Se avete letto la nostra recensione di Monster Hunter Rise: Sunbreak, allora saprete che il bestiario non è uno dei più corposi - anche se sarà ampliato nei mesi a venire dagli aggiornamenti gratuiti già annunciati - ma Capcom ha curato i mostri ancora meglio del solito, sia le nuove sottospecie che le creature inedite. In particolare, fin dai primi trailer si è fatto un gran parlare dei Tre Signori, cioè i tre mostri completamente nuovi che stanno mettendo in pericolo l'avamposto di Elgado e che saremo chiamati a sconfiggere.
Capitanati dal Malzeno, il mostro copertina dell'espansione, i Tre Signori hanno attirato subito la nostra attenzione perché i loro design sono a dir poco folcloristici. Mentre i mostri del gioco base si ispiravano alla mitologia nipponica o asiatica, in questo caso lo sviluppatore giapponese ha guardato all'occidente.
Scopriamo insieme i Tre Signori di Monster Hunter Rise: Sunbreak nelle prossime righe.
Lunagaron
Il Lunagaron è forse il mostro meno ispirato dei Tre Signori, ma solo in apparenza. Il suo aspetto ricorda le belve zannute introdotte con Monster Hunter World, e cioè l'Oodogaron e il Tobi-Kadachi: è un agile predatore a quattro zampe che possiede un organo interno in grado di congelare l'aria intorno a sé, trasformandola in una corazza di ghiaccio acuminata come faceva un altro mostro delle precedenti generazioni, lo Zamtrios.
Tuttavia, il Lunagaron ha quella che potremmo definire una vera e propria forma finale: normalmente cammina a quattro zampe, ma può ergersi su quelle posteriori, con la schiena incurvata, e attaccare i cacciatori con le zampe anteriori e i loro artigli acuminati. Se il nome e il suo aspetto lupino lo suggerivano soltanto, la sua forma finale conferma la fonte d'ispirazione: il licantropo.
Secondo le leggende, i licantropi, o lupi mannari, sono esseri umani condannati da una maledizione a trasformarsi in lupi durante il plenilunio o di propria spontanea volontà. In realtà, c'è una sottile differenza tra licantropo e lupo mannaro. Il licantropo, generalmente, può trasformarsi a piacimento e senza perdere la propria coscienza umana, pur diventando più feroce e aggressivo; il lupo mannaro, invece, può anche essere un vero e proprio animale, pur gigantesco e famelico, oppure un essere umano maledetto che non ha controllo sulla metamorfosi.
Le origini di questa leggenda potrebbero rimandare alla licantropia clinica, una rarissima malattia mentale che fa diventare particolarmente violente o feroci le persone in condizioni specifiche, per esempio durante le notti di luna piena. È possibile che, nell'antichità, le persone afflitte da questa patologia fossero considerate possedute o maledette, e infatti nelle sue incarnazioni il licantropo è spesso associato alla stregoneria.
La figura del lupo mannaro, che ovviamente è legata a doppio filo col lupo, un animale che accentra svariate credenze e che per molto tempo, soprattutto nel Medioevo, era considerato una manifestazione diabolica, si intravede nelle più svariate culture. Col passare dei secoli il lupo è stato rivalutato e ha assunto i significati più disparati nell'immaginario umano, da guida sciamanica ad antenato del miglior amico dell'uomo, ma il licantropo si è ritagliato un posto nella mitologia e ha ispirato letteratura e fiction di ogni genere. Pensate che il poema più antico in cui compare la maledizione del lupo mannaro risale al dodicesimo secolo, mentre il primo film a tema, un cortometraggio muto del 1913, è addirittura andato perduto per sempre in un incendio.
Garangolm
Il Garangolm è un mostro davvero particolare, perché non si ispira a un mito specifico... ma a molteplici. È una belva zannuta che si annida nelle paludi intorno a Elgado, e che apparentemente ricorda il Rajang, condividendone lo stesso scheletro 3D: ha infatti l'aspetto di un ingobbito gorilla, ma è coperto di scaglie sulle quali cresce il muschio.
Il Garangolm ha infatti il potere di convertire la linfa prodotta dalle sue ghiandole in acqua o fuoco attraverso un processo biochimico che ricorda un altro mostro inedito in occidente: l'Eruzerion di Monster Hunter Frontier Z. Inoltre, questo mostro dispone di una coda biforcuta simile a quella del Bishaten, ma la sua testa squadrata richiama subito l'immagine più tradizionale che abbiamo dell'iconico mostro di Frankenstein. Ed essendo una creatura collage, per così dire, il Garangolm è probabilmente ispirato ad altri due mostri folcloristici: il golem ebraico e il mostro della laguna nera.
Chiunque conosce il mostro di Frankenstein, anche se molti lo chiamano semplicemente Frankenstein, sbagliando perché Victor Frankenstein è solo lo scienziato che lo ha costruito, mettendo insieme i pezzi di vari cadaveri in un esperimento con cui gli ha dato vita. L'idea sovvenne a Mary Shelley, una giovane scrittrice britannica che pubblicò il romanzo Frankenstein o il moderno Prometeo nel 1818, a soli diciannove anni. Anche in questo caso, c'è l'imbarazzo della scelta in termini di cultura popolare. L'opera di Mary Shelley ha ispirato una quantità innumerevole di produzioni, tra le quali la più famosa è probabilmente l'omonimo film del 1994 diretto da Kenneth Branagh - che interpreta anche Victor - con Robert De Niro nei panni del mostro.
