Se qualche curioso avesse visitato la Cineteca di Bologna nello scorso fine settimana, si sarebbe trovato immerso in un'atmosfera ben diversa da quella tipicamente quieta e rilassata che avvolge la struttura per gran parte dell'anno.
Superato l'ingresso, sarebbe stato accolto dai vivaci suoni di un cabinato da sala giochi, mentre un paio di persone martellavano tasti e joystick davanti a un gioco con un buffo cane. Nel cortile adiacente avrebbe poi visto gruppi di ragazzi e ragazze bere litri di birra e parlare di motori grafici, piattaforme di distribuzione digitale e visori per la realtà virtuale, palleggiando parole da scioglilingua come 'pipeline', 'texture', 'crowdfunding' e 'Unity' (quest'ultimo, solitamente preceduto da qualche insulto più o meno colorito). Nella sala principale, infine, avrebbe esitato davanti a una fiumana di persone attorno a file e file di tavoli da biblioteca, sui quali erano disposti computer, tablet, piccoli arcade, sticker, biglietti da visita e volantini. Tra tutti gli eventi italiani dedicati ai videogiochi, lo Svilupparty è forse quello più atipico. È una conferenza di sviluppatori, uno showcase in cui poter provare giochi italiani, e un raduno di appassionati; un evento-Frankenstein concentrato in una manciata di metri quadri, dando vita a un cacofonico concerto di rumori, parole e suoni (e sì, a fine giornata anche odori) che potrebbero spaventare chi non è preparato. Sebbene lo Svilupparty sia dedicato nello specifico agli sviluppatori, abbiamo passato un po' di tempo all'evento bolognese per provare alcuni dei progetti in cantiere nella crescente scena italiana.
Allo Svilupparty di Bologna abbiamo scoperto cosa bolle in pentola nell'underground Made in Italy
Riot (Leonard Menchiari)
Per mostrarci il suo Riot, l'autore, Leonard Menchiari, ci ha portato in una piccola stanza vuota prima di avviare il suo portatile. Non è una questione di presunzione, ma semplicemente "il progetto non è ancora pronto per essere mostrato a tutti", ci dice.
Il suo "simulatore di rivolte" ha attirato parecchio l'attenzione negli ultimi due anni. Dopo una campagna di crowdfunding andata a buon fine, il progetto è slittato a più riprese, ha visto ripetuti cambiamenti nel team e ha ricevuto una discreta copertura mediatica da testate come Wired ed Engadget. Allo Svilupparty abbiamo visto per la prima volta il progetto in movimento, in una versione che permetteva di affrontare episodi come le proteste No Tav in Italia o gli scontri nella discarica di Keratea, in Grecia. L'estetica del gioco declina lo stile visivo di Sword & Sworcery in maniera particolare, dando quasi l'impressione di trovarsi davanti a fotografie in bassissima risoluzione e in movimento. Menchiari ci mostra le numerose animazioni, il sistema di illuminazione e il modo in cui i personaggi rispondono al sistema fisico (può capitare che qualcuno venga spinto o travolto durante una rissa). I due scenari che abbiamo visto erano introdotti da sequenze che creavano la giusta atmosfera, ma il fulcro del gameplay, ovvero la possibilità di portare a termine degli obiettivi guidando le forze dell'ordine o i protestanti, era ancora assente. Riot dovrebbe uscire entro la fine dell'estate, ma anche se le idee dell'autore sono tanto ambiziose quanto interessanti, bisognerà vedere alla fine se saranno applicate in maniera interessante, coerente e divertente.
Blue Volta (Ossocubo)
Uno dei giochi più intriganti dell'evento bolognese era anche uno dei più acerbi. Blue Volta è un'avventura punta e clicca sviluppata dal team Ossocubo [sic], in cui il giocatore seguirà il viaggio di Zeno, l'Ultimo Bibliotecario.
La storia comincia quando il protagonista decide di abbandonare la Cittadella della Conoscenza per partire alla ricerca di un antico libro, attraversando luoghi ricchi di misteri e affascinanti creature. "Quando sono in cerca di ispirazione sfoglio libri in biblioteca", ci dice il designer del gruppo, Luca Esposito. "Quindi l'idea per la storia è venuta da sé". Tra enigmi da risolvere, oggetti con cui interagire e dialoghi con altri personaggi, Blue Volta è un'avventura grafica 2D assolutamente tradizionale, ma che in maniera simile a Broken Age fa dello stile grafico, dell'ambientazione visionaria e della caratterizzazione dei personaggi il suo punto di forza. Ogni fondale, oggetto e personaggio è squisitamente disegnato a mano dall'illustratore Francesco Pirini, e anche le creature che Zeno incontrerà lungo il suo percorso si allontaneranno dai soliti stereotipi. Come detto, la versione presente allo Svilupparty era poco più di un assaggio, e gli stessi personaggi presenti nella demo scherzavano sul fatto che fosse completamente vuota. Blue Volta uscirà nel corso dell'anno prossimo, ma quel poco che si è visto basta a farne uno dei progetti Made in Italy più interessanti tra quelli attualmente in sviluppo. Noi ne abbiamo parlato anche qui.
