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Journey to the Savage Planet, provato

Alla Gamescom abbiamo potuto provare l'esilarante e coloratissimo titolo dei Typhoon Studios: Journey to the Savage Planet. Ora che è scaduto l'embargo, possiamo parlarvene

PROVATO di Aligi Comandini   —   09/09/2019

In un mercato dove la maggior parte dei publisher si sfida a colpi di roboanti blockbuster da milioni di dollari, 505 Games ha scelto di seguire una strategia più morigerata. Certo, il publisher ha messo in campo più di un fuoriclasse (Control su tutti, nel periodo recente), ma parallelamente a questi grossi progetti studia e supporta una serie di team di sviluppo giovani o semisconosciuti, consapevole che dal loro talento potrebbero spuntare delle piccole perle capaci di "rompere" il mercato. Tra le scelte della casa c'è Typhoon: un team composto da ex veterani di EA e Ubisoft, e guidato da quell'Alex Hutchinson che molti conoscono per esser stato il director di Far Cry 4 (quindi non propriamente l'ultimo arrivato). Comprensibilmente, questo gruppetto di abili sviluppatori ha scelto di allontanarsi dai prodotti di ampio respiro, per dedicarsi a un gioco sì appetibile ai più, ma costruito su due principali elementi: la gioia dell'esplorazione e un bel po' di sano umorismo. Il nome della loro creatura è Journey to the Savage Planet, e noi l'abbiamo testata per un'oretta buona alla Gamescom di Colonia.

Che bella pianta. Disintegriamola

Il tono di Journey to the Savage Planet si nota immediatamente dalla sua premessa, che vi vede nei panni di un motivatissimo impiegato della Kindred Aerospace, ovvero la quarta compagnia più abile nel campo dell'esplorazione galattica. Spediti su un pianeta alieno con poco equipaggiamento e tanta buona volontà, dovrete svelarne i segreti, analizzarne le forme di vita e validarne le qualità per un'eventuale colonia... il tutto facendo attenzione a non devastare troppa roba durante il vostro girovagare. AR-Y 26 non è d'altro canto un pianeta normale: è pieno zeppo di antiche rovine ricche di misteri e popolato da forme di vita assurde, attorno a cui ruota l'intero gameplay. Dall'interno della vostra comoda tuta spaziale, dunque, voi come giocatore vi troverete a saltellare agilmente per i suoi quattro diversi biomi, sfruttando innumerevoli gadget alle volte provenienti dalla natura stessa. Noi, ad esempio, siamo stati buttati in una delle fasi iniziali del gioco senza un tutorial ad aiutarci, ed è stato piacevole constatare come il gameplay risulti spesso così intuitivo da non necessitare di grandi spiegazioni.

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Molto del lavoro lo fa il vostro scanner - peraltro vociato da un'esilarante intelligenza artificiale - che non solo permette di catalogare flora e fauna, ma anche di constatarne debolezze e utilità. Quando abbiamo trovato dei pulcini giganteschi protetti da uno strano cappello osseo, pertanto, è stato lo scanner a spiegarci che potevamo usare le bombe acide di un fiore lì vicino per farlo saltare in mille pezzi e raccogliere la sua preziosa materia organica, e sempre lo scanner ci ha salvato la vita quando abbiamo tentato inutilmente di affrontare una pianta carnivora con la capacità di lanciare bombe a grappolo. Sì, insomma, se non si fosse capito dalla descrizione, il vostro viaggio non sarà di quelli "tranquilli", e Journey vi costringerà ad aguzzare l'ingegno e a difendervi da mostriciattoli tra il folle e il pericolosissimo, mentre tentate di raggiungere la zona successiva.

Niente procedurale, parecchie procedure

Per la cronaca: detta così, il titolo di Typhoon potrebbe sembrare un'avventura lineare. Non è del tutto falso: AR-Y è liberamente esplorabile, e il vostro alter ego vanta una mobilità notevole - jetpack per i doppi salti, buone capacità di scalata, e il solito armamentario da esploratore digitale - ma questo non significa che ogni singola zona sia immediatamente raggiungibile. Durante la nostra prova, ad esempio, siamo andati a lungo alla ricerca di un rampino, per poter utilizzare delle liane che connettevano alcune curiose isole fluttuanti. L'avventura si divide quindi in macrozone bloccate da ostacoli specifici, che vanno superati con l'intelligenza e lo studio dell'ambiente circostante, o semplicemente raggiungendo il potere necessario a farlo. Tutto è, in parole povere, perfettamente calcolato dagli sviluppatori; qui non ci sono contenuti procedurali e imprevedibili.

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Tra pennuti urlanti che si moltiplicano quando tentate di disintegrarli, spot televisivi della vostra compagnia che cercano di farvi comprare cose insulse mentre rischiate la vita, e idoli del potere che sembrano presi di peso da Super Metroid, dunque, avrete sempre ben chiaro i vostri prossimi obiettivi, con tanto di possibilità di selezionare a quale missione dedicarvi e di decidere se recuperare o meno alcune risorse preziose sparse per la mappa. Un'ottima soluzione, perché si ha sempre l'impressione di avere qualcosa di importante da fare, e ogni scoperta è pensata per migliorare l'esperienza generale. L'unico problema? Durante la nostra prova uno degli indicatori si è resettato a obiettivo quasi raggiunto, rimandandoci alla caverna iniziale e disorientandoci non poco. Si tratta però di un'inezia di facile risoluzione, e in tutta sincerità il resto del gioco ci sembra avere le qualità necessarie per attirare una discreta fetta di curiosi. Ah, c'è pure la cooperativa online, se volete vivere le assurdità del titolo in compagnia. Siete avvisati.

Folle, spassoso, e molto ispirato, Journey to the Savage Planet è riuscito a catturarci non poco durante la breve prova di Colonia. Siamo davvero curiosi di scoprire cosa i Typhoon si siano inventati e non vediamo l'ora di esplorare AR-Y in futuro. Certo, resta da vedere se l'ora da noi testata fosse o meno indice della qualità dell'intera campagna, ma considerando chi c'è dietro al gioco, siamo più che fiduciosi.

CERTEZZE

  • Ricco di umorismo
  • Gameplay molto ricco e divertente
  • Artisticamente ispirato e coloratissimo

DUBBI

  • Qualche bug con gli indicatori di obiettivo