Prendiamo il povero Kratos e trasciniamolo per la collottola fino ai nostri giorni, in una Grecia fatta di dei molto diversi da quelli che si diverte a massacrare di solito. Immaginiamolo alle prese con la crisi del suo paese e lasciamone intatte le motivazioni. Il primo problema sarebbe cercare di capire a chi dare la colpa per la sorte sua e della sua famiglia. Chi colpire per primo? Un banchiere? Un capo di stato? Un broker che lo ha consigliato male? Data risposta alla prima domanda, gli rimarrebbero numerosi problemi da risolvere. Ad esempio come si possono distruggere i titoli tossici? La spada, il suo unico strumento di comunicazione, non basta. Il problema è che non sai dove si trovano. Ammazzare Zeus è molto più facile perché, nonostante sia un Dio, ha un corpo fisico che può essere preso a mazzate. Ma un BTP Come lo distruggi? Inizi a spaccare tutti i computer della Grecia? Sarebbe inutile, perché sopravvivrebbero nei terminali delle altre nazioni. Distruggere tutti i computer del mondo sembra un'impresa improba anche per un tipo coriaceo e motivato come Kratos... che fare? Probabilmente il nostro dovrebbe mettersi a far di conto. Immaginiamolo quindi seduto a una scrivania immerso nei segni numerici: quanto tempo passerebbe prima che inizi a rimpiangere una bella scazzottata con un minotauro?
Ma prendiamo la più ottimistica delle ipotesi: nel caso Kratos riesca a eliminare tutti quelli che hanno mandato in rovina la sua nazione e la sua famiglia; cambierebbe qualcosa? La questione è più complessa di quello che sembra, perché uccidendo tutti gli dei è facile supporre la fine del loro regno e lo stabilirsi di un ordine nuovo, ma non è altrettanto sicuro che i successori degli operatori di un sistema economico possano o vogliano stabilire un nuovo sistema, anche perché l'economia di uno stato moderno è legata a doppio filo con quella degli stati alleati e, quindi, un cambiamento radicale comporterebbe uno scontro sovranazionale di proporzioni mondiali. In questo caso, cosa potrebbe fare Kratos? Mettersi a distruggere tutti gli stati collegati in modo da interrompere per sempre la catena che ha generato la crisi? Ma in questo modo rischierebbe di dover sterminare l'intero genere umano, a parte qualche eccezione, perché di collegamento in collegamento finirebbe per non poter escludere nessuno dal meccanismo perverso che fa muovere il mondo come lo ha immaginato la razza umana e che lo ha privato dei suoi affetti. Forse sarebbe a questo punto che rimpiangerebbe seriamente gli dei e capirebbe che uno Zeus qualsiasi è molto meno pericoloso e crudele di una banca che specula in borsa. Purtroppo sarebbe troppo tardi. Peccato.
di Simone Tagliaferri
Sviluppatore: Teknogames
Tipo di distribuzione: Freeware
Sito di riferimento: Link
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Da sapere per giocare al meglio: niente di rilevante da segnalare.
Action Fist!
Raccontava a uno psichiatra uno dei protagonisti di Action Fist!: "Era un giorno come tanti altri quello in cui presi la pistola in mano e iniziai a sparare contro i nemici. Erano durissimi e non andavano giù che dopo numerosi colpi. Come era possibile? Semplice, ognuno di loro aveva un colore dominante e per abbatterlo velocemente andava colpito con i proiettili del colore corrispondente".
Lo psichiatra, avendo capito poco il discorso, gli disse che era tutta colpa della nonna morta che gli faceva il solletico all'Io e dello shock avuto a causa della caduta in un secchio di vernice quando era bambino. A quel punto fu il nostro eroe a capirci poco e, cercando nella sua memoria tracce di quell'evento traumatico, cacciò i cinquecento euro della parcella.
Action Fist! è un platform d'azione molto classico ma realizzato in modo egregio per essere completamente gratuito. La grafica pixel art è definita e ben fatta, pur non rinunciando allo stile peculiare del genere a cui appartiene. Il ritmo di gioco è elevatissimo, soprattutto grazie al sistema dei colori (spiegato sopra) che rende necessario mantenere sempre desta l'attenzione e cambiare continuamente arma per adattarsi alle diverse situazioni. Non avere l'arma giusta può fare la differenza fra la vittoria e la disfatta totale. Interessante anche la capacità degli sviluppatori di concepire livelli molto vari e ben disegnati, spesso con variazioni sostanziali nel gameplay, nonostante il bassissimo budget a disposizione (a essere ottimisti un paio di birre al giorno a testa). Gli stessi nemici sono figli di questa fantasia realizzativa e offrono sempre sfide interessanti e diverse tra loro, pur copiando gli schemi classici del genere. Con qualche aggiustatina a livello cosmetico, Action Fist! non sfigurerebbe in un servizio di DD a pagamento.
