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Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream, abbiamo provato il JRPG di Gust

Dopo 7 anni, tornano Sophie Neuenmuller e la sua amica Plachta nell'ultimo episodio della saga Atelier: la nostra anteprima di The Alchemist of the Mysterious Dream

PROVATO di Luca Olivato   —   27/01/2022

La serie Atelier è famosa soprattutto in Giappone, dove ha debuttato addirittura venticinque anni fa, ma nell'ultimo decennio, con il contributo della digitalizzazione, si è creata una nicchia di appassionati anche in Occidente. Atelier Sophie, in particolare, è stato il primo gioco della saga a essere convertito per sistemi Windows ed è il suo seguito, Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream, che andremo ad analizzare nella nostra anteprima. Così come era accaduto, allora per la prima volta, con l'ultimo Atelier, Ryza 2, anche in questo capitolo vestiamo i panni di un'eroina già conosciuta in un precedente episodio. Chi se lo fosse perso, potrà porvi rimedio grazie a un utile filmato introduttivo che ne riassume la storia, senza ovviamente dimenticare la versione omnicomprensiva "DX" uscita pochi mesi fa anche su Steam.

Per chi non avesse idea di cosa stiamo parlando, ricordiamo che si tratta di un gioco di ruolo giapponese in cui le vicende narrate sono di secondaria importanza rispetto alla raccolta di materie prime e alla loro elaborazione in caratteristici calderoni, motivo per cui alcuni critici li definiscono "slice of life".

Tanti eroi

Plachta e il suo guantone
Plachta e il suo guantone

Una volta avviato il gioco scopriamo subito che il tempo si è letteralmente fermato, sotto tutti i punti di vista. Sophie, assieme allo spirito/bambola Plachta, parte alla scoperta del mondo lasciandosi alle spalle l'adorata cittadina di Kirchen Bell. Le due, arrivate all'albero dei sogni, una gigantesca quercia che avvolge un cristallo, vengono risucchiate in un vortice e catapultate Erde Wiege, un mondo parallelo creato dalla dea dei sogni Elvira. Chi lo raggiunge potrà andarsene solo dopo aver esaudito il desiderio che lì lo ha condotto, e nel caso di Sophie sono addirittura due. Da una parte, infatti, spera trovare il corpo umano della sua amica Plachta, dall'altra aspira a ottenere la licenza ufficiale da alchimista, proprio come la nonna.

Parte così la nuova avventura di Gust, con la nostra eroina che viene ben presto affiancata, come da tradizione, da altre procaci ragazze dalle acconciature spericolate. Su tutte la più ispirata è Alette Carlette, una commerciante dai capelli rosa e una doppia coda di cavallo in grado di sconfiggere le leggi di gravità. Non mancano nemmeno le versioni "giovani" di Plachta e Ramizel Erlenmeyer: quest'ultima, in particolare, è la nonna di Sophie e la sua fisionomia non lascia spazio a interpretazioni a riguardo.

Ci sono anche due figure maschili, Olias Enders e Diebold Lewerenz, che completano il ventaglio dei personaggi controllabili. Il primo è dotato di un fucile e il secondo impugna due spade, ma nelle nostre prove siamo riusciti a utilizzare solo il primo, e solo per pochi minuti.

Il sistema di combattimento non è in tempo reale, come invece era accaduto con Atelier Ryza, ma per l'occasione lo sviluppatore ha deciso di tornare a delle dinamiche a turni. Questa volta, però, c'è una novità: i personaggi presenti sul campo di battaglia sono solamente tre (anziché i quattro del precedente capitolo), ma, per ciascuno di essi, è disponibile un compagno in seconda fila pronto a intervenire in qualunque momento. Le riserve possono sfruttare le proprie abilità dando vita anche a devastanti attacchi combinati.

