Versione testata: Xbox 360
Il nuovo lavoro Rockstar non necessita certamente di presentazioni e abbiamo anche già avuto modo di vedere e parlare di Max Payne 3 in passato. Grazie all'invito di Cidiverte, poco più di una settimana fa abbiamo finalmente potuto passare ben due ore a tu per tu con il loro nuovo titolo, addentrandoci pad alla mano in alcune fasi dell'avventura single player.
Un gioco per duri
Togliamo subito qualsiasi dubbio, Max Payne non è cambiato e l'ambientazione sudamericana non ha annacquato minimamente la dura visione del mondo sceneggiata originariamente da Remedy, vero marchio di fabbrica della serie. San Paolo ospiterà la maggior parte degli eventi narrati (anche se l'inizio ed alcuni flashback ci riporteranno più volte nel New Jersey) che in questa nuova capitale trovano un ambiente denso di contrasti, la città con più eliporti al mondo che affianca ricchezza ostentata ad immense baraccopoli.
Foto di repertorio, utilizzate dagli stessi sviluppatori per infondere il giusto realismo al proprio titolo, ci hanno messo davanti agli occhi immagini crude e raccapriccianti, che ritraggono immense Jakuzi su balconi di appartamenti costruiti a pochi metri da capanne ed abitazioni in piedi per miracolo. Tanta povertà significa anche altrettanta criminalità e così la polizia non si fa troppi scrupoli nell'utilizzare la violenza per mantenere l'ordine, mentre i ricchi possono approfittare dei propri mezzi per corromperla o pagarsi una sicurezza privata. In questa dimensione purtroppo non fittizia, si muove la narrazione che trascina Max Payne in una nuova spirale di eventi tutt'altro che benevoli.
Scopriamo come abbia deciso di trasferirsi per disperazione, accettando un lavoro come parte della scorta di una famiglia potente, capitanata dai tre fratelli Branco. Siccome il nostro eroe non è proprio l'uomo più fortunato della terra, qualcosa va storto e si ritrova a dover gestire una difficile trattativa con i responsabili del rapimento di Fabiana, la moglie di Rodrigo, il fratello più grande e potente. Fabiana è il suo tesoro più prezioso, bellissima quanto avventata, una sfrontatezza che le costerà molto cara. La trama non verrà più raccontata attraverso i fumetti, divenuti da subito un marchio distintivo della serie Remedy, ma con più classici filmati di intermezzo, girati utilizzando il versatile e potentissimo motore di gioco.
Max Payne 3 vuole essere un'esperienza cinematografica a tutto tondo, per questo le fasi narrative si integrano perfettamente col gameplay, sfruttando scelte registiche oculate perfettamente fuse con i momenti controllati direttamente dal giocatore. Rockstar ha sfruttato diversi espedienti quali filtri grafici, split-screen e scritte poste in sovrimpressione per caratterizzare al meglio gli intermezzi narrativi, ma anche semplicemente per sottolineare lo stato d'animo del protagonista, ad esempio corrompendo l'immagine per trasmettere la sofferenza delle ferite subite in una sparatoria.
FPS in terza persona?
Preso finalmente in mano il pad veniamo gettati nel vivo dell'azione, partendo da un missione posta nelle prime fasi della campagna, anche se non esattamente all'inizio. La gang colpevole del rapimento di Fabiana, nota come Comando Sombra, ha fissato un appuntamento sul campo dello stadio di San Paolo per effettuare lo scambio. Giunti sul posto accompagnati dall'amico Raul, un cecchino comincia a fare fuoco, interrompendo la trattativa e mettendo in fuga i malviventi. Abbiamo guidato Max, rimasto ferito, attraverso la struttura, consci che quanto sta accadendo coinvolge ben più che una semplice gang, mettendo il nostro sfortunato protagonista al centro di qualcosamolto più grande di lui.