Sviluppatore: Nemesys
Tipo di distribuzione: DD
Sito di riferimento: Link
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Da sapere per giocare al meglio: niente di rilevante da segnalare.
Fortix
C'era una volta, in un'epoca lontana lontana, quando ancora il Tagliaferri non era stato pettinato definitivamente dal destino, un gioco in cui un rombo doveva chiudere delle aree rettangolari dello schermo evitando delle strane entità formate da linee. Si chiamava Qix e se vi interessa è ancora giocabile tramite emulatori o in qualche raccolta di vecchi classici (magari ne esiste anche una qualche versione gratuita per browser). Fortix ne è una versione moderna e aggiornata che rinuncia a buona parte dell'astrattismo dell'originale e sceglie come ambientazione quella medievale fantastica.
Mantenuta la stessa impostazione di base, lo scopo non è più quello di chiudere una certa percentuale di schermo, ma di catturare delle fortezze evitando draghi e cannonate. I draghi da evitare sono diversi: ci sono quelli semplici, che vagano per lo schermo seguendo percorsi prevedibili e facilmente evitabili; ci sono i draghi d'ossa, più veloci degli altri e capaci di cambiare traiettoria in corsa per puntare le linee disegnate dal giocatore; i draghi pipistrello, invece, corrono lungo il perimetro dello schermo e vanno evitati disegnando linee; i draghi neri, infine, hanno tutte le caratteristiche dei draghi d'ossa, ma sono più reattivi e in più possono sparare tre palle di fuoco contemporaneamente. A complicare ulteriormente la situazione ci pensano le già citate torrette e le loro palle di cannone. Per eliminare i nemici esistono diversi modi: il più ovvio è catturarli circondandoli con le linee, siano essi torrette o draghi. Altri modi sono: l'uso di balliste contro le torrette, attivabili catturando delle icone sparse per lo schermo, e la cattura delle icone speciali a forma di pentacolo per cercare di ottenere l'effetto che uccide un drago a caso. Per completare il gioco bisogna catturare i territori di tutta la mappa principale e sconfiggere il boss che ci aspetta nell'ultimo livello. La campagna è affrontabile a ben quattro livelli di difficoltà, di cui i primi due sono molto semplici, mentre gli ultimi due fanno sudare le proverbiali sette camicie. La durata del gioco varia a seconda di come lo si affronta. Diciamo che per finirlo a tutti i livelli di difficoltà ci vorranno circa sei ore. Non male se consideriamo che viene venduto a poco meno di quattro euro. Fortix non riscrive la storia dei videogiochi, ma come passatempo vale tutti i soldi che costa, soprattutto se siete dei nostalgici dei vecchi concept.
Sviluppatore:Farbs
Tipo di distribuzione:Freeware
Sito di riferimento: Link
Browser game:: Link
Da sapere per giocare al meglio:Nulla di rilevante da segnalare.
PlayPen
PlayPen prende alla lettera l'espressione "pixel-art". La prima schermata è spiazzante: una marmellata di pixel immobili. Sullo sfondo, il silenzio. Mah, proviamo a gironzolare con il cursore e accade qualcosa: alcuni di quegli agglomerati di cubetti sono sensibili al puntatore e fanno comparire sullo schermo una frase. Cliccandola, si passa alla schermata successiva, seguendo un filo narrativo a tratti delirante. Qual è il punto di questo non senso? PlayPen è un gioco che si sviluppa grazie al contributo di ogni utente, che può modificare graficamente la schermata sulla quale si trova o crearne una nuova proprio a partire dal punto nel quale la storia si ferma.
Come se ci trovassimo a completare un Wiki, abbiamo accesso a un semplice editor con il quale dare sfogo alle nostre qualità artistiche.
Noi, purtroppo, siamo negati per il disegno, perciò ci siamo astenuti dal proporre patetici tentativi di miglioramento, ma voi non tiratevi indietro. Alcune schermate sono realizzate con grande senso estetico, altre magari lasciano un po' a desiderare, ma di questo può sempre occuparsi qualcuno più esperto. Grazie al sistema che tiene traccia di tutte le modifiche fatte, lo stesso implementato da Wikipedia, non correte mai il rischio di deturpare la schermata irrimediabilmente. Basta un clic e si torna alla situazione di partenza. Definire PlayPen divertente sarebbe un azzardo, in particolare se uno non sa disegnare, ma l'idea è un lampo che rischiara il cielo grigio del "già visto". Da premiare, senza dubbio.
