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High Score Girl, la recensione

Una serie animata dedicata ai videogiocatori che sono cresciuti a pane e picchiaduro negli anni '90. La nostra recensione di High Score Girl.

SPECIALE di Christian Colli   —   03/01/2019

Ispirata all'omonimo manga di Rensuke Oshikiri, High Score Girl è una serie che tocca i videogiocatori da vicino a più livelli. Pubblicato sulla rivista Monthly Big Gangan per quasi otto anni, il fumetto - in dieci volumi - è stato anche al centro di una controversia legale che ha visto SNK Playmore denunciare il publisher, nientepopodimeno che Square Enix, per aver usato senza alcun permesso nomi, titoli e personaggi appartenenti allo sviluppatore che ha dato i natali a The King of Fighters e Samurai Shodown. Oshikiri è infatti riuscito a infarcire le sue tavole di citazioni e riferimenti a centinaia di videogiochi, cosa che rende High Score Girl particolarmente fedele e interessante per chiunque sia cresciuto negli anni '90 e abbia vissuto le stesse esperienze dell'autore. Ha un che di autobiografico questa storia, che potete trovare su Netflix con tanto di doppiaggio in italiano, e il fatto che a comporre le musiche dell'adattamento animato sia stata Yoko Shimomura - Kingdom Hearts ma anche Final Fight e Street Fighter II, guarda caso - è semplicemente un valore aggiunto. Vi abbiamo incuriosito abbastanza?

La storia

Potremmo dire che i protagonisti di questa storia sono i videogiochi, ma non sarebbe del tutto vero. L'anime è effettivamente incentrato su Haruo Yaguchi, un bambino delle elementari semplicemente mediocre in tutto, tranne che in una cosa: il gaming. Haruo è un videogiocatore incallito che passa ore e ore sui cabinati di Street Fighter II, picchiaduro che ama alla follia. Un bel giorno, però, Haruo subisce una sonora sconfitta da parte di una ragazzina che scopre essersi trasferita da poco nella sua scuola: si chiama Akira Ono e appartiene a una famiglia altolocata che sembra esercitare un'enorme pressione su di lei, una pressione che la piccola sfoga in sala giochi.

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Ono ha un talento innato per i picchiaduro, cosa che alimenta in Haruo sentimenti contrastanti, specialmente perché la bambina non spiccica parola. La loro rivalità si trasforma lentamente in una profonda amicizia: Haruo cresce, va alle medie, poi al liceo, e l'industria videoludica, sempre nei suoi pensieri, cresce insieme a lui. Nel corso della storia lo vedremo comprare le sue prime console e scoprire nuovi picchiaduro, fare amicizie ed esperienze, vivere l'uscita di PlayStation e Saturn, una rivoluzione tecnologica che sembra quasi riflettere la sua crescita come essere umano. E ovviamente, pian piano, anche la sua amicizia con Ono si trasformerà in qualcosa di ancora più importante, sebbene le responsabilità della ragazza proiettino un'ombra angosciante sul loro legame.

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L'amore al tempo dei coin-op

Nonostante ruoti tutto intorno al rapporto tra Haruo e Ono, High Score Girl non è un anime monotono. Le dodici puntate - ma altre tre arriveranno in primavera per concludere la storia - scorrono che è un piacere, soprattutto grazie alle minuziose descrizioni di Haruo che ci racconta l'industria videoludica con gli occhi smaliziati e pieni di meraviglia di un bambino appassionato. Haruo è un protagonista che inizialmente può sembrare difficile da apprezzare: è ottuso e profondamente egocentrico, pensa solo ai videogiochi e coi soldi che la mamma gli dà per i libri scolastici si fa le partite in sala giochi. È un bambino, monello ma anche altruista, e il suo sviluppo caratteriale è genuino e credibile. Oshikiri è riuscito a tratteggiare i pochi protagonisti della vicenda con una gran delicatezza.

