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Civiltà spaziali

Dopo quindici anni Sid Meier e i suoi riprovano a colonizzare lo spazio. E noi con loro!

PROVATO di Simone Tagliaferri   —   26/09/2014

Era il 1999 quando Sid Meier provò a portarci per la prima volta su un pianeta alieno, dando un seguito a quella conquista dello spazio con cui si concludevano i Civilization. Chiariamo subito: Civilization: Beyond Earth non ha quasi niente a che fare con Alpha Centauri, a partire dalla furbata di tenere nel titolo il brand Civilization, probabilmente suggerita da un illuminato addetto marketing per non confondere i videogiocatori poco attenti.

Civiltà spaziali

Diciamo che in Beyond Earth rimangono sicuramente degli echi di quello che ancora oggi molti considerano uno dei migliori strategici a turni di sempre, grazie al suo sistema di sviluppo delle unità e all'accuratezza della visione (fanta)scientifica che non si vergognava di sbandierare, ma in generale quell'esperienza è stata ampiamente sorvolata, o quantomeno riletta in modo differente. Dopo aver provato la versione preview inviataci da 2K, che ci ha permesso di addentrarci nei primi duecentocinquanta turni della modalità per giocatore singolo, possiamo affermare senza tema di smentita che il punto di partenza di Beyond Earth è Civilization V, di cui pare essere quasi un seguito naturale. Le differenze, comunque, ci sono, e sono anche grosse. Sono legate soprattutto a un ragionamento di fondo che sembra aver ispirato l'intero impianto strutturale del gioco. Nei Civilization il giocatore si trova di fatto ad affrontare una storia nota, ossia quella del pianeta che abita. Le civiltà si sviluppano sul loro pianeta, quello in cui sono nate, non ci arrivano con un'astronave. Il rapporto con l'ambiente è già determinato, nel senso che l'ossatura dell'evoluzione storica delle civiltà umane è ben conosciuta e studiata. Dovendo esplorare un modello di colonizzazione spaziale, il punto di vista cambia completamente e non riguarda più solo il rapporto tra le varie civiltà, ma anche il modo più profondo con cui queste entrano in contatto e comunicano con un ambiente sconosciuto.

Abbiamo provato i primi 250 turni di Sid Meier's Civilization: Beyond Earth. Scopriamo com'è

I rudimenti

Civilization: Beyond Earth inizia chiedendoci se vogliamo lasciare al sistema l'onere di generare uno scenario casuale, oppure se vogliamo impostare alcuni parametri per dare una foggia più personale alla nostra partita. Ogni parametro è legato a una scelta caratterizzante, ad esempio bisogna decidere quale coalizione di stati terrestri ha finanziato la nostra spedizione, le caratteristiche dell'astronave usata e così via.

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Non manca la possibilità di decidere a grandi linee la morfologia del pianeta, cioè di avere dei continenti sullo stile della Terra; un macro continente; o un arcipelago di isolotti. A ogni scelta fatta corrispondono dei bonus e, nonostante alcuni aspetti siano abbastanza chiari, come quelli produttivi, nella prima partita è difficile legare alcune decisioni a quello che sarà il nostro comportamento in gioco, ossia a una delle tre filosofie di cui parleremo ampiamente più avanti. Arrivati sul pianeta dobbiamo decidere dove costruire la nostra prima città. A differenza di quanto accade nei Civilization, in Beyond Earth non abbiamo un'unità colono da spostare fino a trovare una casella che ci soddisfi. La prima città viene fondata facendo atterrare un modulo spaziale in una delle caselle di una zona d'atterraggio ben delimitata. Anche qui nella prima partita è difficile capire bene cosa fare, non perché si debbano compiere azioni particolarmente complesse (basta un click), ma per il fatto che l'ambiente alieno ha un aspetto diverso da quello terrestre. Il trucco consiste nello studiarsi subito le funzioni della mini mappa e nell'attivare la visualizzazione delle risorse, per avere dei riferimenti più vicini a quelli conosciuti. Ogni casella ha infatti differenti valori produttivi, e può fornire cibo, punti produzione, energia e così via. In questo Beyond Earth non differisce molto dai suoi predecessori. Sono le caselle con risorse speciali a essere molto diverse e a richiedere un minimo di studio e osservazione in più. Poco male, è uno strategico a turni, non uno sparatutto.

Interfaccia e ricerca

Anche se siamo in fase di anteprima e non dovremmo dare giudizi, non possiamo non lodare l'eccellente lavoro fatto da Firaxis con l'interfaccia di gioco. È vero che è derivata da quella già eccellente di Civilization V, che di suo non è nata dal nulla ma dall'esperienza maturata nel corso degli anni con il genere, ma non è improprio affermare che lo studio di Meier è quello che più di tutti è riuscito a svecchiare le interfacce dei suoi titoli senza snaturarle, rendendole anzi sempre più agili nel gestire la complessità (vedasi anche il lavoro fatto con l'interfaccia degli XCOM).

