Potevamo mancare di dedicare una puntata della nuova rubrica a cadenza periodica nella quale vi suggeriamo un film, un romanzo e un album musicale che potreste apprezzare dopo aver terminato un determinato videogioco, a Fallout 4? Il titolo di Bethesda sta facendo sfaceli in termini di vendite e può vantare qualità uniche. Gli abbiamo dedicato una dettagliatissima recensione, che vi invitiamo a leggere per essere introdotti senza tentennamenti mentali all'articolo. Volendo va bene anche una camomilla, ma non sottilizziamo. Ora che avete la bocca impastata dalla polvere radioattiva, mettetevi comodi e datevi alla lettura, lasciandoci magari detto a fine articolo quali sono i vostri consigli, quali opere affini suggerireste di leggere, vedere o ascoltare.
Vi è piaciuto Fallout 4? Ecco cosa dovreste guardare, leggere e ascoltare...
The Road
Il genere post apocalittico ha padri illustri e viene da più lontano di quanto si possa pensare. L'idea della civiltà umana spazzata via da un qualche evento catastrofico non è nuovissima e, anzi, ha sempre terrorizzato e affascinato il genere umano.
In fondo come razza sentiamo una naturale paura dell'estinzione che tentiamo di esorcizzare in ogni modo. Le prime tracce del genere sono rinvenibili in testi antichissimi come l'epopea di Gilgamesh, ma se ci pensate bene anche l'Antico Testamento contiene numerosi accenni ad apocalissi e ad eventi apocalittici, come ad esempio il racconto del diluvio universale o, anche se in modo più circoscritto, quello della distruzione di Sodoma e Gomorra. Comunque, il primo romanzo apocalittico propriamente detto, quello che ha in buona parte codificato l'intero filone, è "L'Ultimo Uomo" di Mary Shelley. Risale al 1826 e già contiene molti degli elementi che gli appassionati hanno imparato ad amare: la civiltà umana del futuro viene distrutta da una catastrofe naturale, una forma particolarmente violenta di peste, e un gruppo di uomini lotta per sopravvivere. Vi ricorda qualcosa? Non è comunque il libro della Shelley che vogliamo consigliarvi di leggere (se lo fate non vi fa comunque male), ma uno dei classici moderni del genere: La Strada di Cormack McCarty (2006). Potrà sembrare una scelta banale vista la risonanza che il libro ha avuto tra gli appassionati, ma è indubbio che si tratti di uno dei romanzi post apocalittici migliori che siano mai stati scritti, nonché uno dei più importanti in senso assoluto degli ultimi anni. Un padre e un figlio senza nome vagano per le strade di un'America devastata da una non ben precisata catastrofe, probabilmente nucleare, che ha quasi fatto estinguere la razza umana. I luoghi della quotidianità di un tempo sono ormai i gusci vuoti di una civiltà estinta, buoni soltanto per essere razziati delle ultime risorse che contengono o per ospitare atrocità commesse da uomini che non sono più tali, o che forse hanno solo trovato il modo di liberare la bestialità che la società e il benessere tenevano occultata. In mezzo a tutta questa disperazione il bambino appare essere l'unica speranza di un mondo in rovina, quest'ultimo ben rappresentato dal corpo malato del padre, sempre in bilico tra la vita e la morte che può solo cercare di salvare il futuro senza pensare a se stesso.
Melancholia
Dovendo pensare a un film post apocalittico da legare a Fallout 4 la scelta più ovvia sarebbe la serie Mad Max, che comprende la trilogia degli anni '80 e il recente Fury Road. Anzi, a dirla tutta è probabile che senza i Mad Max, Fallout non sarebbe mai esistito. Però, visto che vi abbiamo consigliato un libro post apocalittico bellissimo ma fin troppo ovvio, qui vogliamo fare una scelta meno scontata. Stalker di Tarkovskij ci sembrava esagerato, nonostante sia annoverabile tra i capolavori del genere e della cinematografia in generale, quindi abbiamo puntato su qualcosa di più recente, ma comunque impegnativo. Melancholia di Lars Von Trier (2011) non racconta il dopo apocalisse, ma l'estinzione della razza umana a causa della collisione della Terra con un altro pianeta, chiamato appunto Melancholia.
Non vi aspettate il classico film di genere con sopravvissuti che vanno in giro a caccia di risorse o con l'esposizione degli effetti del dopo catastrofe, perché qui è tutto giocato sull'attesa per l'evento e i suoi effetti sulla vita di una famiglia, i cui membri rappresentano più facce di una disperazione comune. Di fronte alla catastrofe non c'è niente che l'umanità possa fare, se non illudersi o cercare di guardare in faccia la realtà, affrontandola come può. Il film è diviso in due parti, apparentemente slegate tra loro. Nella prima assistiamo al matrimonio di Justine (Kirsten Dunst), che finisce in tragedia per via dell'instabilità psichica della ragazza. Nel giro di una serata la donna si sposa e divorzia. L'unica che le rimane accanto è la sorella Claire (Charlotte Gainsbourg). Sarà durante una passeggiata, a cavallo la mattina successiva al matrimonio, che Justine noterà la scomparsa della stella Antares. La seconda parte del film si svolge qualche tempo dopo il matrimonio e vede Claire ospitare una depressa Justine nella sua villa, dove vive con la famiglia. Su di loro incombe Melancholia, ormai ben visibile in cielo, che secondo John (Kiefer Sutherland), marito di Claire nonché appassionato di astronomia, non toccherà il pianeta, ma lo sfiorerà soltanto. Con il passare del tempo però, l'unica che si rassegnerà alla catastrofe sarà proprio Justine. Sarà lei solo a consolare la sorella Claire, nel frattempo presa dal panico, e suo nipote Michael (Alexander Skarsgård), l'unico a sperare fino alla fine, accompagnandoli con disperante poesia verso la fine del mondo.
Colonna sonora di Paris, Texas
Se pensate a un mondo post apocalittico in musica cosa vi viene in mente? Noi potremmo descrivervi suoni lunghi che si fondono con lo spazio, come se ne fossero un continuo. Ritmi lenti, lentissimi, come quelli dello sguardo che si perde nel deserto, reale o radioattivo che sia, ammirando le magnifiche sorti e progressive della nostra razza. Il post apocalittico è l'incombenza del destino, è una riflessione su ciò che siamo come specie umana e sulla nostra fragilità, nonostante la potenza apparente che sfoggiamo in ogni possibile occasione. Di fronte alle esigenze dettate dalla sopravvivenza bisogna prendere il tempo per riflettere su ciò che eravamo e ciò che siamo diventati. Meglio, dobbiamo pensare a ciò che inevitabilmente saremo. Quale disco migliore per descrivere questa condizione esistenziale della colonna sonora di Paris, Texas, scritta da Ry Cooder? Ascoltandone i suoni è facile perdersi nella sua dolce e malinconica lentezza, capace di trasportarci nei deserti del film di Wim Wenders, recentemente rimasterizzato per il grande schermo. Si tratta di un disco suggestivo e poetico, in cui la chitarra sembra fare da cassa di risonanza dei sentimenti più profondi dei personaggi del film, che accompagna nel loro viaggio "on the road" dentro un deserto reale ed emotivo. Fate una prova: avviate Fallout 4, abbassate la colonna sonora e mettete in sottofondo brani come Paris, Texas, Brothers o Nothing Out There. Ora iniziate a girovagare per il Commonwealth senza una meta precisa. Scoprirete che il gioco può regalarvi emozioni completamente diverse da quelle che vi ha dato finora.