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Ono non parla mai - è Haruo che interpreta a voce alta i suoi pensieri - ma la sua espressività e le sue idiosincrasie ci dicono tutto quello che dobbiamo sapere su di lei e su ciò che rappresenta il suo legame con Haruo e con i videogiochi. I pochi comprimari che fanno capolino nella storia sono caratterizzati altrettanto bene. La più importante è sicuramente Koharu Hidaka, una bambina che si prende un'inspiegabile sbandata per Haruo e che, per questa ragione, si avvicinerà al mondo dei videogiochi. Koharu è una novellina ma ha un'enorme determinazione e metterà Haruo alle strette in più di un'occasione. Anche in questo caso subentra un fine lavoro psicologico che, attraverso i suoi pensieri, ci trasmette tutte le insicurezze e i patemi di una bambina alle prese col suo primo amore. Chiunque abbia vissuto le stesse sensazioni non potrà fare a meno di riconoscersi anche in lei.

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E poi ci sono i videogiochi, descritti da Haruo con una cura che in qualche caso rasenta lo slogan pubblicitario. Titoli famosi - come Street Fighter II e tutte le sue varianti dell'epoca - ma anche semisconosciuti, come certi sparatutto Taito che probabilmente ricorderanno soltanto i super fan e i quarantenni che potrebbero farsi scappare una lacrimuccia nostalgica. Haruo si lancia in spiegazioni appassionate, confronti spietati e deliri da gamer sfegatato: memorabile il momento "console war" in cui entra in crisi quando si ritrova a desiderare una PlayStation, proprio lui che tifa per il Saturn! I videogiochi non sono solo citati, ma si intrufolano nell'anime con sequenze di gameplay vere e proprie, riprese dirette dei match e altre deliziose genialate come il Guile che fa da angelo custode a Haruo per incoraggiarlo, voce della coscienza che strappa sonore risate. High Score Girl riesce a interpretare il fenomeno come pochi altri anime, intrecciandolo con la storia non solo a livello narrativo, ma anche visivo.

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Sul fronte tecnico, l'anime di J.C.Staff è un prodotto curato e particolareggiato che maschera con abilità la peculiare tecnica impiegata: è infatti in cel shading, un po' come gli ultimi picchiaduro di Arc System Works, Guilty Gear Xrd e Dragon Ball FighterZ. Il risultato è notevole, a fronte di qualche incertezza nella fluidità di alcune animazioni, ma per la maggior parte del tempo sembra proprio di star guardando un cartone animato tradizionale. C'è pochissima azione, del resto, e il grosso lo fanno i dialoghi e le musiche nostalgiche di Yoko Shimomura, scelta semplicemente perfetta e quasi obbligatoria. L'adattamento italiano è generalmente molto buono e ispirato, specialmente nella pronuncia dei titoli videoludici e nei toni per i momenti più seri, ma qualche volta si incarta nella traduzione di alcuni passaggi che a un orecchio attento e appassionato possono suonare semplicemente senza senso. I più smaliziati possono sempre impostare il doppiaggio in lingua giapponese e i sottotitoli, ovviamente.

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Conclusioni

Multiplayer.it

9.0

High Score Girl è un anime che racconta i videogiochi come poche altre produzioni e che commuoverà e divertirà soprattutto chi ha vissuto gli anni '90, la scena degli arcade e, perché no, i primi amori tra i banchi di scuola. Delicato quanto appassionato, scorre piacevolmente, non è inutilmente lungo e svela anche qualche piccola curiosità sul mondo dei videogiochi che magari non conoscevate neppure, tratteggiando la crescita dei suoi protagonisti in modo onesto e realistico. Ve lo consigliamo caldamente.

PRO

  • Un affettuoso tributo ai giochi degli anni '90
  • Akira Ono è un personaggio delizioso

CONTRO

  • Qualche scivolone nell'adattamento italiano