Come abbiamo detto, però, il Garangolm ricorda altri due mostri folcloristici. Il golem è una creatura della mitologia ebraica menzionata nella Cabala. Secondo la leggenda, gli eruditi erano in grado di fabbricare un fortissimo gigante d'argilla senza facoltà intellettive che obbediva a qualunque ordine. Il nome indica una massa informe che per gli ebrei sarebbe stato Adamo prima che Dio gli concedesse l'anima.
Esistono svariate leggende sulla figura del golem, che è riconducibile ad altre figure del folclore, compreso lo zombi, ma il mito ha cominciato a diffondersi piuttosto tardi, e per la precisione a partire dal diciottesimo secolo. Ciò non gli ha impedito d'influenzare la cultura popolare, tant'è che questa creatura appare spesso in tantissimi videogiochi, come nemico comune oppure come boss.
Infine, nelle branchie che il Garangolm sfoggia ai lati della testa, non possiamo fare a meno di vedere quelle del mostro della laguna nera, una creatura chiamata comunemente Gill-man, che risale a un film in bianco e nero del 1954, Il mostro della laguna nera, appunto, oppure Creature from the Black Lagoon se cercate il titolo in inglese. Considerando l'ambiente in cui si muove il Garangolm, i suoi poteri acquatici e la forte connessione che ha con la natura, è probabilissimo che Capcom abbia mescolato le carte per fare del suo mostro di Frankenstein una combo di creature a tutto tondo.
Restando in tema di videogiochi, o quasi, il mostro della laguna nera ha ispirato Guillermo del Toro a girare il pluripremiato La forma dell'acqua, una favola a tinte horror che si è portata a casa ben quattro Oscar.
Malzeno
Il leader dei Tre Signori è anche il mostro copertina di Monster Hunter Rise: Sunbreak e per disegnarlo Capcom si è ispirata a quello che probabilmente è il mostro mitologico più famoso di tutti: il conte Dracula. A parte che ci sembra inutile stare a elencare le miriadi di videogiochi che hanno a che fare con Dracula - tipo tutti i Castlevania - bisogna dire che gli artisti di Capcom hanno proprio fatto una distinzione, in tal senso. Il Malzeno è chiaramente un vampiro, perché i poteri di questo drago anziano gli permettono di assorbire l'energia vitale delle sue prede: nell'aspetto, il Malzeno ricorda draghi anziani come il Velkhana o il Kushala Daora, ma le sue animazioni trasmettono un senso di regalità, minaccia e potenza che fa subito pensare a una creatura molto più pericolosa.
Il Malzeno controlla uno sciame d'insetti simbiotici chiamati Qurio, che può scagliare contro le sue vittime per prosciugarne la vita infliggendo una condizione chiamata Malus da sangue: i cacciatori afflitti dal Malus da sangue perdono gradualmente energia vitale, ma possono ripristinarla attaccando il drago. Se il Malzeno però assorbe troppa energia, si trasforma in una versione potenziata che si muove così velocemente da sembrare che si teletrasporti, e infligge molti più danni in generale.
Oggi immaginiamo i vampiri come pallidi antieroi romantici perché la cultura popolare ce li propina quasi sempre così più o meno dai primi dell'Ottocento, ma in realtà la storia di questi "mostri" è talmente antica e complicata che nessuno è ancora riuscito a risalire all'origine del nome, forse il risultato di molteplici contaminazioni linguistiche e culturali nell'Europa dell'Est che confluirono nel serbo vampir e, per passaparola, nelle forme più occidentali vampyre, vampir, vampire e così via.
Sebbene il mito del vampiro sia radicato nella tragica e sanguinosa storia medievale, quella del mostro succhiasangue metamorfico è una ricorrenza in ere ancora più antiche, quando la parola ancora non esisteva ma se ne attribuivano le caratteristiche a demoni o spettri. Praticamente ogni cultura, da quella persiana a quella greca, passando per i babilonesi o gli arabi, ha una sua versione del vampiro.
La leggenda più popolare, dalle nostre parti, è sicuramente quella del conte Dracula, che in realtà non era affatto un vampiro: Vlad III, principe di Valacchia, secondogenito di Vlad Dracul, era noto come Vlad l'Impalatore perché aveva questa simpatica abitudine d'impalare i suoi nemici e prigionieri. Non per questo era un mostro; anzi, era considerato uno dei più grandi sovrani dei suoi tempi, nonché un eroe nazionale in Romania.
Fu Bram Stoker, nel suo racconto epistolare Dracula del 1897 - da cui è stato tratto il famoso film del 1992 di Francis Ford Coppola - a stabilire l'archetipo del vampiro moderno, forzando una connessione con le superstizioni rumene e conferendo al personaggio del conte Dracula non solo fascino e sofisticatezza, ma anche poteri molto specifici, come la capacità di trasformare in vampiri le sue vittime o di scomparire e ricomparire in un batter d'occhio. Proprio come il nostro Malzeno di Sunbreak.