Il livello prende così il via, mentre cerchiamo disperatamente degli antidolorifici per recuperare preziosa energia vitale. I controlli sono abbastanza classici, riproponendo l'impostazione di un tipico shooter in terza persona alla Gears of War con tanto di coperture. Prima che i fan gridino allo scandalo è bene precisare come dopo pochi minuti di gioco ci siamo trovati a riscoprire un gameplay squisitamente vecchia scuola. L'implementazione di un cover system non ha infatti snaturato l'esperienza, molto più vicina ai due predecessori di quanto ci saremmo aspettati, per via di due elementi fondamentali, ovvero l'importanza data al bullet time e l'intelligenza artificiale. Il primo andrà padroneggiato facendolo divenire parte integrante delle proprie strategie d'attacco. È possibile attivarlo in due modi, premendo l'analogico destro o lanciandosi in un'acrobazia con il dorsale, sempre destro. Lungi dall'essere un banale orpello estetico, Max Payne 3 riesce proprio come fatto dai due precedenti lavori di Remedy a mettere il giocatore nei panni sia del protagonista che del regista, proprio tramite il bullet time. Nel pieno di una sparatoria ci siamo scoperti intenti non solo ad eliminare i nostri nemici, ma a cercare di farlo nel modo più spettacolare possibile, rallentando il tempo, osservando i proiettili volare a pochi centimetri dal nostro corpo, gettandoci dagli spalti mentre riempiamo di piombo due malcapitati, ancora sospesi a mezz'aria per poi, una volta atterrati, senza neanche rialzarsi, centrare in testa l'ultimo sicario rimasto in piedi.
Abbiamo accennato all'intelligenza artificiale, elemento troppo spesso trascurato nei titoli odierni, alla quale Rockstar ha dedicato diverso tempo di sviluppo, allo scopo di dare al giocatore un livello di sfida elevato ed appagante. Ci è bastato sostare per più di qualche istante dietro ad una copertura per renderci subito conto dell'abilità della CPU, in grado di controllare i propri seguaci con astuzia indirizzandoli ad accerchiamenti, suggerendo loro di lanciarci granate o di tentare di distruggere il nostro nascondiglio per stanarci. Gli sviluppatori sono andati anche oltre, cercando di caratterizzare i diversi avversari, i quali si comporteranno in maniera differente a seconda che siano semplici membri di una gang, che si agiranno più che altro guidati dall'istinto, o soldati professionisti, freddi calcolatori capaci di mettere in pratica strategie efficaci quanto letali. Dalla nostra avremo, oltre al fido bullet time limitato da una barra ricaricabile nel tempo, un Max fluido e responsivo in maniera sorprendente, capace di girarsi, esibirsi in volteggi e accucciarsi, realizzando concretamente l'obiettivo dichiarato da Rockstar, ovvero riprendere la rapidità ed immediatezza degli shooter in prima persona per poi fonderla con lo stile tipico di quelli in terza persona. Lungo il livello l'azione ci ha proposto una sequenza di sparatorie in ambienti differenti, passando per una sezione di "cecchinaggio" nella quale abbiamo fornito copertura a Raul mentre veniva attaccato da diversi fronti.
Il ritmo dell'azione sempre alto, la spettacolarità e la brillante intelligenza artificiale sono riusciti a mantenere elevata la nostra attenzione, allontanando da subito ripetitività o bisogno di una maggiore varietà, senza dimenticare l'impegnativo livello di difficoltà. Max Payne 3 è un titolo hardcore nell'accezione più concreta del termine, per via di un tasso di sfida elevato e diversi dettagli old school, come l'energia vitale che non si ricarica automaticamente. Viene così introdotta un'altra dinamica, forse sottile ma che gli appassionati gradiranno sicuramente, ovvero la necessità di esplorare a fondo ogni livello, alla ricerca di preziosi anti dolorifici da mettere in inventario così da poterli ingurgitare alla bisogna. La possibilità poi di scegliere fra tre diverse modalità di mira, semi automatica, completamente automatica o libera, garantisce un livello ulteriore di complessità, permettendo ai giocatori più capaci di affidarsi totalmente alle proprie capacità. Al contrario, con l'assist attivato, premendo il trigger di sinistra il mirino si sposterà automaticamente sul bersaglio più vicino, per poi poter fare fuoco con molta più facilità.
