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Paint it Black

Siamo volati a San Francisco per provare Mafia III a stretto contatto con i suoi sviluppatori e abbiamo trovato un gioco con una narrativa ambiziosa, pensato per potersela vedere con i pesi massimi del suo genere

PROVATO di Aligi Comandini   —   19/04/2016

Con gli inevitabili miglioramenti tecnologici delle piattaforme da gioco, si sono aperte strade in passato inimmaginabili agli sviluppatori e ai game designer. Visioni di mondi fantastici - prima obbligatoriamente stilizzate per far scorrere tutto senza problemi - sono ora riproducibili digitalmente con grande fedeltà; sistemi di complessità rara o elementi procedurali che in passato pesavano troppo sui processori non sono più così esosi, e con il giusto quantitativo di soldi e passione è in generale diventato possibile quasi ogni progetto, non importa quanto eccessivo.

Paint it Black

Forse il sintomo più evidente di questa evoluzione degli hardware è il proliferare dei videogiochi open world: un modo naturale per sfoggiare le proprie abilità tecniche e al contempo per soddisfare la fame di contenuti e longevità che tantissimi utenti dimostrano di avere ultimamente. Se tuttavia dal punto di vista del "fattore sorpresa" sfornare un titolo colossale fa sempre la sua bella figura, intraprendere questa strada pone anche un team di fronte a ostacoli di game design non indifferenti, superati a fatica persino da alcuni degli esponenti più stratosferici della categoria. È in questo campo di battaglia sanguinario che 2K ha deciso di inserirsi con Mafia III, tirando fuori dall'anonimato una serie osannata da una lunga lista di amanti del free roaming e dei gangster games. Col progetto però stavolta 2K Czech c'entra solo parzialmente: il grosso dello sviluppo è affidato al nuovissimo team Hangar 13, un'ambiziosa squadra di veterani dell'industria che vuole riprendere tutto ciò che ha reso memorabili i precedenti episodi e trasportare tali caratteristiche nella nuova generazione. Noi siamo volati nell'affascinante San Francisco per una lunga prova a stretto contatto con gli sviluppatori, e oggi vi racconteremo tutto quello che abbiamo scoperto. Ah, dopo aver letto mano sul cuore e bocca cucita, o promettiamo scarpe di cemento per tutti, capisc'?

Mafia III è molto diverso dai predecessori: abbiamo esplorato New Bordeaux per comprenderne le sfumature

The black boss

La principale consapevolezza con cui il nuovo team di sviluppo ha approcciato il progetto Mafia III è l'importanza della narrativa nei giochi precedenti: sia il primo che il secondo Mafia non erano titoli dal gameplay rivoluzionario, ma catturavano con i loro personaggi ben caratterizzati, le vicende violente e ricche di colpi di scena, e la trama fortemente influenzata dai più iconici film sulla malavita. Mafia III non vuole in alcun modo abbandonare la granitica qualità della narrazione, ma si tratta pur sempre di un titolo più esteso dei suoi antenati, la cui grandezza potrebbe risultare dispersiva e intaccare la storyline principale.

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Le soluzioni di Hangar 13 sono state principalmente due: lavorare a fondo sulla caratterizzazione del protagonista e collegare ogni singola missione dell'avventura - primaria o secondaria che sia - al racket di New Bordeaux, una città chiaramente ispirata dalla New Orleans di fine anni '60. L'idea di non avere missioni futili a cui pensare durante l'avanzamento è piuttosto furba, ma è stata la figura del nuovo protagonista, Lincoln, a conquistarci. L'antieroe di cui prenderemo il controllo dopotutto è un orfano di colore e veterano del Vietnam, alla continua ricerca di un luogo di appartenenza e di una famiglia sostitutiva, che a New Bordeaux trova ciò di cui ha bisogno nella malavita; almeno finché lui e i suoi associati vengono improvvisamente traditi dalla mafia italiana e Lincoln si ritrova in un fosso con una ferita alla testa, dato per morto da chi lo ha raggirato. Un personaggio del genere offre un tale numero di spunti da dar quasi vita a un frattale; il suo passato può ricollegarsi ad ogni tipologia di avvenimento e aiutare moltissimo a tratteggiare un'America degli anni 60 infestata dal razzismo, dalla criminalità organizzata e da gang pronte a tutto per mettere le mani su un po' di potere.

La vendetta di un soldato

Mosso da un desiderio di vendetta senza eguali (che fortunatamente non sembra essere l'unico elemento a caratterizzare il personaggio), Lincoln è un guerriero temibile in battaglia, più che capace di mettere in seria difficoltà i suoi antagonisti con una serie di azioni mirate. Nella demo da noi affrontata abbiamo potuto seguire una questline legata a un singolo quartiere di New Bordeaux, il cui obiettivo finale era il sabotaggio di alcune operazioni commerciali dei piccoli boss locali allo scopo di fare uscire allo scoperto il "pesce grosso" a capo della zona.