Cast of the Seven Godsends (Raven Travel)
In sviluppo ormai da qualche anno, Cast of the Seven Godsends è Ghosts'n Goblins fino al midollo. Un action-platform a scorrimento orizzontale ormai in dirittura d'arrivo su PC e su Xbox Live Indie Games (per chi non avesse ancora messo da parte Xbox 360).
L'autore, Paolo Cattaneo, si è detto più volte intenzionato a replicare l'enorme sfida e la soddisfazione di riuscire a superare anche un singolo livello nel vecchio cult di Capcom. E per quello che abbiamo visto finora, sembra essere sulla buona strada. Cast of the Seven Godsends è difficile e non perdona gli errori del giocatore, che attraversando diverse ambientazioni zeppe di nemici deve stare attento a ogni salto e a ogni trappola. Oltre a tutta una serie di armi da lancio e da mischia differenti, nel gioco si possono ottenere alcune armature che cambiano l'effetto della propria arma e donano al giocatore abilità uniche, come evocazioni, invisibilità e bombe. Allo Svilupparty abbiamo provato il gioco su un piccolo cabinato da scrivania, affrontando sia il primissimo scenario, sia un'enorme torre piena di trappole ad ogni piano. Fortunatamente i controlli sono meno legnosi rispetto al gioco a cui si ispira, e una serie di checkpoint sparsi per i livelli aiutano a rendere l'esperienza meno frustrante.
Xydonia (Breaking Bytes)
Già presente allo Svilupparty dello scorso anno, Xydonia è stato mostrato anche in occasione dell'ultima edizione in una versione completamente nuova. Lo sparatutto arcade di Breaking Bytes si rifà dichiaratamente agli shoot'em up 16-bit, e in particolare all'epoca del Mega Drive.
Tra mille proiettili da evitare, ondate di nemici, power-up e tosti boss di fine livello, Xydonia ripropone tutto quello che ci si aspetterebbe da un tributo a classici come R-Type e Gradius, ma in quanto a narrazione, il gioco italiano deve molto a Star Fox. I vari personaggi comunicano tra di loro attraverso piccoli dialoghi a schermo con tanto di piccolo ritratto, mentre le scelte del giocatore in occasione di alcuni eventi faranno in modo che l'esperienza si dirami in maniera differente, invogliando ancora di più a giocarlo e rigiocarlo. La versione che abbiamo provato a Svilupparty aveva una grafica in pixel art molto più curata e gradevole rispetto all'anno passato, e questo vale sia per l'interfaccia che per le singole navi. Soprattutto, il gioco appare ora più frenetico e intenso, specialmente perché, per quasi tutto il tempo, lo schermo si riempie di proiettili, esplosioni e nemici. Infine, la demo ci ha permesso di provare l'opzione multiplayer in locale assieme a un'altra persona. In questo caso ogni giocatore ha il suo punteggio e il suo numero di vite a disposizione, ma va detto che in due l'azione diventa talmente tanto frenetica che in certi casi capita di perdere di vista la propria nave.
Bacterica (Indie Construction)
Camminando tra le varie postazioni dello Svilupparty, più volte siamo passati davanti a quella di Bacterica senza fermarci. A una prima occhiata distratta, il puzzle game di Indie Construction sembra l'ennesimo match-3 in stile Bejeweled e Puzzle Quest, ma solo quando abbiamo provato il gioco a fine giornata, ci siamo accorti di quanto fosse più interessante di quello che sembrava.
L'autore, Paolo Bragonzi, non nasconde le due principali fonti di ispirazione: Bacterica unisce infatti le regole del classico UNO alle logiche del cubo di Rubik, chiedendo a chi gioca di spostare intere file di batteri alieni in verticale o orizzontale, nel tentativo di accostare quelli dello stesso tipo o dello stesso colore. Quando si è soddisfatti del lungo domino di mostriciattoli colorati, si può fare piazza pulita in un colpo solo. Lo scopo è quello di utilizzare le limitate mosse a propria disposizione per raggiungere alcuni obiettivi, che vanno dal totalizzare un certo punteggio all'eliminazione di una data quantità di batteri dello stesso tipo. È una meccanica tutto sommato semplice, ma che alla fine funziona molto bene. A poche settimane dalla pubblicazione, l'unica cosa che manca da fare allo sviluppatore milanese è un lavoro di bilanciamento e rifinitura dell'esperienza. Per ora l'unica nota stonata di Bacterica è forse nell'aspetto poco ispirato dei piccoli batteri, e in particolare di uno che somiglia in maniera anche troppo evidente alla mascotte di una nota marca di patatine.
Non finisce qui...
I giochi menzionati finora rappresentano però soltanto una frazione di quelli che erano presenti all'evento bolognese. Oltre a titoli già usciti di recente, come Albedo, In Verbis Virtus e Blockstorm, allo Svilupparty era possibile giocare lo sperimentale Don't Fall Behind, una primissima demo del platform mobile Mousegician o una versione da cabinato di Super Cane Magic Zero, il buffo action RPG sviluppato da Studio Evil e basato sui personaggi del disegnatore Sio. Sia chiaro, data l'assenza di aziende come Milestone, Ovosonico e DTales, lo Svilupparty non è rappresentativo dell'intera scena dello sviluppo di videogiochi in Italia, ma è stata come sempre un'ottima occasione per farsi un'idea di cosa bolle in pentola nella scena underground italiana, nella speranza che questa possa continuare a crescere anno dopo anno.