La sete di metroidvania sembra non passare mai ai giocatori. Sarà per i loro dedali architettonici, sarà per la sfida che propongono o per il fascino dei mondi di gioco che si scoprono in silenzio, tra il non detto e qualche artefatto del passato pregno di storia. Fatto sta che il genere è ancora capace di dire qualcosa di molto simile in maniera sempre un pelo differente.
Un potenziale snodo della gigantesca ragnatela dei metroidvania più meritevoli potrebbe corrispondere col nuovo titolo distribuito da Focus Entertainment e sviluppato da Douze Dixièmes, piccolo team francese di una quindicina di persone alla loro seconda opera dopo il suggestivo Shady Part of Me.
Vediamo, in questo provato, se MIO: Memories in Orbit ha le carte in regola per poter reclamare un posto tra i grandi.
Persi sull’Arca
Il gioco ci fa vestire i panni di MIO, una piccola entità robotica dalle abilità uniche risvegliatasi in uno strano mondo dormiente. Girovagando per i corridoi di questa struttura scopriamo di essere su una gigantesca Arca futuristica, chiamata Vascello, che sta solcando i mari spaziali per un motivo che sta a noi trovare.
Trattandosi di una demo, per ora non sappiamo molto dell'incipit che viene tratteggiato durante le primissime ore di gioco, ma è chiaro che a illuminare la via della scrittura è stata la luce lasciata da Hollow Knight. Il gioco ci fa immergere in un ambiente pesantemente ispirato a quello del Cavaliere Vuoto, tanto che anche diversi nemici ricordano quelli che abbiamo imparato a conoscere e "odiare" nel capolavoro di Team Cherry, con la differenza che qui si tratta di creature robotiche controllate da un'intelligenza artificiale impazzita e non di insetti svuotati della loro essenza.
Un gameplay scattante
Se Hollow Knight è stato un grande maestro per il guscio che circonda il gioco, il gameplay si rifà forse un po' più apertamente a un altro successo dei metroidvania, Ori. Nelle due ore e mezza di gioco abbiamo avuto modo di testare a fondo il sistema di movimento e combattimento messo a disposizione dei giocatori per esplorare e difendersi nel non poi tanto deserto Vascello.
La caratteristica che subito salta all'occhio è la velocità. Attacchi fulminei, doppi salti, pavimentazione scivolosa e tutta una serie di abilità di movimento sbloccabili man mano che si procede nell'avventura: dopo appena un'ora la relativa staticità dell'azione si tramuta in un'elaborata danza aerea dove ogni passo falso può fare la differenza tra la vita e la morte.
Abbiamo, infatti, a disposizione un numero limitato di scudi a proteggerci dai singoli attacchi, esauriti i quali la partita finisce e dobbiamo ricominciare dal Nexus, per il momento posizionato unicamente nell'hub principale.
Un modo per ripristinare gli scudi è quello di ricaricarli in delle vasche attraverso la spesa di una determinata quantità di madreperla, la valuta del gioco. Questa si può ottenere sconfiggendo le macchine impazzite che infestano le sezioni del Vascello. Ovviamente, la madreperla, una volta morti, si perde alla stregua dei Souls e di tutto ciò che è venuto dopo, ma è interessante segnalare due variazioni sul tema.
In primo luogo la madreperla non rimane dove siamo stati sconfitti, ma viene aggiunta alla riserva della nave, contribuendo comunque a sbloccare nuove funzionalità nonostante la nostra sconfitta. C'è un modo, però, di salvare il bottino, ovvero condensando la madreperla in forma solida attraverso dei macchinari sparsi per la mappa. Così facendo non dovremo preoccuparci di perderla, dato che l'avremo sempre con noi anche dopo un'eventuale disfatta.
La giusta sfida
Nonostante la piccola sezione di gioco provata, MIO: Memories in Orbit ci ha dato un buon assaggio di quello che ci possiamo aspettare dal gioco, ovvero combattimenti scattanti e impegnativi con nemici che tornano ogni volta che ci fermiamo al Nexus, ma che diventano la norma man mano che affiniamo le abilità nostre e dell'avatar.
Proprio quest'ultimo ha accesso a tutta una serie di modificatori che permettono di sbloccare movimenti particolari, più scudi, una maggiore forza d'attacco o tutta una serie di migliorie atte a rendere più facile e immediata la nostra avventura.
Questi modificatori possono essere trovati in giro per la mappa o comprati da Mel, il nostro personale rigattiere che ci venderà tutto ciò che vogliamo, in cambio di una "giusta" quantità di madreperla e artefatti tecnologici.
È bene specificare che le modifiche non possono essere equipaggiate tutte allo stesso momento, ma vanno selezionate e incastrate in modo tale da rispettare i requisiti del nostro personaggio, anche questi espandibili da Mel. Una buona gestione dei modificatori può fare la differenza tra la vittoria o la sconfitta, specialmente per quanto riguarda i boss.
Di questi ne abbiamo provati solo due, entrambi piccoli nelle dimensioni ma comunque ostici, pur non essendo impossibili da battere, specialmente una volta compresi i loro movimenti abbastanza leggibili, complici anche delle animazioni sensazionali (non solo dei nemici, ma di tutti gli elementi in movimento su schermo).
Bozza di un bozzetto
A mani basse, la parte più interessante di questo MIO: Memories in Orbit è quella visiva. Di una bellezza travolgente, il gioco pare un'illustrazione in movimento capace di emozionare a ogni scorcio. Il motore grafico proprietario ha permesso agli sviluppatori di dare vita a una visione molto particolare, che ricorda le opere di Moebius (anche se non richiama direttamente la linea chiara francese, se non a livello cromatico).
Dei tre ambienti principali che abbiamo visto, tutti presentavano un carattere unico, decisamente accattivante e che ci ha lasciato con la curiosità incalzante di scoprire cos'altro nasconde il titolo a livello non solo visivo, ma anche sonoro.
Sì, perché il lavoro svolto musicalmente sembra andare di pari passo con quello grafico, facendo risuonare le già incredibili immagini con melodie delicate ed eteree, perfettamente complementari all'atmosfera di gioco.
Unica incrinatura la dà l'interfaccia, che ci è apparsa un pelo troppo pulita rispetto allo stile di gioco, risultando anche caotica nei menù, il che li rende non proprio il massimo della navigazione.
Confidiamo anche che un lavoro di fino sulla pulizia generale del gioco faccia sparire quegli strani e stridenti cali di fotogrammi arbitrari dovuti probabilmente a un'ottimizzazione ancora traballante.
Se c'è un gioco, quest'anno, che pare promettere grandi cose, quel gioco è senz'altro MIO: Memories in Orbit. Forte di un sistema di gioco solido e di uno stile capace di differenziarsi dalla massa quel poco che basta per dare la sensazione di trovarsi davanti a qualcosa di inedito, la nuova opera di Douze Dixièmes può veramente ambire a sedere tra i grandi del genere. Speriamo solo che la tanto evidente vicinanza all'impianto di gioco di Hollow Knight non ne sminuisca la natura e permetta al titolo, piuttosto, di sfruttare quel vuoto lasciato dall'attesa ormai infinita per il desaparecido Silksong.
CERTEZZE
- Audiovisivamente su un'altra scala
- Il gameplay sembra solido
DUBBI
- Rischia di essere una macchietta senz'anima di Hollow Knight
- Va fatto un bel lavoro di ottimizzazione