Versione testata: Xbox 360
Tra meravigliose esplosioni psichedeliche, colori abbaglianti e onirici trip, in redazione qualcuno ci ha rimesso la vista e la mascella, ma finalmente abbiamo avuto modo di provare una versione pressoché definitiva di Child of Eden, il nuovo e attesissimo gioco realizzato da Tetsuya Mizuguchi e dai ragazzi di Q Entertainment.
Il papà di Rez sembra essere tornato in forma smagliante, con un progetto che riprende la formula alla base dell'opera che lo ha reso celebre, ma che integra alla perfezione controller innovativi e sfrutta la potenza di calcolo delle console moderne e l'alta definizione per sbalordire il giocatore in ogni istante. Dopo che lo scorso febbraio abbiamo testato la bontà del sistema di controllo tramite Kinect, stavolta abbiamo deciso di dare più spazio all'interazione con il joypad di Xbox 360, allo scopo di capire bene quali saranno i pro e i contro dei due diversi approcci e, soprattutto, quale delle due configurazioni sarà la più divertente, per quella che promette essere già una delle esperienze audiovisive e sensoriali più incredibili in questa attuale generazione di console.
Pad o Kinect?
Se lo scorso febbraio abbiamo potuto dare una fugace occhiata a un unico livello di gioco, stavolta ci è stata data la possibilità di affrontare quasi tutti gli scenari e le opzioni che faranno parte del titolo completo, facendo oltretutto chiarezza su quello che sarà il canovaccio che, in maniera più o meno velata, farà da sfondo all'opera di Q Entertainment. Fin dai primi istanti si fa la conoscenza di Lumi, una splendida ragazza che è stata il primo essere umano nato nello spazio e che gli uomini vogliono replicare all'interno dell'Eden (una versione futuristica di Internet) grazie al Progetto Lumi. Tuttavia un attacco di alcuni virus informatici metteranno in serio pericolo la giovane protagonista, e sarà così compito del giocatore fare piazza pulita all'interno di scenari stracolmi di nemici da eliminare a colpi di flash e neon.
L'approccio con pad alla mano è sicuramente più tradizionale rispetto alle originali soluzioni che gli sviluppatori hanno trovato per interagire con Kinect: lo stick analogico muove il mirino su schermo, mentre, tenendo premuto un tasto, si può attivare il lock-on sui nemici, per poi attaccarli semplicemente rilasciandolo. Tutto il resto, dal fuoco secondario all'attivazione dell'Euphoria (una vera e propria smart bomb), avviene attraverso la pressione di tasti frontali. Un sistema familiare e intuitivo fin dall'inizio, ma indubbiamente meno atipico e divertente, che soffre soprattutto nei momenti di gioco più frenetici e con diversi obiettivi in arrivo dai lati opposti dello schermo: molti pattern di nemici danno l'impressione di essere tarati per spostamenti rapidi grazie a Move e Kinect, laddove lo stick analogico semplicemente non riesce a mantenere il ritmo. Non si tratta comunque di un handicap evidente, e anzi la maggiore precisione che si ha con il controller permette con un po' di pratica di ottenere punteggi ben superiori. Il trucco per aumentare il proprio moltiplicatore non sta però nell'eliminare i nemici tutti assieme, ma nel farlo sparando a ritmo di musica: in questo modo si può mettere a segno quello che il gioco chiama Octa-lock, fondamentale per chi vorrà scalare le classifiche online o sbloccare tutti i contenuti extra. Ed è proprio qui che giocare con Kinect assume tinte totalmente diverse e molto più coinvolgenti. Ci si ritrova in piedi (anche se si può giocare pure da seduti ndr) a tenere il ritmo battendo il piede, utilizzando la mano destra per il lock-on e quella sinistra per il fuoco secondario, una soluzione decisamente più intuitiva rispetto al battito di mani richiesto per cambiare arma nella versione che avevamo testato tempo fa. Comunque, chi deciderà di giocare con il classico controller sarà in grado di modificare in tempo reale effetti sonori, attivando o disattivando riverbero ed eco con la semplice combinazione di dorsali e d-pad. E non pensiate si tratti di un'aggiunta di poca importanza, poiché in Child of Eden la componente sonora si fonde con quella grafica in maniera quasi simbiotica, grazie anche agli ottimi brani realizzati dai Genki Rockets, la band dello stesso Mizuguchi: giocare a volume basso o senza audio quasi non ha senso, e alterare una sequenza di suoni con un tasto vuol dire modificare sensibilmente l'esperienza di gioco.