Sviluppatore:Time
Tipo di distribuzione:Freeware
Sito di riferimento: Link
Browser game:: Link
Da sapere per giocare al meglio:Nulla di rilevante da segnalare.
Quietus
Le cose sono andate male, molto male. Così male che ci siamo legati un cappio al collo e impiccati al classico ramo dell'albero (è un gioco eh, voi non provateci a casa). Risultato: siamo faccia a faccia con la Morte; chi l'avrebbe mai detto. Se non fosse che la scheletrica mietitrice ci offre una seconda possibilità: tornare alla vita e ottenere la felicità che tanto abbiamo desiderato, ma solo se riusciremo ad attraversare l'Inferno, superando tutte le trappole diaboliche.
A quanto pare neanche da morti le cose volgono al meglio, perché da qui in avanti dovremo vedercela con quaranta schermate che metteranno a dura prova le nostre abilità nel saltare da una piattaforma all'altra, con il rischio di finire uccisi una seconda volta da qualche orrendo marchingegno.
Ci sono piante carnivore, mazze chiodate, spettri e altre amenità pronte a liberare la nostra anima defunta. La curva di difficoltà per fortuna è molto lineare; ogni livello sale di un gradino nella scala del sadismo. Solo il capitano di VVVVVV, con il suo sorriso ebete, era riuscito a snervaci così. La sfida è tosta, ma complice la grafica deliziosa e la colonna sonora coinvolgente, Quietus si rivela una piccola gemma che genera ben presto dipendenza. Anche perché finirlo è un conto, ma recuperare le sfere contenute negli scrigni presenti in tutte le schermate è ben altra cosa. Noi, per la cronaca, ci siamo rassegnati all'aldilà dopo una trentina di livelli.
Sviluppatore:Beatnik Games
Tipo di distribuzione:Shareware
Sito di riferimento: Link
Link per il download:: Steam
Da sapere per giocare al meglio:Nulla di rilevante da segnalare.
Plain Sight
Elemento cruciale della scena indie è il "fattore F" (niente battute pecoracce, è una cosa seria), ossia la follia premeditata e alimentata in scantinati bui dove giovani programmatori e disegnatori passano le ore davanti ai monitor per uscirne solo con qualcosa di stravagante. Plain Sight, manco a dirlo, è un chiaro esempio di quanto detto. Il gioco vede più giocatori sfidarsi in rete, ognuno alle prese con un robot ninja che salta, scatta e uccide lasciandosi alle spalle una scia colorata.
L'effetto visivo è stupefacente, considerando anche la velocità di gioco e il fatto che le mappe sono grovigli di solidi che attirano i robot a terra da qualunque posizione, come se fossero calamite. Giocare è molto facile: ci si muove con in quattro tasti WASD e si salata con la barra spaziatrice, mentre il tasto sinistro del mouse carica l'energia. Una volta accumulata energia a sufficienza, se nel nostro campo visivo entra un nemico, non dobbiamo fare altro che rilasciare il tasto e il ninja si precipiterà a ucciderlo con un colpo secco. Ci siete fin qui? Bene, perché ora arriva il bello. Per ogni uccisione accumuliamo energia e diventiamo sempre più grossi e forti, ma non abbiamo ancora messo da parte un punto. Per farlo dobbiamo farci saltare in aria.
Già, proprio così. Prima che qualcuno ci faccia la pelle è indispensabile premere un tasto e cercare di portare al creatore quanti più ninja possibile. Solo così potremo sperare di vincere la partita. Questa meccanica funziona alla perfezione e il divertimento cresce a ogni iperbolica situazione che ci troviamo ad affrontare. Inoltre con i punti si possono comprare dei potenziamenti da usare nel corso della partita, aggiungendo sale a una minestra già saporita. Per non correre il rischio di annoiarsi ci sono cinque modalità di gioco dai nomi fantasiosi. Peccato solo che la partita tenda spesso a una caos imprevedibile dove non si sa neppure cosa stia succedendo, e ci si trovi poi a procedere a naso. Nonostante questo, la totale dedizione di Plain Sight nello sviscerare al massimo il senso di un gioco in multiplayer lo rende un acquisto consigliato a chiunque, meglio ancora se condiviso da altri tre amici, così da poterlo godere al massimo del suo potenziale ludico. E ora, prima che smettiate di leggere, si facciamo esplodere!