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Cinque cose che il pubblico odia dei… videogiochi moderni

Remake, remaster, microtransazioni e non solo...

SPECIALE di Massimo Reina   —   13/10/2017

Cinque cose che i giocatori odiano di... è una rubrica aperiodica che parla senza peli sulla lingua e con un pizzico di folle ironia, di tutte quelle cose che infastidiscono gran parte dell'utenza, e talvolta perfino i redattori. Perché tra i videogamer, non dimenticatelo, ci siamo anche noi!

Diciamocela tutta, oggi essere un videogiocatore è davvero dura. Tra console e componenti PC che si aggiornano e cambiano di continuo, giochi mezzi completi o pieni di bug e contenuti extra a pagamento, il rischio di finire in bancarotta o, peggio ancora, ricoverati in una clinica per il recupero della salute mentale dopo l'ennesima crisi di nervi è sempre più concreto. Insomma, si fa fatica a stare dietro alla continua innovazione tecnologica, ma anche a certe scelte compiute dai publisher, così come si fatica a capire il perché di certe situazioni legate alla produzione e alla distribuzione di molti videogiochi. Ma cinque sono in particolare le cose che di questi tempi mandano davvero in bestia gli utenti, dividono il pubblico e le famiglie e hanno portato all'aumento di casi di violenza domestica sui Joypad. E noi ve li riportiamo, uno per uno.

Cinque cose che il pubblico odia dei… videogiochi moderni

Le remaster (della remaster, della remaster)

Produrre e sviluppare un gioco costa. E se si tratta di titoli tripla A, il discorso si complica visto che si parla di cifre piuttosto consistenti. Di queste spese devono rientrare publisher e autori, e in più devono anche guadagnarci. Ma siccome il mercato oggi è molto complicato, molte aziende sembrano aver paura di "osare", di tentare nuove strade o investire su situazioni e meccaniche di gioco differenti da quelli che tirano per la maggiore. Ed è probabilmente questo lo spirito che le spinge a riproporre i loro vecchi successi in edizioni rimasterizzata. In fondo, dal loro punto di vista, le remastered sono molto meno rischiose della produzione di nuovi prodotti tripla A, e anche se è vero, come sostiene l'analista di NPD Mat Piscatella, che spesso vendono meno di una nuova produzione di un certo livello, è anche vero che "i costi di sviluppo sono enormemente ridotti e si tratta di progetti che possono essere dati in outsourcing senza problemi, evitando di occupare risorse degli studi di sviluppo impegnati nelle nuove produzioni". D'altronde, se alla fine una grossa fetta di utenza spara a zero su queste produzioni, ma poi le compra, ovvio che ai vari publisher conviene continuare su questa strada. Insomma, sono come gli elettori di certi politici caduti in disgrazia: nessuno li ha mai votati, eppure... E allora che fare? Vladimir Putin, noto appassionato di videogiochi, ha proposto un disegno di legge in Russia che dovrebbe eliminare alla radice il problema: legalizzare il sequestro dei compratori di edizioni rimasterizzate e sanzionare con multe salatissime i negozianti che le vendono.

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Mancata ottimizzazione

Un'altra cosa che manda letteralmente in bestia i giocatori, noi compresi, è il fatto che molti giochi vengano ormai rilasciati pieni di bug e non ottimizzati, trasformando gli utenti in tanti beta tester, paganti per giunta, e puntando tutto su fix e patch rilasciate successivamente per risolvere i problemi, scremando i feedback degli utenti tra milioni di bestemmie. Insomma, in parole povere ti vendono un prodotto incompleto! Una volta era diverso: uno spendeva anche 140 mila lire, comprava una cartuccia, la infilava nella console e giocava. Stop. Oggi va già bene se il gioco parte o se alla prima azione concitata non crashi tutto o non si vedano pezzi dello scenario sparire nel vuoto cosmico! Tra l'altro queste "pezze" correttive sono a volte davvero enormi, occupano un sacco di spazio nell'hard disk e non sempre risolvono i problemi. Anzi, a volte perfino li peggiorano! Così assistiamo ad aggiornamenti continui per tutto il ciclo di vita di un prodotto. Vero è che dal punto di vista della produzione i videogiochi sono enormemente cambiati e che certi titoli, per struttura, grandezza e meccaniche offrono agli sviluppatori tutta una serie di sfide e relativi problemi che prima non esistevano, come abbiamo scritto in uno speciale molto interessante che vi invitiamo a leggere. Ciò però non toglie il fatto che certe situazioni ormai caratterizzano varie produzioni, anche quelle meno complesse.