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Non abbiamo notato particolare originalità nei compiti offerti, si parlava della sistematica distruzione di camion e operazioni di spaccio, o dell'eliminazione di luogotenenti piuttosto pericolosi; tuttavia ogni assalto è affrontabile con più approcci, e Lincoln può semplicemente massacrare tutti i presenti senza troppe finezze, o eliminarli silenziosamente uno ad uno, muovendosi accucciato e sgozzando gli avversari col suo coltellaccio militare. Hangar 13 sembra aver osservato i principali esponenti degli action free roaming in circolazione e applicato buona parte delle idee migliori al loro pargolo: il sistema stealth è semplice e funzionale, con indicatori chiari e una sorta di modalità istinto che permette di visualizzare gli avversari attraverso gli ostacoli; l'uccisione dei luogotenenti è facoltativa, così come molti dei compiti secondari prima dell'obiettivo primario, ma non eliminarli li porta a partecipare allo scontro finale, mettendo Lincoln di fronte a nemici aggiuntivi ben più pericolosi e corazzati dei normali mafiosi; infine la scelta delle armi è notevole, le sparatorie sfruttano un basilare ma decente cover system, e la violenza del titolo è volutamente over the top (così come la fisica, con nemici che volano dopo una fucilata e altri momenti piuttosto irrealistici in favore della spettacolarità).

Non si costruisce un racket da soli

Non vi sono meccaniche realmente innovative nel titolo quando si parla di combattimento puro, anche se la presenza di esecuzioni in corsa e di uccisioni violente che richiedono la pressione ritmica dell'attacco in corpo a corpo l'abbiamo trovata azzeccata per un uomo della stazza di Lincoln, e alcuni nemici in grado di chiamare rinforzi costringono a volte a pianificare i propri movimenti.

Paint it Black
Paint it Black

La fetta più originale e ricca di potenziale dell'intero sistema a nostro parere è quella dei sottoposti del protagonista, un gruppo di personalità arruolate durante la campagna ed estremamente importanti sia per lo svolgersi della trama che per la gestione dell'impero criminale che pian piano andremo a formare con le nostre azioni. Parliamo di Burke, di Cassandra e di Vito Scaletta, quest'ultimo in particolare noto a chiunque abbia giocato Mafia II. Ognuno dei comandanti al servizio del veterano è dotato di una forte personalità, ce l'ha a morte con il padrino della mafia di New Bordeaux per qualche motivo, e vede Lincoln come un utile mezzo per consolidare la propria posizione nella crudele città in cui si trova. Come detto, poi, la presenza di tali compagni nel gioco non è di contorno: ad ogni quartiere conquistato completando le missioni principali, Lincoln dovrà affidare le operazioni del racket precedente a uno dei tre durante una riunione, aumentandone di conseguenza il potere e le risorse monetarie; farlo permette di usufruire di speciali "servizi" legati al singolo comandante, tra cui un negozio mobile, un gruppo di scagnozzi armati richiamabile in qualunque momento, o un ricettatore di automobili. È roba davvero utile, che facilita enormemente la vita in missione nonostante il costo elevato. Non potrete tuttavia potenziare al massimo queste skill senza esprimere chiaramente una preferenza per almeno uno dei vostri sottoposti, con il rischio aggiunto di incorrere nelle ire degli altri due se le loro operazioni malavitose non dovessero crescere a sufficienza. Uno spunto davvero interessante, che stando agli sviluppatori avrà pesanti conseguenze sulla trama e obbligherà il giocatore a fare scelte importanti. Non ci hanno ovviamente voluto svelare altro (e di certo avremmo evitato spoiler anche in quel caso), ma siamo innegabilmente stuzzicati dalla cosa.

Città di volti

Difficile invece per noi esprimerci sul comparto tecnico del gioco. La versione testata era in fondo una alpha, ricca di bug e ancora da ripulire sia graficamente che a livello di meccaniche. Si è rivelata più solida di quanto pensassimo, ma non rappresenta la qualità che dovrebbe avere il prodotto finale nei negozi. Il motore grafico usato dai ragazzi di Hangar 13, comunque, è proprietario e sfrutta in alcuni casi evoluzioni della tecnologia a disposizione di 2K Czech, con cui sono in stretta collaborazione. Il livello di dettaglio poligonale è più che degno per un open world e la mappa di New Bordeaux molto estesa (anche se una larga parte è zona paludosa), ma il gioco non sembra offrire il colpo d'occhio di altri concorrenti diretti per il momento.

Paint it Black

Se non altro è stato fatto un lavoro notevole sull'espressività facciale dei personaggi, che rende le cutscene sicuramente più credibili, e sui doppiaggi, tutti di altissimo livello. Buona pure la risposta delle armi, dotate di scarsa pesantezza ma di una potenza rilevante che rende le sparatorie brutali, e la qualità delle meccaniche di guida, estremamente arcade ma con una buona diversificazione dei mezzi. Meno bene l'intelligenza artificiale, che nella versione da noi provata singhiozzava parecchio (impossibile poi testare quella della polizia, volutamente smorzata dagli sviluppatori per la prova), e la fisica degli impatti a bordo delle auto, un pochino esagerata. Nel complesso, insomma, paiono esserci le basi per un titolo assai solido e la nostra prova ci ha divertito, eppure riteniamo che l'elemento capace di rendere il lavoro di Hangar 13 davvero degno di portare la serie nell'attuale generazione sarà in primo luogo la narrativa. Con gli spunti offerti dal protagonista e dai suoi comandanti, potremmo trovarci davanti a una storia realmente cruda ed esemplare. Le risposte il 7 ottobre, giorno dell'uscita, ma ne torneremo a parlare prima, restate sintonizzati.

CERTEZZE

  • Storyline interessante, con finali multipli e personaggi ben caratterizzati
  • Mappa estesa e ricca di missioni
  • Gameplay solido che offre più approcci

DUBBI

  • Poche novità a livello di gameplay
  • Tecnicamente c'è ancora molto lavoro da fare