Per uno show televisivo risulta difficile restare rilevante per qualche anno, figurarsi per un intero ventennio. South Park però non è uno show comune: è un cane rabbioso della televisione, che è stato capace di mantenersi fresco ed esilarante attaccando senza tregua ogni nuova stupida moda, ogni eccentricità inspiegabile, e ogni assurdo movimento della vita reale. La cattiveria senza pari delle sue puntate - unita a un totale menefreghismo per il politicamente corretto - lo ha reso un prodotto di culto, che nel tempo è stato persino in grado di riciclarsi degnamente al cinema e nei videogiochi. E chiaramente, se parliamo di videogiochi, intendiamo l'ottimo Il Bastone della Verità, un gioco di ruolo inatteso e lodevole che ha dimostrato la capacità di Obsidian di uscire dalle barriere formulaiche a cui gli amanti del genere erano abituati, e di dare realmente vita alle scene della serie tv. Eppure, nonostante il successo del primo gioco, non c'è Obsidian allo sviluppo del suo seguito: il team scelto per South Park: Scontri Di-retti è stavolta Ubisoft San Francisco, che - sempre sotto la stretta supervisione di Trey Parker e Matt Stone - ha dovuto prendere quanto di buono era stato fatto e vedersela con un'ambientazione completamente diversa da quella fantasy del predecessore. Il cambio di sviluppatore avrà realmente giovato al titolo?
L'arte dello spostarsi
Non abbiamo intenzione di svelarvi come Scontri Di-retti è correlato a Il Bastone della Verità, vi basti sapere che anche questa volta tutto ruota attorno alle manie di grandezza di Cartman, desideroso di rendere il suo gruppo di superamici (gli amici del Procione) popolare su Coonstagram con una serie di atti eroici. Voi, sempre nei panni del "novellino", dovrete quindi interpretare un supereroe e unirvi alla solita strana combriccola di ragazzini nella lotta contro il crimine... e l'anonimato. Tutto inizia con una tipica "origin story" da fumetto, nella quale al giocatore viene permesso di scegliere uno tra tre archetipi di eroe e spiegata la base del sistema di combattimento. Da lì le cose esplodono quasi subito grazie al tipico umorismo della saga, ma non siamo davanti a una semplice pletora di battute mascherata da videogioco: Ubisoft San Francisco ha ritoccato i sistemi di fondo, per offrire un prodotto in grado di divertire degnamente anche a livello di gameplay.
Entriamo più nel dettaglio: Scontri Di-retti basa i suoi combattimenti a turni su un sistema a griglia, dove il posizionamento è fondamentale. Praticamente ogni singolo attacco del gioco (i personaggi partono con tre abilità, più una tecnica definitiva che si carica a forza di prendere mazzate) ha una specifica area d'impatto, e molti sono pensati per spostare l'esecutore o il bersaglio. Le battaglie sono dunque gestite attorno all'area delle mosse e alla possibilità di spostare i personaggi del proprio team con una furba combinazione di abilità per evitarle, senza contare la presenza di meccaniche aggiuntive legate alla pressione di tasti a tempo e a modificatori casuali di certi scontri. Sì, insomma, siamo in parole povere davanti a un sistema che è ben lontano dalla complessità dei giochi di ruolo "tipici" ma non è privo di tatticismo, e diverte con una arguta mescolanza di avversari fuori di testa e abilità impensabili. Sarà cambiata la software house, ma la cura per il progetto è la stessa; forse addirittura superiore.
Partenza spumeggiante
Il sistema di combattimento del gioco è quindi solido, nonostante le semplificazioni del predecessore siano state in parte mantenute (con ogni probabilità per non alienare la fanbase meno pratica con il genere GDR); il gioco non offre però certamente solo scontri durante la campagna: la fase esplorativa è stata mantenuta, e arricchita con una serie di meccaniche apprendibili avanzando che mescolano l'uso di petardi, peti (spesso utili per far esplodere elementi in fiamme), e uno scanner per gli indizi. Probabilmente nuove abilità verranno sbloccate durante la campagna, ma già con quelle appena citate abbiamo avuto a che fare con dei puzzle piacevoli, che spezzano il ritmo in modo degno e rendono più godibile la parte free roaming dell'avventura. Da bravo gioco di ruolo, peraltro, Scontri Di-retti si concentra sulla "creazione del personaggio" per tutta la prima fase, e permette quindi di decidere non solo i poteri del proprio alter ego ma anche la sua "kryptonite", il suo sesso, il suo allineamento, e tutta una serie di fattori che influenzano almeno in parte l'esperienza.
Fattori che, chiaramente, vengono introdotti col solito misto di preti pedofili, redneck razzisti e battutacce senza redini a cui la serie ci ha abituato; perché l'andazzo dell'umorismo non è certo cambiato, e seppur ci sia parso tutto leggermente meno dissacrante rispetto al predecessore (d'altronde si tratta pur sempre di un seguito, e molto del "fattore novità" è svanito) vi assicuriamo che non mancano i momenti esilaranti già durante la fase iniziale della campagna. Difficile invece azzardare la longevità del gioco: crediamo si attesterà all'incirca sulla durata de Il Bastone della Verità, se non altro perché dotato di una complessità simile e solo marginalmente aumentata per via di un sistema di artigianato rudimentale e di meccaniche più elaborate in combattimento. Poco male comunque, siamo abbastanza sicuri che il numero di ore per il completamento sarà quello adeguato per evitare che i sistemi vengano a noia.
Dopo la nostra prova, siamo convinti che South Park Scontri Di-retti abbia tutte le carte in regola per eguagliare, se non addirittura superare il suo predecessore. L'umorismo dissacrante ed eccessivo della saga è ancora tutto lì, all'interno di un'ambientazione che offre persino più spunti della precedente, e contornato da sistemi che migliorano quanto già fatto in passato senza però risultare eccessivamente complessi. Si tratta chiaramente di un titolo costruito a puntino e fedele al marchio. Davvero improbabile possa deluderci.
CERTEZZE
- Politicamente scorretto, assurdo e spesso esilarante
- Fedelissimo alla serie
- Meccaniche migliorate, ma sempre intuitive
DUBBI
- La semplicità dei sistemi potrebbe stranire i fan dei GDR classici