Quella di Star Ocean è sempre stata una saga molto difficile da contestualizzare. Nata nel 1993 quasi come un esperimento, ha proseguito su un sentiero decisamente anticonvenzionale per gli standard nipponici, occupandosi di fantascienza estrema laddove la concorrenza preferiva il successo sicuro del fantasy. I risultati sono sempre stati altalenanti.
Apprezzata da una nicchia di fan per il suo coraggio nella narrazione, la serie di tri-Ace ha faticato a raggiungere le vendite dei Final Fantasy o dei Dragon Quest, più che altro perché lo sviluppatore non è mai riuscito a trovare l'equilibrio perfetto tra le componenti tutte giapponesi e quelle più spiccatamente occidentali. E così, per esempio, esce uno Star Ocean 4 che cerca di essere smaccatamente occidentale nei toni, ma propina nel cast l'insopportabile bimbetta giapponese che infila "kay?" alla fine di ogni frase. A un certo punto tri-Ace, nel tentativo di ingraziarsi ogni tipo di pubblico, è arrivato addirittura a proporre una doppia interfaccia nella versione International del gioco, in modo che i giocatori potessero scegliere se visualizzare l'interfaccia in computer grafica o in stile anime. Star Ocean 5 mira a mettere un punto fermo in tutta questa confusione, ritornando agli albori del franchise. "Questa volta non vogliamo puntare su quello che piace di più ai videogiocatori occidentali, ma perseguire quella che riteniamo essere la strada più giusta dal punto di vista creativo ed esprimere la nostra visione del gioco", ha affermato il producer Shuichi Kobayashi in una recente intervista.
Gli sviluppatori di Star Ocean 5 sembrano aver imparato dagli errori del passato
Inversione
Quello dell'identità di Star Ocean 4: The Last Hope è un argomento molto caro ai ragazzi di tri-Ace. Il creatore originale della serie, Yoshiharu Gotanda, ha sempre considerato quel capitolo una specie di figliastro, poiché concepito principalmente per attirare l'attenzione del pubblico nipponico su Xbox 360, la prima console su cui vide la luce. Tuttavia, all'epoca la console era molto più presente sul suolo occidentale, e così tri-Ace fu costretto a scendere a compromessi nel tentativo di far presa su due mercati apparentemente molto diversi.
"Con Star Ocean 5 non vogliamo fare le cose a metà", insiste il producer Kobayashi. "L'ultima volta abbiamo sbagliato completamente strategia, ma questa volta vogliamo fare le cose a modo nostro, e speriamo che piacciano sia al pubblico giapponese che a quello occidentale". Il problema, secondo Kobayashi, era principalmente una questione stilistica: Star Ocean 4 voleva farsi piacere in occidente, dove peraltro era una serie poco conosciuta, e aveva finito col far storcere il naso al pubblico nipponico, dove invece avrebbe sicuramente venduto di più. "Abbiamo fatto un casino", ammette il producer. "Ma non ripeteremo lo stesso errore: con Star Ocean 5 abbiamo deciso uno stile ben definito e seguiremo quello e soltanto quello". La sincerità - persino un po' brusca - con cui Kobayashi ammette gli errori di tri-Ace ci lascia a bocca aperta, anche perché il quarto episodio non è mica un brutto gioco: bizzarro, altalenante, ma sicuramente un buon jRPG. Tuttavia, sembra che il team sia molto più affezionato al terzo Star Ocean, sottotitolato Till the End of Time e diventato famoso (anzi, famigerato!) per via di un colpo di scena decisamente discutibile: a un certo punto, i protagonisti scoprivano di essere i personaggi virtuali di una specie di Massive Multiplayer Online Role Playing Game. I fan non presero molto bene quello sviluppo, che in un certo senso vanificava i sacrifici e i momenti di tensione di tutta la storia. "I primi tre Star Ocean formavano una specie di trilogia", spiega Kobayashi. "Lo sviluppo di Star Ocean 4, invece, ha seguito metodi e ritmi differenti, e anche la sceneggiatura aveva qualcosa di diverso. Ho capito subito che qualcosa non quadrava". Qui cogliamo qualche frecciatina al famoso contrasto di filosofie tra le due anime di Square e di Enix: quest'ultima, infatti, prima della fusione con la casa di Final Fantasy, era il produttore effettivo di Star Ocean. "La sceneggiatura è stata un lavoro a quattro mani che ha finito con l'espandere l'universo che avevamo creato, invece di approfondirlo". I vari Star Ocean, in effetti, sono stati sempre collegati tra loro più o meno sibillinamente, ma in Star Ocean 4 i riferimenti ai precedenti episodi erano ridotti ai minimi termini. "Abbiamo imparato molto da quella lezione. Star Ocean 5 tornerà ai fasti dei primi tre episodi: il nostro obiettivo è rimarcare lo stile di tri-Ace, la nostra colonna portante. Da un punto di vista visivo e narrativo, Star Ocean 5 sarà il vero seguito di Star Ocean 3, e quindi un gioco molto diverso da The Last Hope".
