Quante volte avete sentito ripetere la frase "esistono solo tre certezze: la morte, le tasse, e l'uscita annuale di Call of Duty"? Noi parecchie, ma è una frase inesatta. D'altro canto di evasori ce ne sono fin troppi, col volgere di strani eoni anche la morte può morire, e la questione Coronavirus ha creato un tale scompiglio nel mondo dei videogiochi da rendere persino l'uscita di un nuovo capitolo della serie di noti sparatutto dubbiosa. Eppure la periodicità di questi titoli sembra più forte persino della triste mietitrice, visto che - anche in piena pandemia - sta per arrivare un nuovo capitolo ad opera di Treyarch chiamato Call of Duty: Black Ops Cold War, prevedibilmente ambientato proprio durante i momenti più tesi della guerra fredda.
Per portarlo a termine in tempo questa volta Activision non si è servita dei soli Treyarch (che sono spesso considerati il team più abile tra le squadre a rotazione alle redini della saga), ma di ben tre software house contemporaneamente. Raven Software e Beenox hanno quindi collaborato, allo scopo di creare un Call of Duty estremamente ambizioso e dotato di una campagna nettamente più interessante di quanto offerto finora dalla serie. Abbiamo visto in azione il tutto, e oggi, ovviamente, vi faremo le dovute anticipazioni del caso.
La storia la scrivono i vincitori
La campagna di Cold War inizia nel 1981, ed è strutturata attorno ad eventi storici realmente accaduti, anche se ovviamente rimaneggiati in toto per supportare l'azione del gioco, e uno storytelling criptico e ricco di colpi di scena. Stando agli sviluppatori, la guerra fredda è un'ambientazione assolutamente perfetta per la narrativa di un nuovo Black Ops, per via del terrore costante di una terza guerra mondiale e delle insidie legate allo spionaggio internazionale. Curiosamente, peraltro, la campagna questa volta offre una creazione del personaggio, con tanto di scelta del background militare (CIA, MI6 o Ex del KGB), e selezione di uno specifico profilo psicologico e del luogo di nascita. Non stupitevi: si tratta in realtà di novità inserite solo per aumentare l'immersione; non ci sono grossi effetti sul gameplay per il momento, nonostante questo piccolo passo verso la personalizzazione ben si sposi con la direzione abbastanza innovativa intrapresa dal gioco.
Un esempio? La presenza di scelte multiple durante i livelli: la narrativa ha più opzioni, e vi sono obiettivi extra o compiti completabili in modo alternativo, con vari risultati in base alla soluzione scelta. Esistono, all'apparenza, due intere missioni completamente facoltative, ottenibili trovando indizi e scegliendo i giusti bivi. Non bastasse, non si parla di aggiunte per dare semplicemente colore: Cold War ha finali multipli, perciò le scelte fatte influenzeranno seriamente la storia generale, anche se gli sviluppatori hanno precisato di aver evitato conclusioni esageratamente folli. Una tale enfasi sulla storyline è sinceramente inaspettata - nonostante i Black Ops abbiano sempre cercato di offrire trame interessanti - e ha influenzato notevolmente il lavoro dei team coinvolti, che peraltro hanno pensato bene di mostrare l'impegno degli attori e degli scrittori nel dare vita ad eventi credibili. Per la cronaca, il coronavirus ha costretto il team ad essere abbastanza "creativo" con il doppiaggio, ed è stato interessante vedere come gli interpreti abbiano traslato parte del lavoro di registrazione a casa loro, dopo che gli erano stati forniti gli strumenti necessari.
Difficile dire al momento quale sarà il risultato finale - e la comparsa di un Reagan fin troppo "eroico" rispetto alla controparte reale ci ha fatto sentire puzza di americanata da chilometri di distanza - ma se non altro è bello vedere che con un'ambientazione così ricca di intrigo e potenziale la narrativa rappresenti uno dei fulcri della produzione.