Timeless

Sophie, una simpatica combinaguai
Sophie, una simpatica combinaguai

All'inizio dell'anteprima abbiamo parlato di tempo che si è fermato, non certo riferendoci all'alternarsi del giorno e della notte, che invece è ben presente e non solo a fini estetici. Alcuni animali, infatti, fanno la loro comparsa solo di notte o nelle giornate piovose, aggiungendo un pizzico di varietà alla fase esplorativa. Intendevamo invece sottolineare che non è stato confermato uno dei leitmotiv della saga, ossia il trascorrere del tempo che in passato obbligava a rispettare un conto alla rovescia per portare a termine il gioco. Una scelta coerente sia con il mondo di Erde Wiege, un luogo incantato dove non si invecchia (come ricorda Pirka, uno dei PNG più carismatici), sia con il consenso dei sostenitori del franchise, che l'hanno accolto positivamente sin dalla sua prima eliminazione.

Purtroppo, però, il tempo sembra essersi fermato anche per quanto riguarda la grafica. Il publisher parla della miglior realizzazione tecnica della saga, ma sembra ignorare che l'epoca d'oro della PlayStation 3 sia tramontata da un bel po'. Eccezion fatta per le texture, in "alta" risoluzione, non c'è praticamente differenza tra una Shellie del 2014 e una Sophie del 2022. È pur vero che gli appassionati di questo genere non si aspettano di rimanere con la bocca spalancata, ma era lecito attendersi ben altri risultati, soprattutto dopo il successo degli ultimi episodi. Scendendo nel dettaglio troviamo una semplificazione degli scenari, spesso ridotti a semplici labirinti, e una limitata interazione con l'ambiente in cui la maggior parte degli esseri viventi funge da mero segnaposto.

Le cose migliorano durante i combattimenti (che si svolgono senza continuità rispetto all'esplorazione), dove si nota una maggiore attenzione nelle animazioni dei personaggi giocanti. Come nella maggioranza dei precedenti episodi, Koei Tecmo ha adottato la scelta di non doppiare i dialoghi, che quindi saranno solo in giapponese: una scelta coerente con il target d'utenza, ma che potrebbe far storcere il naso ad alcuni giocatori, che per capirci qualcosa dovranno giocoforza affidarsi ai sottotitoli in inglese.

L'immancabile calderone

Chi è la nonna tra le due?
Chi è la nonna tra le due?

Chi è alla ricerca di certezze potrà tirare un sospiro di sollievo sapendo che la sintesi degli elementi è ancora una volta il cuore pulsante del gioco. Avviene, come detto, in appositi calderoni in cui inserire materie prime o elaborate; il risultato finale dipende dalla qualità di queste ultime. A livelli superiori corrispondono infatti maggiori caratteristiche magiche rappresentante da una sorta di "pezzi di Tetris" che vanno incastrati senza sovrapposizioni. Il processo, che non è spiegato molto esaustivamente dal tutorial, è più complesso da descrivere che da testare. Le ricette vengono scoperte durante la semplice esplorazione, oppure durante i combattimenti, in modo quasi "casuale". Oltre a Sophie potrà cimentarsi con il mestolone anche Plachta: la maggior parte delle preparazioni è condivisa, ma alcune possono essere realizzate solo da una delle due. Inoltre, il legame con gli altri personaggi può aumentare l'efficacia della sintesi: per rinforzarlo bisogna completare delle missioni secondarie dedicate a ciascuno di essi. Siamo riusciti a testare il gioco solo per poche ore, ma possiamo già sbilanciarci confermando che il numero di preparazioni è imponente, come da tradizione della saga.

Per poter esprimere un giudizio definitivo su Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream, dovremmo aspettare fino al 25 febbraio, data in cui uscirà per PC (distribuito da Steam), Nintendo Switch e PlayStation 4.

Il nuovo capitolo della saga di Atelier torna alle origini con un sistema di combattimento a turni che era stato abbandonato con Ryza. Per il resto, Gust ripropone quella formula alchemica che ha saputo conquistarsi una forte base di sostenitori senza stravolgerla. Gli elementi chiave, tra cui la sintesi gioca il ruolo cardine, sono stati tutti confermati.

CERTEZZE

  • Il titolo conferma tutte le caratteristiche dei suoi predecessori, raffinandole ulteriormente
  • Numerosissime ricette da provare
  • Il sistema di combattimento che prevede due squadre è interessante

DUBBI

  • Tecnicamente datato
  • Sembra che manchino elementi di novità degni di nota