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La crescita dei publisher minori

Uno dei fenomeni più interessanti del 2018 è stato quello della crescita dei publisher minori, che si sono ritagliati un ruolo di rilievo nell'industria.

SPECIALE di Simone Tagliaferri   —   27/12/2018

Tra i fenomeni più interessanti del 2018 c'è stata sicuramente la crescita dei publisher minori, in particolare Focus Home Interactive, BigBen Interactive e THQ Nordic, che hanno migliorato notevolmente la loro offerta e hanno mostrato un'invidiabile vitalità tra lanci e acquisizioni. Certo, sembra paradossale che ciò avvenga in un anno dove a dominare la scena sono state delle mega produzioni quali Red Dead Redemption 2, God of War, Spider-Man, Monster Hunter World, Super Smash Bros. Ultimate e altre ancora, ma evidentemente il mercato si sta riconfigurando in modo tale da dare più spazio alle cosiddette produzioni doppia A, che hanno comunque un loro seguito.

La crescita dei publisher minori

Uno dei motivi principali di tale crescita ci sembra essere proprio il tipo di offerta: spesso questi publisher vanno a colmare i buchi sempre più grandi creati dai nuovi modelli seguiti dalle etichette maggiori. Prendiamo ad esempio le uscite più rilevanti dell'anno di Focus Home Interactive, ossia Vampyr di Dontnod, Insurgency Sandstorm di New World Interactive, Farming Simulator 19 di Giants Software, Call of Cthulhu di Cyanide Studio e Spintires: Mudrunner di Saber Interactive. Pur molto differenti tra loro, condividono tutti una caratteristica: si rivolgono a delle nicchie di giocatori, spesso molto ampie, che non sono più considerate dai grandi publisher, se non in minima parte. Insomma, sono tutti titoli che hanno un pubblico potenziale tale che non consentirebbe a uno studio tripa A di vivere, ma che, a fronte dell'accettazione di alcuni compromessi produttivi, consentono a studi più piccoli di prosperare. Se guardiamo il catalogo degli altri due publisher citati ci accorgiamo di un quadro molto simile a quello di Focus in termini di offerta: THQ Nordic nel 2018 ha lanciato tra gli altri Darksiders 3, la versione PC di Sunset Overdrive, Fade to Silence e Wreckfest, oltre a diverse edizioni rimasterizzate di vecchie glorie, mentre Bigben Interactive ha proposto V-Rally 4, TT Isle of Man e Tennis World Tour (che per quanto incompleto ha venduto molto bene).

La crescita dei publisher minori

Publisher in fermento

Ricapitolando, le etichette minori trattano di simulazioni realistiche, di giochi di corsa arcade, di serie storiche considerate morte, di avventure di stampo classico e di altri generi che altrimenti non avrebbero lo sbocco commerciale che meritano. Il fatto che si tratti di una strategia vincente lo dimostra un altro dato del 2018 che li riguarda: il grande numero di acquisizioni e alcuni dei nomi coinvolti, che si tradurranno in ottimi lanci anche nel 2019 e in prospettive a lungo termine interessantissime. Prendete Focus che giusto a gennaio sta per lanciare Battlefleet Gothic: Armada 2 ed entro l'anno lancerà Mudrunner 2, The Surge 2, Greedfall e e A Plague Tale: Innocence, tutti titoli di sicuro interesse di studi cresciuti enormemente sotto la sua ala. Oppure prendete l'iper attivismo di THQ Nordic, che in pochi mesi ha annunciato l'acquisizione di studi quali Bugbear, Coffee Stain e HandyGames, e di proprietà intellettuali quali Carmageddon, Alone in the Dark, Act of War, Kingdoms of Amalur, TimeSplitters, Second Sight e altre ancora. Nel 2019 pubblicherà tra gli altri Generation Zero di Avalanche Studios, l'interessantissimo e attesissimo Biomutant e Desperados 3, seguito di una storica serie di strategici tattici stile Commandos ferma da anni. Anche BigBen è stata attivissima con l'acquisizione dei diritti di Werewolf: The Apocalypse - Earthblood, nonché di studi quali Kylotonn, Cyanide ed Eko Software. Nel 2019 lancerà tra gli altri The Sinking City, Warhammer: Chaosbane e Spike Volleyball, quest'ultimo un altro sportivo appartenente a un genere che da anni non vede uscite di rilievo (la pallavolo).

Futuro in abbonamento

Un motivo meno evidente che ha portato alla crescita dei publisher minori, ma che sarà determinante per il loro futuro, è l'inizio della diffusione dei servizi in abbonamento anche nel mondo dei videogiochi, che ha dato un nuovo sbocco alle produzioni minori e a titoli di catalogo, rendendoli improvvisamente appetibili e commercialmente proficui. La competizione tra i vari Xbox Game Pass, EA / Origin Access, PS Now e altri servizi quali l'abbonamento dell'Humble Store, Twitch Prime e così via, hanno creato una grossa competizione tra i grandi publisher a caccia di prodotti da offrire ai loro abbonati.

La crescita dei publisher minori

La quantità dell'offerta è determinante per attirare il pubblico potenziale, quantità che non può essere garantita dai tripla A, che ormai escono in quantità risicata. Così i publisher minori e la scena indipendente sono diventati dei bacini preziosi da cui attingere per rimpinguare i cataloghi dei vari servizi e mantenere l'offerta sempre fresca e interessante. Del resto basti pensare a Microsoft e alle sue più recenti acquisizioni, mirate ad avere un numero sempre maggiore di studi doppia A che possano lanciare titoli nuovi ogni anno od ogni due anni, così da garantire un flusso continuo di contenuti all'Xbox Game Pass, affiancati ovviamente alle produzioni maggiori. Insomma, quelle che un tempo chiamavamo con un certo disprezzo "produzioni medie" sono uscite dalla porta e sono rientrate dalla finestra, per usare un'espressione popolare, e sono diventate quantomai centrali per il mercato dei videogiochi attuale, perché vanno contemporaneamente a raccogliere i delusi che non amano i nuovi modelli economici, come quello dei giochi come servizi, e a colmare quello che altrimenti sarebbe un gap dell'offerta che i servizi su abbonamento non possono proprio permettersi.