle che sono state (o dovrebbero essere) le reazioni di alcune persone che hanno provato The Evil Within, il nuovo survival horror diretto da Shinji Mikami. Prevedibilmente, il montaggio era pieno di salti sulla sedia, imprecazioni e spaventi, dando l'idea di un'esperienza di gioco da pelle d'oca. E invece la mezz'ora passata pad alla mano si è dimostrata tutt'altro. Sinistra e disturbante in più occasioni, certo, ma di sicuro ben lontana dal livello di tensione e terrore raggiunto di recente da titoli come Amnesia e Outlast. La colpa, può darsi, è anche e soprattutto di una demo basata su una sequenza dell'avventura con più bassi che alti. La versione portata dagli sviluppatori di Tango Gameworks alla fiera losangelina ci ha permesso di giocare il capitolo 8, un momento della storia piuttosto avanzato ma allo stesso tempo completamente decontestualizzato e privo di tutorial. Di sicuro non il massimo per quella che punta ad essere un'esperienza coinvolgente e articolata da presentare nel trantran di una fiera. Con un'introduzione che si presenta come un chiaro omaggio al primo episodio di Resident Evil, il protagonista Sebastian Castellanos si ritrova ad entrare all'interno di una tenebrosa magione, avendo subito a che fare con le creature mutanti che la infestano.

Ritorno alla magione

Come in ogni survival horror che si rispetti, i proiettili si trovano piuttosto raramente all'interno dell'ambiente di gioco, costringendo l'utente a tenerli da parte per quando estremamente necessario, e anche in quel caso stando bene attento a non mancare un colpo alla testa. In alternativa si può provare a colpire le creature nemiche utilizzando armi corpo a corpo come un'ascia o un coltello, oppure fare piazza pulita a colpi di fucile a pompa. Sia nel combattimento che durante l'esplorazione dello scenario, The Evil Within si presenta però come un horror estremamente impegnativo, tant'è che nell'arco di una trentina di minuti abbiamo perso il conto della quantità di Game Over visti. L'elevato livello di difficoltà, secondo gli sviluppatori, dovrebbe stimolare nel giocatore un senso di progressione e una sfida a migliorarsi sempre di più studiando lo scenario nel corso di più e più tentativi. Effettivamente lo abbiamo verificato in prima persona. In una prima partita, mentre cercavamo di fuggire da un paio di mutanti affamati, abbiamo involontariamente attivato un esplosivo che ci ha messo KO in un istante; già al secondo tentativo siamo stati più attenti, accovacciandoci e muovendoci furtivamente per evitare di finire nuovamente in mille pezzi; infine, al terzo giro, abbiamo attirato una creatura nemica in prossimità dell'ordigno, facendolo poi esplodere a distanza grazie a un preciso colpo di pistola. Morte dopo morte, il giocatore diventerà così più esperto e consapevole della posizione e del comportamento di ogni nemico e di ogni trappola piazzata nell'ambiente. Un'idea tutto sommato interessante ma che potrà scoraggiare i giocatori meno pazienti. Per liberarsi definitivamente di un nemico ed evitare che torni in vita, bisogna avere premura di incendiarne il corpo, mentre non mancheranno neppure una serie di minigiochi ed enigmi a spezzare di tanto in tanto il ritmo. Nel corso della nostra prova ne abbiamo trovato uno particolarmente disturbante, in cui effettuare una lobotomia al cervello di un cadavere, cercando di stimolare con degli strumenti l'area che governa la paura.

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Particolare attenzione poi alla componente stealth, con la necessità di muoversi di soppiatto, non farsi vedere o sentire dai nemici e non abusare della lanterna a propria disposizione, nonostante, come accennato in apertura, il capitolo provato faccia fatica a creare il senso di tensione che in molti si aspettavano da un nuovo horror di Mikami. Una cosa che invece ci è piaciuta molto è stata la possibilità, sempre entro certi limiti, di esplorare la magione in maniera piuttosto libera e non lineare, decidendo quali stanze esplorare e in che ordine. Sapevamo già che l'avventura sarebbe stata inframmezzata da sequenze scriptate che puntano a creare attimi di allarme nel giocatore, e nella demo dell'E3 ne abbiamo avuto un nuovo assaggio: d'un tratto abbiamo visto Sebastian venire trascinato da una forza misteriosa verso delle letali lame rotanti; non c'è tempo di chiedersi se è un evento reale o frutto della follia del protagonista, e l'unico modo per salvare le penne è sparare a un piccolo interruttore in cima alla porta. Parlando di aspetti che ci hanno convinto solo a metà, una menzione va fatta infine alla realizzazione grafica, ben lontana dallo sfruttare a dovere le possibilità tecniche messe a disposizione dalle console next gen: addirittura la scelta di utilizzare un filtro visivo da pellicola cinematografica sembra quasi un escamotage per nascondere texture poco interessanti e ambienti monotoni piuttosto che una ponderata decisione stilistica.

CERTEZZE

  • Atmosfera cupa e opprimente
  • Alcuni momenti disturbanti parecchio azzeccati

DUBBI

  • Non riesce a spaventare
  • Graficamente non colpisce affatto