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Un viaggio magico e immaginario

Abbiamo visto per la prima volta a porte chiuse Journey, il seguito ideale di Flower...le nostre prime impressioni!

ANTEPRIMA di Antonio Fucito   —   26/08/2010

A noi le belle storie videoludiche ci piacciono tanto, come quella che ha coinvolto thatgamecompany, software house fondata nel Maggio 2006 che subito si è messa alla luce con Flow, titolo molto particolare che ha portato Sony alla decisione di supportare questo sviluppatore assicurandosi al contempo le pubblicazioni dei suoi prodotti sul PlayStation Network. E' stato poi il turno di Flower, che ha alzato ulteriormente la barra qualitativa, mentre Journey sarà il terzo gioco i ordine di tempo e le premesse perché risulti ugualmente interessante ci sono davvero tutte. In realtà di acqua sotto i ponti ne è passata tanta dal primo titolo, ma la filosofia di questo piccolo sviluppatore composto ad oggi da 10 persone è rimasta sempre la stessa, andare a toccare alcune "corde" videoludiche differenti da quelle classiche, basate più su un piano emozionale che di altro tipo.

Un viaggio magico e immaginario

Proprio da questi presupposti è cominciata la presentazione del gioco avvenuta ad opera di Jenova Chen, fondatore di thatgamecompany, che ha portato come esempio videogiochi come Gears of War, God of War e altri dove i protagonisti sono sempre supportati da qualcosa o qualcuno intesi come poteri, capacità fisiche non comuni e così via, in un mondo dominato da tecnologia e derivati. La stessa cosa accade nel multiplayer, dove la palette emozionale viene intaccata solo marginalmente e dove l'unica volta che Jenova Chen ha provato qualcosa in tal senso è quando si è trovato a impersonare la classe medico, dove poteva aiutare qualcuno direttamente.

Solitudine e poesia

Per illustrare Journey Jenova Chen ha utilizzato un ultimo aneddoto, ovvero quello di Charles F. Bolden, astronauta che ha avuto la fortuna di vedere la terra e la luna dallo spazio, così piccole che lo hanno segnato e portato ad acquisire un nuovo tipo di spiritualità, un'emozione fortissima che l'ha cambiato. Proprio queste vorrebbero essere le mire (fatte le dovute proporzioni) del prossimo titolo di thatgamecompany, che ci ha già provato in misura minore con Flower e che lo farà in maniera ancora più forte con Journey, cercando di lasciare al giocatore "qualcosa dentro" dopo il suo completamento, a partire da un senso di solitudine estrema che è punto focale del titolo. Nella demo mostrata il protagonista principale si risveglia in un deserto dalle tinte forti gialle e stilizzate, senza sapere dove si trova e cosa fare, se non per un unico punto di riferimento rappresentato da una montagna in lontananza, che rappresenta anche il posto da raggiungere per capire cosa sta succedendo. Nessuna interfaccia a schermo o possibilità di comunicare, solo quella di saltare e fare una sorta di richiamo, nonché ovviamente muoversi e guardarsi attorno col sensore di movimento del sixaxis, che pure era stato utilizzato in maniera pesante e intelligente con Flower. In realtà il mondo di Journey rappresenta una metafora di un qualcosa di differente, una sorta di introspezione che il giocatore potrà sperimentare proseguendo in quella che è comunque un'avventura a livello narrativo/visivo fuori dagli schermi. Il protagonista stesso non è umano ma composto letteralmente da vestiti, dispone di un mantello e può sfruttare le brezze di vento per coprire distanze più elevate dopo un salto. E' in grado inoltre di donare vita a brandelli più o meno grandi di stoffa al semplice tocco, in maniera da utilizzarli come piattaforme o concatenarli assieme per raggiungere posti altrimenti inaccessibili. Nell'esempio mostrato il protagonista principale ha creato proprio una sorta di ponte composto da più elementi che si perdevano in lontananza, per uno scorcio che ci ha riportato alla mente Shadow of the Colossus, con il quale sotto certi aspetti Journey condivide l'atmosfera. 
La sabbia e la sua interazione col giocatore rappresentano un altro elemento preponderante del mondo di gioco, così come l'esplorazione, completamente facoltativa ma parte integrante dell'esperienza, dove è possibile imbattersi saltuariamente in alcune pitture ruperstri che possono essere analizzati per cogliere qualche aspetto maggiore del mondo di gioco.

Un viaggio magico e immaginario

Il tutto innestato in un impatto visivo davvero originale e interessante, dove ogni elemento contribuisce a creare un'atmosfera "aulica" e ad aumentare quel senso di solitudine che rappresenta uno dei cardini emozionali del titolo. A differenza dei precedenti lavori Journey godrà anche di una componente multiplayer che riprende se vogliamo quella di Demon's Soul. Nella sua configurazione online il gioco sarà sempre connesso alla rete e potrà accadere di incontrare, uno alla volta, altri giocatori. Nessuna interazione è permessa, se non quella di decidere in maniera autonoma di continuare l'avventura assieme, esplorando e risolvendo i puzzle ambientali, oppure di proseguire per la propria strada dopo questo breve incontro. Nella demo abbiamo scorto anche un personaggio controllato dal computer, un npc col il quale l'interazione è stata piuttosto limitata e dove senza spiegazioni ha fornito al protagonista principale quello che sembra essere una sorta di sigillo, dopo il quale il mondo di gioco ha cambiato tonalità verso un giallo più acceso. Dopo questa prima presentazione purtroppo a porte chiuse quello che colpisce di Journey sono l'atmosfera e la realizzazione così particolare e peculiare del gioco, che risulta bello da vedere e anche potenzialmente interessante da giocare. Si tratta chiaramente di una produzione non comune che al di là della componente platform e puzzle punta molto su concetti non "classici" per un videogioco, ma potrebbe rivelarsi al contempo un'esperienza assolutamente da provare. Ci riallacciamo alla domanda fatta da un nostro collega giornalista che recitava "Alla base di questi presupposti, perché uno dovrebbe rigiocare il titolo?" riguardo anche ai pochi extra e al fatto che la durata dell'avventura si assesterà sulle 3-5 ore in linea comunque per un gioco su PlayStation Network. La risposta di Chen è stata "Perché dovresti rigiocarlo?". Davvero esemplificativa riguardo il concetto di qualche riga più sopra.

CERTEZZE

  • Bellissimo da vedere
  • Gameplay rilassante e appagante

DUBBI

  • Non tutti apprezzeranno