Il futuro è scritto nelle stelle
Quasi a voler sottolineare l'importanza di questo ritorno alle origini, Kobayashi ha svelato che la storia di Star Ocean 5 si svolge tra Star Ocean: The Second Story e Star Ocean 3: Till the End of Time. "Il gioco è ambientato nello stesso universo di tutta la saga, ma abbiamo deciso di riprendere il colpo di scena di Star Ocean 3 perché sentiamo di non aver espresso perfettamente quel che volevamo dire".
Il producer si mette persino a citare un filosofo britannico secondo il quale staremmo vivendo in una specie di versione "beta" del mondo, "programmata" da un entità superiore. "Abbiamo già esplorato questo concetto in Till the End of Time, ma forse la storia era un po' troppo convulsa e i giocatori non sono riusciti a capire bene dove voleva andare a parare. In Star Ocean 5 tratteremo l'argomento in modo più chiaro, perché vogliamo spiegare meglio l'universo in cui si svolge la storia". Tutto ciò ha sicuramente a che vedere col sottotitolo deciso per il gioco: Integrity and Faithlessness. Diciamo subito che è uno dei più strani che ci sia mai capitato di vedere, e suona pure male, ma il team è fermamente convinto che sia quello più giusto per il nuovo gioco. "Lo ha scelto il nostro amministratore delegato, Yoshiharu Gotanda, che ha scritto o supervisionato la sceneggiatura della saga fin dal primo episodio per SNES", chiarisce subito Kobayashi. "Il signor Gotanda ha scritto la trama di Star Ocean 5 ed è molto legato ai due concetti espressi dal sottotitolo: quelle due parole hanno un'importanza fondamentale nell'economia della storia. Ovviamente non posso raccontarvi nulla, però sappiate che il sottotitolo ha a che fare col finale del gioco. Preso così non dice nulla, ma a un certo punto dell'avventura vi suggerirà qualcosa sulla conclusione". È un approccio interessante, poiché è raro che lo sviluppatore di turno giochi col sottotitolo al di là del marketing. C'è chi si inventa sottotitoli metareferenziali e veri colpi di genio, come nel caso di Bravely Default e Bravely Second di Silicon Studio, e chi invece si limita a mettere un trattino e un suffisso o a dirci che la protagonista è tornata, casomai non se ne fosse accorto nessuno. Non è l'unico modo in cui Star Ocean 5 vuole essere originale, comunque.
Quel poco che abbiamo visto nei trailer suggerisce che anche il gameplay avrà qualcosa di nuovo da dire. I combattimenti action, per esempio, sembrano coinvolgere addirittura fino a sei personaggi contemporaneamente. "Perché in quella scena ne avete visti sei, ma in realtà saranno anche di più", sogghigna il producer. Nei jRPG tradizionali il cast si arricchisce di nuovi personaggi man mano che si sviluppa la storia, e così a un certo punto bisogna scegliere chi deve combattere e chi resta in panchina. "Questo non succede in Star Ocean 5, e in alcuni frangenti il gruppo dovrà unire le forze con alcuni comprimari che parteciperanno agli scontri senza far parte del cast principale. Vogliamo anche evitare che i giocatori prediligano certi personaggi invece di altri, finendo col non usarli mai in combattimento. In una storia vera non succederebbe mai, e così in alcune battaglie anche i personaggi in panchina entreranno in azione, e succederà in modo del tutto naturale, senza rallentamenti o scenette che interrompono il ritmo della narrazione". E su quest'ultimo punto ammettiamo di essere un po' preoccupati, perché la saga non ha mai saputo bilanciare benissimo le sequenze narrative, spesso un po' troppo lunghe, pesanti o frammentarie. "Anche in Star Ocean 5 ci saranno varie sequenze d'intermezzo, ma non saranno lunghe o numerose come quelle di Star Ocean 4", anticipa il producer. "Noi le chiamiamo cinematiche dinamiche: la storia si svolge sempre e comunque, a prescindere da quello che state facendo. I personaggi continuano a muoversi durante le sequenze d'intermezzo, e l'azione non resta mai in sospeso. In molti RPG il giocatore non può fare nulla durante le cinematiche, se non guardarle. Noi vogliamo evitarlo, dandogli sempre qualcosa da fare". Su queste note, dobbiamo ammettere che Star Ocean 5 ha stimolato moltissimo la nostra curiosità, e per tri-Ace potrebbe rappresentare un vero giro di boa, nonostante i suoi legami col passato, nel bene o nel male. Per saperne di più dobbiamo aspettare almeno il Tokyo Game Show, nella speranza di poter provare con mano questo nuovo, promettente jRPG per PlayStation 3 e PlayStation 4.