Una splendida piccola Rete
In Child of Eden i livelli (denominati Archivi) saranno in totale 5, ognuno dei quali è caratterizzato da un'ambientazione particolare e da nemici assolutamente unici. Ogni scenario è ricco di sorprese, zeppo di trovate geniali, nemici incredibili ed effetti grafici stupefacenti: un vero e proprio spettacolo da guardare e ascoltare. In uno dei nostri livelli preferiti il giocatore viene catapultato in un mondo onirico dalle tinte steampunk, con enormi ingranaggi da attivare e in cui si affrontano due enormi sfere di energia che si scontrano e si trasformano, prima in due corridori, poi ancora in un treno merci.
Ci si ritrova nel bel mezzo di un devastante conflitto tra due opposti, Yin e Yang che a ogni colpo danno vita a una pioggia di proiettili. La versione provata scorreva fluida il più delle volte, sebbene in un paio di occasioni il nostro moltiplicatore sia stato polverizzato da vistosi cali di frame che, incrociamo le dita, saranno totalmente assenti una volta che il gioco sarà arrivato sugli scaffali. Cinque livelli possono sembrare pochi, ed effettivamente non nascondiamo che, una volta terminati i quattro disponibili in questa demo, avevamo ancora fame di altri mondi da esplorare e nuovi mastodontici boss da eliminare. Eppure, la quantità di obiettivi, classifiche online, contenuti extra e segreti da sbloccare offre più di un motivo per continuare a giocare a lungo: in particolare, il giocatore potrà accedere a tre effetti grafici aggiuntivi in grado di stravolgere totalmente l'esperienza di gioco, al punto da rendere ancora nuovo uno scenario portato a termine decine di volte. Quello denominato 17bit, a esempio, trasforma ciascun Archivio in un continuo pulsare di enormi pixel colorati, rendendo qualsiasi livello un'esperienza piacevolmente retrò e tanto psichedelica quanto i più eccessivi giochi di Jeff Minter. I vostri occhi chiederanno pietà, ma allo stesso tempo ne vorranno ancora. A questo va aggiunta la possibilità di affrontare il gioco in due diversi livelli di difficoltà, o nella modalità denominata Senti Lumi, una sorta di God Mode in cui è impossibile perdere e ci si può rilassare apprezzando le meraviglie audiovisive dell'opera. Purtroppo nella versione provata mancava l'opzione Hope, modalità pensata appositamente per i giocatori più hardcore, in cui 10 livelli si susseguiranno in una sessione della durata di mezz'ora. Da quanto abbiamo potuto provare, vedere e ascoltare, Child of Eden è già diventato uno dei nostri giochi più attesi per questa prima metà dell'anno. Meravigliosa con un pad alla mano e assolutamente unica con Kinect, l'ultima fatica di Mizuguchi potrebbe anche essere uno dei punti più alti mai raggiunti dal visionario creatore di Rez. Lo scarno numero di livelli è bilanciato da una gran quantità di modalità ed extra sbloccabili, mentre restiamo fiduciosi che i rari rallentamenti di framerate scompariranno definitivamente nella versione definitiva.
CERTEZZE
- Un'esperienza audiovisiva incredibile
- Finalmente un gioco davvero hardcore per Kinect
- Un gran numero di extra sbloccabili...
DUBBI
- ...ma basteranno a giustificare il prezzo pieno?