Si fa un gran parlare di esport in questi ultimi anni e sembra che le competizioni online siano diventate improvvisamente campo fertile per gli investitori, una nicchia di mercato dove gettare energie e sforzi per non rimanere tagliati fuori dalla concorrenza. L'impressione generale è che chiunque oggi, dal colosso tripla A al più piccolo giochino indie con velleità competitive, debba per forza puntare a raggiungere il pubblico delle grandi occasioni, quello che vuole andare nei palazzetti a seguire i propri beniamini tifando e urlando mentre a schermo scorrono le giocate dei pro player. Electronic Arts fino ad oggi è stata forse la compagnia che meno si è fatta trascinare dentro questo vortice, vuoi per le difficoltà di rendere davvero competitivi i suoi sparatutto di punta, vuoi perché le mire erano ben altre per la stragrande maggioranza dei loro prodotti. Con FIFA però l'interesse di promuovere il gioco attraverso tornei online e locali è sempre stato estremamente forte e sebbene EA detenga il controllo totale sulle leghe e le competizioni attualmente presenti, il prodotto ha sempre dato segnali positivi, attirando un gran numero di giocatori a qualsiasi torneo cittadino proposto.
FIFA è insomma il videogame di massa per eccellenza, anche più di Call of Duty se vogliamo, perché chiunque può sedersi a guardare una partita e capire l'andamento del match, può leggere chiaramente ciò che accade a schermo e farsi prendere dall'entusiasmo che lo circonda. É il vantaggio di interpretare e riproporre il gioco del calcio, di portare uno sport culturalmente accettato e ben conosciuto all'interno di un ecosistema difficile da comprendere per le vecchie generazioni: FIFA 18 è insomma il vero e primo ponte in grado di collegare il mondo degli appassionati digitali con quello di chi, in questo universo, non ci ha mai messo piede. Ben venga dunque l'Overwatch League, siano benvenute le iniziative come l'EVO e il Dreamhack, ma se si vuole ampliare il mercato è EA che detiene nelle proprie mani il veicolo migliore. E lo abbiamo visto, anzi immaginato, durante la recente FUT Champions Cup dove 128 tra i migliori giocatori di tutto il mondo si sono sfidati in una tre giorni intensa per decretare il campione assoluto di questo primo qualifier per la FIFA eWorld Cup.
Dal divano alla coppa
From zero to hero come piace chiamare questa cosa agli anglofoni, un concetto estremamente più semplice per tutti gli altri: partire dal divano o dalla propria poltrona di casa come fossimo un Pierpaolo Greco qualsiasi che mangia un Kebab senza scipola mentre gioca, fino ad arrivare a diventare un professionista circondato da microfoni e fotografi con una coppa in una mano e un assegno a tanti zeri nell'altra. La FUT Championship 18 l'abbiamo vissuta così, abbiamo visto spuntare dal nulla ragazzini con un sacco di tempo libero, osservarli competere con i più forti del mondo e batterli sul loro stesso campo. É la storia che vogliamo raccontarvi di questo torneo, una storia che va al di là di tutti i risultati, dei problemi tecnici e della cornice. Donovan 'DhTekKz' Hunt è un giovane giocatore inglese di 16 anni, probabilmente uno di quelli che passano intere giornate attaccati alla propria Xbox One e a FIFA mentre cercano i calciatori più forti da inserire nella loro squadra di Ultimate Team, ma è anche un giocatore capace di imbastire azioni e strategie da vero campione, pronto a dimostrare il suo valore davanti a un pubblico composto da centinaia di migliaia di spettatori.