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La scarsa longevità e i DLC a pagamento

Un'altra cosa che la gente odia dei videogiochi moderni è la scarsa longevità. Molte produzioni, al netto delle cut scenes, si concludono in un attimo: neanche il tempo di accendere la console, infilare il disco (o far partire il gioco dall'hard disk) che è finito! Sembra quasi di assistere a un rapporto sessuale tra un adolescente ultra eccitato alle prime armi, e una scafata e sensuale pornostar: non appena quest'ultima slaccia il reggiseno, zack! E' andata, il ragazzo non ha resistito. Insomma, 70-80 Euro per una manciata di ore di gioco? E allora cosa fanno alcuni team di sviluppo? Si "inventano" i DLC a pagamento. Molti pacchetti, infatti, contengono spesso livelli e porzioni di avventura che servono anche per completare un gioco. Ma porca pupazza, "non solo ci avete dissanguato facendoci pagare un occhio della testa un videogioco che dura quanto una partita di basket, ottimizzato da schifo e noioso come pochi, e ci chiedete pure di pagare per avere qualcosa che doveva essere compreso già nel gioco finale? Ma ci siete o ci fate???". Questi, in genere, i commenti. Roba da marciare contro le software house o male che vada di marciare e basta (se la compagnia è quella della foto)...

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Le microtransazioni

Non bastassero poi i contenuti extra a pagamento ci si mettono pure le microtransizioni. Per chi non le conoscesse, si tratta di vere e proprie scorciatoie acquistabili con soldi reali, per ottenere bonus, equipaggiamenti e altri oggetti utili per potenziare velocemente il personaggio di un videogame, o robe simili. Tradotto in soldoni, giocate a un gioco d'avventura ma non vi va di perdere giornate intere a cercare oggetti rari e altri elementi utili per potenziare il vostro personaggio? Nessun problema, comprate direttamente quello che vi serve, dalle armi "ammazza tutto" ai gadget più rari, fino ai punti esperienza o alla moneta virtuale che servirà poi per "pagare" nel gioco tecniche, abilità e quant'altro possa servire a far aumentare il suo livello. State giocando a un titolo sportivo e il vostro alter ego virtuale è una pippa immonda che prende sberle a ogni partita online? Nessun problema, pagate e avrete quel che vi serve per doparlo e farlo diventare un fenomeno. Una pratica che, quando invasiva, giustamente fa girare le "pelotas" a mezzo mondo. Insomma, dicono in tanti, ti fai un mazzo così per migliorare un personaggio trascorrendo notti insonni davanti alla TV o al monitor, e poi quando ti presenti online per sfidare qualcuno magari incontri lo splendido di turno che aveva soldi da buttare e li ha spesi per farsi il personaggio figo e ultra potente che ti stende con un rutto. Ma la vera cosa triste è un'altra, e cioè che tendenzialmente al tipo in questione non gliene frega niente del gioco in sé o di divertirsi, quindi quando magari dopo svariati allenamenti farete crescere il vostro personaggio al livello del suo e sarete pronti a suonargliele di santa ragione, come a una zampogna, non lo incrocerete più, perché annoiato sarà già passato magari a un altro gioco dove sperperare soldi.

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