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Ventitré anni di sventura

Doom sta per tornare e noi abbiamo raccolto alcune nuove informazioni

ANTEPRIMA di Dario Rossi   —   11/01/2016

Sono passati ventitré anni dall'uscita del primo, storico Doom, risalente al lontano 1993, ma la serie non ha perso il suo fascino nei cuori dei fan. Curiosamente, ci sono voluti più di dieci anni per vedere il terzo, discusso capitolo del 2004 e ancora di più per il reboot della saga, previsto proprio per la primavera 2016. id Software si è presa tutto il tempo necessario per riportare in vita lo spirito dei vecchi capitoli, con una gestazione comunque curiosa: conosciuto inizialmente come Doom 4, il gioco è stato presentato in relativa sordina, lasciando quasi l'impressione che si trattasse di un progetto minore. Il fatto che poi l'accesso alla closed beta fosse offerta in bundle con Wolfenstein: The New Order, aveva quasi fatto pensare a un titolo esclusivamente multiplayer. Ma così non è: dalle ultime foto mostrate e dalle informazioni emerse, risulta chiaro che siamo di fronte a un vero capitolo "di ruolo", con tanto di campagna single player dedicata e un comparto multiplayer aggiornato agli standard delle produzioni moderne. Ecco tutto quello che abbiamo scoperto finora.

Lo SnapMap permetterà non solo di stravolgere i livelli di Doom, ma anche lo spirito

Fedele alla tradizione, o quasi

Ventitré anni di sventura

Giudicando dal materiale emerso, Doom sembra simile al terzo capitolo a livello di ambientazioni, ma id potrebbe aver incluso alcuni scorci di Titano, legandosi nostalgicamente all'omonimo add-on di Doom 2. Per il resto sono ancora presenti i laboratori UAC e l'Inferno, attraverso una nuova serie di ambienti con uno sviluppo maggiormente verticale. Questo è un dato molto interessante, anche se occorre constatare con mano in che modo possa riflettersi sul gameplay, perché possiamo ipotizzare quantomeno un approfondimento delle meccaniche platform. Non è chiaro se la storia si ricollega al precedente episodio o crea una nuova mitologia basandosi sulla celebre commistione tra tecnologia e horror arcano, ma considerando quanto fatto con Doom 3 è prevedibile la seconda soluzione. Al momento sappiamo che è presente un personaggio chiamato Olivia Pierce, una ricercatrice che avrebbe scatenato l'immancabile invasione demoniaca a seguito di qualche rito satanico. Una premessa assolutamente simile ai capitoli precedenti, insomma. In fin dei conti la storia quando si parla di Doom è un elemento accessorio, tutto quello che vogliamo è massacrare demoni con armi devastanti e affrontare livelli tutti da decifrare. Tralasciando un'indubbia curiosità su come id Software deciderà di aggiornare il prodotto agli standard odierni sotto il profilo narrativo (è stato citato Dead Space come paragone), il resto sembra esserci.

Ventitré anni di sventura

I livelli vedono il ritorno delle famigerate chiavi colorate per accedere alle varie sezioni che li compongono, ed è presente il backtracking, segno che l'intento è davvero quello di ritornare allo spirito dei primi Doom. Ritornano ovviamente le armi simbolo della serie, come la motosega e il temibile BFG, ma sono stavolta relegate a specifiche situazioni, non risultano quindi come armi standard. Proprio la motosega sembrerebbe sensibilmente potenziata, potendo uccidere la maggior parte dei nemici con un solo colpo. Dove e come verranno sfruttate queste super armi rimane ovviamente tutto da chiarire, ma avremo tempo per scoprirlo.

A zonzo su Marte

Dalle immagini non è difficile immaginare il ritorno di tutte le vecchie conoscenze della serie: Mancubus, Cacodemoni, IMP, le anime perdute e i demoni rosa sembrano tutti presenti all'appello, e ognuno ha un punto debole da valutare attentamente per essere sconfitto. Nel caso del Pinky Demon, ad esempio, la corazza frontale lo rende particolarmente ostico ma risulta debole sulla parte dorsale, suggerendo quindi strategie di aggiramento.

Ventitré anni di sventura
Ventitré anni di sventura

Dalle informazioni che abbiamo raccolto dovremo affrontare anche nuovi avversari, tra questi ci saranno l'evocatore, degli umani posseduti dotati di esplosivi in grado di generare esplosioni a catena (Possessed Engineer), e una versione alternativa del Mancubus, armato di lanciafiamme. Gli sviluppatori hanno implementato un sistema di upgrade permanente, che permette una serie di facilitazioni, come poter cambiare più velocemente la propria arma, incrementare le munizioni e l'energia vitale. Le stesse armi offrono la possibilità di essere potenziate, per esempio si può aggiungere una mod di detonazione a distanza per i lanciamissili. Tecnicamente il titolo sarà il primo a fare uso dell' id Tech 6, il nuovo motore grafico della casa texana, un debutto che ci incuriosisce non poco potendo contare sul lavoro di Tiago Sousa, ex head R&D graphics engineer di Crytek. A parte tutto, la resa non sembra troppo dissimile dal precedente motore grafico, l'id Tech 5, anche se è rilevabile un sistema di rendering fisico completamente rinnovato. C'è grande curiosità per la parte multiplayer, che si presenta adeguatamente sviluppata e dovrebbe proporre modalità come Sentiero di Guerra, dove occorre conquistare una specifica zona della mappa, che cambia in modo dinamico. È disponibile una modalità arena chiamata Last Man Standing, ma al momento i dettagli sono pochi, sappiamo solo che si potranno utilizzare il Baron of Hell e il Ravenant. Interessante risulta l'implementazione di alcuni "moduli hack" intercambiabili, che permettono di sfruttare qualche bonus in partita. Per fare un esempio, il Supply Timer mostra i tempi di rigenerazione per raccogliere efficacemente gli oggetti. Dai primi test sembra che queste aggiunte non alterino gli equilibri del multiplayer, ma sappiamo tutti che questi elementi vanno valutati con estrema attenzione. Infine aumenta il numero di armi disponibili rispetto alla campagna singolo giocatore, con l'aggiunta di una nuova, chiamata Lightgun.

DOOM come Super Mario Maker?

Ventitré anni di sventura

L'aspetto più curioso del multiplayer, potenzialmente anche il più entusiasmante, è quello rappresentato dal tool chiamato SnapMap, l'editor interno del gioco che dalle informazioni emerse sembra operare in modo simile a quello visto in Super Mario Maker. Gli utenti possono condividere le proprie creazioni tra loro sfruttando lo SmartHub, ma restano da capire i dettagli di questo processo e se sfrutta una piattaforma condivisa anche con le console. id Software sta lavorando da parecchio sull'editor e promette un livello di complessità talmente elevato da poter creare vere e proprie modalità custom; il tutto mantenendo però una buona accessibilità, grazie a un pratico sistema copia-incolla. Da notare che non solo sarà possibile collocare i mostri nella nostra creazione, ma anche stabilire la logica del livello, in modo da stravolgere persino le dinamiche che caratterizzano la serie. Un esempio? Si potranno creare squadre nel multiplayer sfruttando i mostri come alleati. Il gioco non supporterà le mod classiche, quindi tutto lo sfogo creativo degli utenti sarà limitato allo SnapMap: speriamo davvero che si riveli all'altezza delle aspettative.

CERTEZZE

  • Un reboot tra tradizione e novità
  • Lo SnapMap sembra molto promettente

DUBBI

  • Da valutare la bontà della campagna single player
  • Non sarà semplice trovare un equilibrio nel multiplayer