Per arrivare a giocarsi i 200.000$ di montepremi Donovan si è prima di tutto dovuto qualificare vincendo 4 partite di fila ai daily knockout, potendo poi così prendere parte alle Week End League. Non ci sono limitazioni di alcun tipo per potervi partecipare. Non dovete essere giocatori conosciuti, non dovete avere manager alle vostre spalle, non dovete nemmeno avere accordi o sponsor particolari: per emergere dovete solo saperci fare con il pad (e una squadra competitiva su FUT, ovviamente). Un sistema meritocratico, che premia abilità e voglia di mettersi in gioco, ma soprattutto mette tutti nelle condizioni di diventare un possibile campione. Le week end League non sono tuttavia semplici e per quattro fine settimana di fila, in circa 72 ore di tempo, dovrete giocare 40 match mantenendo una media - vedendo i risultati di questi giorni - di almeno 35 vittorie per sessione. Non è detto che basti tuttavia, visto che solo i migliori 64 giocatori al mondo per ogni console verranno poi selezionati e invitati al torneo finale. Una strada che viene percorsa nello stesso modo da chiunque, senza scuse, senza compromessi e senza favoritismi. Così Donovan ci prova, si qualifica e arriva a giocarsela a Barcellona senza pretese, un underdog di cui la regia ignora i progressi fino alle fasi finali. Non era un nome prima di arrivare a Barcellona e ora è il campione in carica, pronto a giocarsi i Playoff di giugno con un hype considerevole visto anche il risultato quasi tennistico di 9-3 rifilato a Gonzalo Nicolas 'nicolas99fc' Villalba, argentino durante la finalissima. Una favola insomma perseguibile da chiunque abbia talento e voglia nelle vene.
Onore agli italiani
Tra i 128 partecipanti di questo torneo, hanno fatto capolino anche due volti noti del panorama italiano: Fabio Denuzzo, qualificatoi su Xbox One, e il buon Daniele "IcePrinsipe" Paolucci arrivato attraverso le classifiche PlayStation 4, i quali purtroppo, con un po' di rammarico, non sono riusciti a raggiungere le prime otto posizioni, perdendo così la possibilità di continuare il torneo. Avendo seguito da vicino le partite non c'è però di che restare delusi dalla prestazione visto che il livello mostrato sul campo è risultato indubbiamente buono e i match sono stati tesi fino all'ultimo. Abbiamo visto inoltre un gran supporto per i nostri due pro player e siamo sicuri che li vedremo presto sulla scena, magari già in una delle prossime tappe. La cornice di Barcellona scelta da EA ha esaltato il torneo ma ci è sembrato il classico passo più lungo della gamba, per una competizione che non attira ancora i numeri di spettatori dal vivo necessari a riempire uno stadio come il Palau Sant Jordi.
Non fraintendeteci, l'intenzione di allargare la competizione e spostare il focus dal classico torneo esclusivo per i giocatori a un vero e proprio evento pubblico è lodevole e va supportata, ma ci preme sottolineare come questi tempi non siano ancora maturi a sufficienza. Probabilmente non lo saranno nemmeno tra pochi mesi, forse ci vorranno anni addirittura per vedere i risultati desiderati, ma il lavoro messo in atto da EA è pregevole e indispensabile per mostrare a tutti quali siano in realtà le mire e gli obiettivi che la compagnia ha intenzione di raggiungere. Tocca ancora sognare di vedere spalti pieni per FIFA e manca anche una struttura facile da seguire per gli spettatori a casa, tutte soluzioni che andranno ricercate durante i prossimi tornei. Più serie invece le questioni tecniche che hanno purtroppo influito negativamente sull'esperienza dei giocatori presenti in loco e del pubblico accorso a sostenere i propri beniamini. Con il crollo del PlayStation network la schedule delle partite è completamente saltata, rallentando tutto il torneo e falsando le fasi finali, costringendo i giocatori PlayStation 4 a disputare semifinali, finale e finalissima su Xbox One, un handicap non certo ininfluente visto anche il ricco montepremi in palio. Sono tutti chiari segnali di come il mercato, i service e gli stessi publisher siano ancora in piena fase di sperimentazione per questi eventi. Tutti primi passi verso un futuro che ancora fatica a decollare ma che, in proiezione, potrà regalarci grandissime emozioni ed uno spettacolo di altissimo livello. Nel frattempo voi rimboccatevi le maniche e buttatevi a testa bassa senza paura, la storia e i campioni degli esport sono ancora tutti da scrivere e le occasioni passano soprattutto da competizioni come questa.