Un assaggio di gameplay
Questa ventata di freschezza non ha avvolto solo la storia, ma l'intero svolgimento della campagna, anche se le fasi iniziali mostrate sono apparse molto classiche. Il primo gameplay visto, difatti, si svolgeva in Ucraina, in una base militare dove l'immancabile sergente Woods (sì, ovviamente è tornato) e il protagonista venivano mandati a investigare. Le prime battute ricordavano quelle parzialmente stealth nella neve di Modern Warfare 2, con tanto di possibilità di marchiare i nemici con una macchina fotografica dalla distanza, ma non ci è voluto molto perché cominciasse il caos vero. Scoperti dai nemici, i due si sono trovati in vari scontri a fuoco all'interno di una mappa che ci ha ricordato una versione allargata e nettamente più bella di Nuketown, con climax finale a bordo di un corazzato e "Hit me with your best shot" in sottofondo (la musica anni '80 pare essere il focus della colonna sonora, e approviamo moltissimo).
A stupirci tuttavia non è stata quella missione - indubbiamente scenica, ma non dissimile da quelle viste in molti altri capitoli della serie - bensì le due fasi successive, la prima ambientata a Mosca nel quartier generale del KBG, e la seconda in Vietnam durante la guerra. In Russia non ci si limita infatti a sparare: si vestono i panni di un doppiogiochista, impegnato a sabotare le operazioni dei servizi segreti russi in vari modi. E non abbiamo detto "vari" casualmente, perché stavolta Black Ops offre una mappa e approcci multipli, che permettono di completare più obiettivi. È ad esempio possibile rubare informazioni top secret, avvelenare agenti di alto grado, minacciare un prigioniero per costringerlo a dirci tutto ciò che sa, e così via, per una sezione più simile a un'avventura spionistica che non a un FPS. Certo, l'esplorazione ha presto lasciato spazio a una scena marcatamente più violenta, ma questo tipo di variazione sul tema ci ha davvero stuzzicato, nonostante paia sia l'unica di questo tipo nel gioco.
Un salto in Vietnam
Molto diversa invece la fase durante la guerra in Vietnam, trattandosi di uno strano flashback. Non crediate ad ogni modo che qui siano le sparatorie ad offrire una struttura modificata. No, essendo una parte del gioco ricostruita mentalmente da uno dei personaggi, si tratta di una missione nella quale interi pezzi vengono ripetuti in forma trasformata all'improvviso in base ai cambiamenti nel racconto di chi le descrive, con fasi quasi oniriche in cui il tempo si ferma, e cambi immediati di location. Un'ulteriore trovata ricchissima di potenziale, e capace di dimostrare i chiari intenti di Treyarch: creare una campagna in singolo con variazioni continue e di qualità superiore rispetto a quanto visto in passato (anche se non di durata, visto che durante il botta e risposta successivo è stato confermato come Cold War non vanti contenuti singleplayer superiori a quelli di altri Call of Duty recenti).
Anche dal punto di vista tecnico il gioco è chiaramente migliorato, seppur non sembrino esserci stati enormi passi avanti in quanto a grafica (le animazioni facciali le abbiamo trovate davvero notevoli, ma per il resto nessuna evoluzione impressionante). Gli sviluppatori si sono soffermati parecchio sull'illuminazione però, attentamente studiata per dare maggior impatto ai vari setting, e curata nei minimi dettagli.
E il multiplayer? Beh, per quello purtroppo dovrete aspettare ancora un po', ma non preoccupatevi, arriveremo da voi con informazioni sugose a riguardo anche di questo importantissimo elemento di Black Ops Cold War.
La campagna del nuovo Call of Duty: Black Ops Cold War ci è parsa molto curata, e sensibilmente più originale rispetto a quanto visto nella serie in passato. Le nuove missioni con strutture "alternative" ci hanno stuzzicato parecchio, e ci sembrano un ottimo contraltare a quelle più spiccatamente action a cui i precedenti capitoli ci hanno abituato. Visto il potenziale dell'ambientazione, molto dipenderà indubbiamente dalla storia, ma quanto osservato ci è piaciuto, e abbiamo buone aspettative.
CERTEZZE
- Missioni strutturalmente atipiche davvero interessanti
- La spettacolarità non manca anche nelle missioni "classiche"
- Ambientazione ricca di potenziale
DUBBI
- Validità della storia e longevità da verificare