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A introdurre il giocatore in Beyond Earth non è quindi soltanto l'eccellente tutorial (disattivabile in ogni momento), ma anche la chiarezza con cui sin da subito si riesce a eseguire ogni azione, grazie a icone messe sempre al posto giusto e a una estrema semplicità di utilizzo. Ma torniamo a noi. Fondata la prima città bisogna prendere subito delle decisioni operative, ossia scegliere cosa costruire, quale tecnologia ricercare, come muovere le poche truppe a disposizione (variabili a seconda delle scelte fatte in fase di preparazione del mondo di gioco). La produzione delle città è divisa nei quattro campi classici: truppe, infrastrutture, meraviglie e risorse. Optiamo per la costruzione di un soldato, così da dare manforte agli esploratori. Nel frattempo mettiamo al lavoro la nostra unità di lavoratori, facendogli costruire una fattoria. Infine apriamo il quadro della ricerca, molto diverso e apparentemente più complesso rispetto a quello dei Civilization. Di fatto si tratta di uno schema che si ramifica in cerchi, permettendoci un maggior controllo dell'evoluzione della nostra civiltà. Si parte da alcune tecnologie base, poste al centro, e ci si sviluppa lungo i cerchi esterni. Più le tecnologie si allontanano dal centro, più sono complesse da ricercare (richiedono più turni), più necessitano di altre tecnologie per essere apprese. Ogni nodo di ricerca contiene due o tre tecnologie: la prima del gruppo va studiata obbligatoriamente per poter accedere alle altre, che invece non hanno una gerarchia (possono essere studiate in qualsiasi ordine, o possono non essere studiate del tutto).

Le tre filosofie: armonia, purezza e supremazia

È finalmente arrivato il momento di parlare della novità cardine di Beyond Earth, ossia il sistema delle tre filosofie che regolano il rapporto tra le civiltà e il pianeta. Scoprendo rovine, studiando alcune tecnologie o prendendo delle decisioni nelle missioni, determineremo la crescita dell'affinità con una delle tre filosofie, di cui si era parlato già all'epoca dell'annuncio del gioco. In parole povere si tratta di tre modi completamente differenti di concepire i rapporti con il pianeta e le sue creature.

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Diciamo che l'"armonia" è la filosofia di chi vuole integrarsi nel nuovo ambiente, la "purezza" vuole invece mantenere il più inalterati possibile i tratti terrestri, mentre la "supremazia" vede come unica possibilità di vittoria la via del dominio totale. In termini di gameplay questo si traduce in modi differenti per giungere alla vittoria finale (di cui non parleremo perché, come già specificato, avevamo a disposizione solo duecentocinquanta turni) e in una miriade di ulteriori sfaccettature di cui bisogna imparare a tenere conto. Ad esempio sviluppando l'armonia si può arrivare a stabilire un rapporto di collaborazione con le creature aliene, altrimenti ostili, finendo addirittura per addomesticarle (avere un vermone della terra a disposizione non è affatto male, anche solo per fare i fighi), mentre sviluppando supremazia si finisce per avere il controllo completo delle forze militari e così via. In generale le tre filosofie si traducono anche in vantaggi diretti o indiretti alla produzione. Ad esempio avere un'alta affinità con l'armonia permette di limitare i danni del miasma (un gas verde che si trova su alcune caselle e che danneggia le unità che ci finiscono sopra), mentre l'affinità con la purezza migliora alcuni tipi di produzione e così via. È impossibile illustrare tutti i casi di influenze delle filosofie sul gameplay, ma dovremmo essere stati abbastanza chiari. Ciò che invece va specificato è che alle filosofie è legata l'evoluzione delle unità da combattimento. Ogni tipo di truppa ha quattro livelli di evoluzione.

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Il primo è quello base, il secondo si conquista accumulando punti affinità di qualsiasi tipo, ed è sempre uguale per tutti, ma dal terzo in poi iniziano le specializzazioni legate alle filosofie, che non vanno solo a incidere sulle caratteristiche delle truppe, ma anche sul loro aspetto. Volendo è possibile sviluppare affinità con tutte le filosofie contemporaneamente, ma lo scotto da pagare è abbastanza elevato: i bonus maggiori si ottengono accumulando punti per una sola filosofia, sia in termini di potenza delle truppe, sia in termini produttivi. Per fare un caso concreto: accumulando undici punti in una filosofia si arriva a sviluppare il quarto livello i soldati base, facendoli diventare molto potenti. Se quegli undici punti fossero distribuiti tra le tre filosofie non si arriverebbe ad avere nemmeno un'unità di terzo livello. Non c'è bisogno di dirvi quale tra le due unità avrebbe la meglio sull'altra incontrandosi sul campo di battaglia. Le filosofie non hanno un grosso impatto solo sulla produzione, ma anche sulla diplomazia. Come specificato dagli sviluppatori, il sistema diplomatico di Beyond Earth è preso quasi di peso da Civilization V e adattato al nuovo contesto. L'unica grande differenza al classico sistema di offerte e contro offerte che regola i rapporti tra le fazioni è data proprio dalle filosofie. Non si tratta in realtà di nulla di troppo complesso da capire: le civiltà che seguono la stessa filosofia sono più portate ad accordarsi e a collaborare, quelle con filosofie in contrasto logorano più facilmente i loro rapporti.

Considerazioni finali

Insomma, se avete resistito fin qui nella lettura, avrete capito che Civilization: Beyond Earth oscilla tra il vecchio e il nuovo, ossia tra la rodata struttura di Civilization V e le innovazioni permesse a uno scenario fantascientifico. Il gioco ha molti altri aspetti che andranno sicuramente approfonditi in fase di recensione. Ad esempio è presente un sistema di missioni che crea una linea narrativa dinamica davvero interessante, visto il genere, oppure andrebbe approfondito l'impatto dei quattro alberi delle abilità sulle fasi avanzate della partita, legati come sono alla produzione alimentare, al campo militare, al campo scientifico e al campo culturale. Da non sottovalutare anche la gestione dell'intelligence, con spie inviabili nelle città nemiche a caccia di risorse, oppure nelle proprie città per il controspionaggio. Purtroppo si tratta di aspetti che sono sì presenti nei primi duecentocinquanta turni, ma di cui preferiamo fare una disanima quando avremo un quadro più completo dell'intero gioco potendo andare oltre.

CERTEZZE

  • Grande profondità
  • Sistema di gioco rodato
  • Una volta dentro non si scappa

DUBBI

  • Nessuno in particolare