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Tormento eterno su Marte

Le nostre impressioni sulla campagna e lo SnapMap di DOOM

ANTEPRIMA di Dario Rossi   —   28/04/2016

DOOM è ormai sempre più vicino, mancano pochi giorni all'arrivo sugli scaffali (13 maggio) dell'atteso ritorno della saga, dopo ben 8 anni dal terzo capitolo. Il progetto, nato inizialmente come Doom 4, ha subito una gestazione estremamente travagliata ed è sostanzialmente ripartito da zero nel 2013 attraverso un nuovo team interno a id Software, composto da vecchi e nuovi elementi. La scelta di propendere per un reboot del franchise piuttosto che un sequel è dettata dal desiderio di tornare al feeling dei vecchi capitoli, aggiornandolo al presente. Dopo le critiche mosse dalla beta pubblica, che qualcuno ha giudicato troppo simile a Halo per dinamiche e caratterizzazione, siamo finalmente riusciti a vedere in modo piuttosto approfondito la campagna singolo giocatore; ma anche la modalità SnapMap, un sofisticato - ma accessibile - editor interno che permette di creare mappe a piacimento e condividerle con gli amici online.

Finalmente abbiamo visto la modalità singolo giocatore di DOOM: ecco le nostre impresioni

I demoni amano Marte

La modalità singolo giocatore è sempre stata l'anima di Doom, ma le nuove tendenze del mercato vedono una maggiore preponderanza del lato multiplayer nei first person shooter: si temeva quindi che anche il reboot si fosse in qualche modo adeguato ai tempi.

Tormento eterno su Marte

Cosa che in effetti è avvenuta: l'online presenta molte caratteristiche comuni agli sparatutto più popolari, tuttavia resta il fatto che la campagna rimane un focus importante per id Software, che ha garantito una durata elevata, oltre le 15 ore. Ma lo sviluppatore rincara la dose confermando il desiderio di ritrovare il feeling dei primi due capitoli, sposandolo con una sceneggiatura più elaborata, firmata da Graham Joyce. A questo stadio non è possibile formulare considerazioni sulla storia di DOOM, conoscendone solo le linee base: la vicenda ha valore di prequel e si svolge ancora sulla superficie di Marte, dove gli esperimenti della famigerata UAC hanno portato ospiti decisamente indesiderati. Risulta chiaro quindi il desiderio di mantenere i parametri di un plot ormai consolidato, magari per far felici anche i vecchi fan. Come nel terzo episodio, vediamo spiccare nel cast un personaggio-nemesi nella forma dell'immancabile scienziato pazzoide di turno, in questo caso la dottoressa Olivia Pierce, che sembra collegata all'inevitabile invasione demoniaca che ci troveremo ad affrontare. Probabilmente DOOM non è destinato a vincere un Oscar per la sceneggiatura originale, ma in fin dei conti non è questa la caratteristica che gli amanti della saga desiderano.

Mi chiamo guy... Doomguy

Anche a livello ambientazioni quanto mostrato non sembra gridare alla rivoluzione, il giocatore si risveglia nella tuta del marine - chiamato affettuosamente Doomguy - all'interno delle stazioni UAC sul pianeta rosso. Siamo quindi di fronte a un'ambientazione futuristica sci-fi, ancora una volta, dove le tonalità grigie delle pareti vanno in morboso contrasto con i litri di emoglobina sparsi con grande generosità. Il primo particolare che salta all'occhio è proprio il nuovo sistema di esecuzioni basato su una serie di indicatori cromatici, i nemici cominciano a emanare un alone colorato, segno che il marine sarà in grado di effettuare una mossa speciale corpo a corpo, spettacolare e violentissima.