Dual wielding through the slum
Terminata la missione nello stadio, la nostra prova si è spostata più avanti nel gioco per dare un'occhiata ad un livello ambientato tra le vie della baraccopoli di San Paolo, nei panni di un Max ora rasato, determinato a prendere in mano le redini del proprio destino per cercare di dare una svolta alla propria vita. Qui abbiamo avuto modo di girare con più tranquillità senza preoccuparci di riempire di piombo brutti ceffi, almeno per qualche minuto, godendoci la cura maniacale per il dettaglio riposta nel tratteggiare l'ambientazione, che per scelta dei colori e cura ci ha riportato alla mente i migliori scorci di Uncharted 2. Passeggiando ci siamo soffermati ad osservare dei ragazzi che giocavano a calcio in un campetto, al di là della recinzione, mentre lì accanto delle persone sorseggiavano una bevanda, seduti ad un tavolino di plastica.
Ci avviciniamo, chiedendo informazioni, ottenendo solo di vederli andare via, totalmente ostili alla nostra presenza. Questo breve calo di tensione dura comunque molto poco, visto che entrati in uno squallido bar ci ritroviamo nuovamente costretti a vender cara la pelle in una sequela di sparatorie contraddistinte dal solito stile. Il level design garantisce ambienti complessi ed interessanti con coperture, elementi distruttibili e svariati punti strategici messi a disposizione dell'IA perché possa avvantaggiarsi su di noi. La nostra prova si è conclusa con una spettacolare sequenza all'interno di un capannone sorvegliato da una squadra di soldati da eliminare. Appesi ad un gancio, col tempo rallentato, facciamo fuori i nemici uno alla volta in un tripudio di sangue, proiettili e detriti. L'arsenale con il quale abbiamo avuto modo di familiarizzare non era particolarmente fornito, ma spiccano alcuni dettagli quali la possibilità di impugnare due armi, anche differenti, a spese però di un'eventuale terza arma a due mani. Sarà sempre possibile osservare quanto posseduto da Max, che terrà in mano una pistola e magari l'altra nella fondina, mentre nella sinistra impugna un fucile, gestendo il tutto in modo molto più credibile di quanto visto nella stragrande maggioranza degli altri titoli. Abbiamo accennato all'aspetto estetico, lodando l'attenzione al dettaglio, ma vale la pena spendere ancora qualche parola per descrivere lo splendido comparto tecnico di Max Payne 3, basato sull'engine proprietario di Rockstar, quel RAGE già visto all'opera ad esempio in GTA IV, Midnight Club: Los Angeles e Red Dead Redemption, capace di una resa sorprendente per quantità di elementi a schermo e qualità di texture.
Ottime le animazioni, che insieme alla fisica di gioco sono gestite dal motore Euphoria, anch'esso già visto all'opera in GTA IV. E ancora una volta a catturare la nostra attenzione è la cura riposta nel rendere il mondo di gioco credibile, ad esempio lasciando su Max i segni degli scontri, ben visibili anche nelle cutscene, così come le armi impugnate durante le scene animate saranno esattamente quelle possedute in-game. Peccato per la pulizia generale, che speriamo migliori vista la presenza di aliasing e altri elementi ancora da rifinire. In ultimo come non citare l'eccezionale doppiaggio, che vede ancora una volta James McAffrey donare la sua voce profonda e consumata al protagonista. Pochi dubbi, questa prova con mano ci ha lasciato assolutamente convinti sulla qualità del titolo Rockstar, in attesa di scoprire altri dettagli sulla campagna principale e approfondire la nuovissima componente multiplayer, che in una modalità specifica implementerà anche il bullet time. Restate su queste pagine per tutti i prossimi aggiornamenti.
CERTEZZE
- Gameplay che miscela old school con elementi più moderni
- Tecnicamente splendido
- Trama, ambientazioni e personaggi da Oscar
DUBBI
- Longevità da verificare
- Qualche dettaglio grafico da sistemare
- Gli intermezzi a fumetti un po' ci mancano