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id Software sembra aver preso ispirazione, anche se non dichiarato, da Brutal Doom, una celebre mod amatoriale del vecchio titolo classico, che presenta proprio tale caratteristica. Non passa molto tempo prima di mettere le mani su un'altra arma iconica della serie, la motosega, con squartamenti splendidamente realizzati che non lasciano niente all'immaginazione. Il livello di violenza splatter è veramente inusitato, con sangue che sprizza con vigore e membra sparse ovunque. Rispetto alla beta pubblica abbiamo avuto modo di verificare la maggiore efficienza del nuovo motore grafico id Tech 6, con ambientazioni dettagliate, numerosi nemici a schermo, abbondanza di effetti e altre sanguinolente amenità. Il tutto dovrebbe muoversi anche su console a 1080p e sessanta fotogrammi al secondo, ma ovviamente valuteremo questo aspetto in fase di recensione. Lo stile grafico e il feeling generale ci è sembrato molto simile a Doom 3, segno che questo capitolo sembra rappresentare ancora una sorta di riferimento per gli sviluppatori. Ci hanno colpito però le nuove caratteristiche di gestione del personaggio, quasi assimilabili a un gioco di ruolo. Attraverso il menu è possibile elaborare diversi potenziamenti alle armi, numerose e letali, ma anche un intrigante sistema di rune che consente di sfruttare alcuni bonus speciali. La mappa tridimensionale è consultabile in qualsiasi momento e denota la volontà di proporre un level design di tipo non lineare. Questo era effettivamente un altro aspetto non molto chiaro, ma il gioco sembra ancora presentare caratteristiche di backtracking, incluse le famose chiavi colorate per aprire determinate porte, senza pesare troppo sulla frenesia degli scontri. Abbiamo visto anche degli accenni a puzzle ambientali, semplici ma apprezzabili, e diversi collezionabili nascosti che richiedono un certo studio del livello. Tra le ambientazioni mostrate da Bethesda non potevano mancare gli inferi, che sembrano davvero più minacciosi che mai, mentre sembra piuttosto fedele il roster nemico, tornano infatti i Mancubus, i Ravenant e altri demoni storici, insieme a nuove entrate.

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Il mio DOOM

Un altro aspetto non secondario di DOOM è rappresentato dalla modalità SnapMap, talmente elaborata da sembrare quasi un gioco separato. Bethesda ha lavorato per molto tempo a questo sofisticato editor interno, e i risultati si vedono. Attraverso lo SnapMap il giocatore è libero non solo di costruire la mappa dei sogni, ma anche di stabilirne completamente le regole.

Tormento eterno su Marte
Tormento eterno su Marte

Per fare un esempio, è possibile creare una mappa studiata per singolo giocatore, il multiplayer e anche il co-op, ma con uno spirito simile a LittleBigPlanet, lo SnapMap dimostra di potersi spingere ancora oltre, fino a dove i limiti della propria fantasia lo permettono. Ovviamente dobbiamo aspettare la versione definitiva per tirare delle conclusioni, ma basandosi su quanto mostrato, le possibilità sembrano davvero infinite. A carattere puramente dimostrativo, Bethesda ha creato delle mappe per fornire un'indicazione delle potenzialità dell'editor, tra queste abbiamo assistito a una sorta di partita di basket tra due squadre, oppure un mini gioco dove occorre sparare a un poligono di tiro entro un tempo stabilito. E ancora, la casa è arrivata addirittura a proporre anche un percorso/platform e una sorta di puzzle ambientale, che sfrutta indicazioni a schermo interattive, in stile realtà aumentata. Le potenzialità sono quindi estremamente interessanti, e l'editor sembra presentare un buon equilibrio tra accessibilità e profondità, anche se questo aspetto andrà valutato in fase di recensione. Infine, la ciliegina sulla torta è rappresentata dalla possibilità di condividere le mappe online attraverso una pratica interfaccia, senza apparenti limiti tra le piattaforme. Betehsda ha infatti assicurato che gli utenti PC e console potranno condividere il medesimo archivio. DOOM sembra quindi presentare tutte le caratteristiche per un ritorno con i fiocchi, a questo punto aspettiamo di testare la versione definitiva per stabilire se possiamo confermare queste promettenti impressioni.

CERTEZZE

  • La campagna è promettente
  • Interessante gestione degli upgrade
  • Lo SnapMap sembra davvero clamoroso

DUBBI

  • Ancora da inquadrare la proporzione tra vecchio e nuovo
  • Le ambientazioni sono un po' troppo familiari
  • Lo SnapMap richiederà il supporto della community