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Paradise Lost, cos'è Projekt Riese

Scopriamo Projekt Riese: il fatto storico alla base di Paradise Lost.

SPECIALE di Luca Porro   —   23/03/2021

Paradise Lost ha finalmente una data di uscita. Il 24 marzo, domani, vedremo dunque uno dei titoli che negli ultimi mesi aveva fatto parecchio parlare di sé. L'opera di PolyAmorous è riuscita fin dal suo annuncio a catturare l'attenzione di tutti grazie al suo marcato stile artistico e ad alcune idee narrative che lo hanno reso degno di una maggiore attenzione. La formula distopica del "cosa sarebbe successo se la guerra non fosse andata come tutti sappiamo" non è di certo un'idea rivoluzionaria per una avventura narrative driven, ma l'idea di utilizzare il Projekt Riese come base storica invece, lo è molto. Per questo motivo oggi vi raccontiamo cos'è Pojekt Riese alla base di Paradise Lost.

Progetto Gigante

Paradise Lost: la splendida ambientazione
Paradise Lost: la splendida ambientazione

L'offensiva aerea degli alleati nei confronti della Germania nazista spinse gli alti ufficiali e Hitler a pensare un piano di salvaguardia della produzione di armi e delle infrastrutture critiche del Reich. L'ideazione di tale piano venne affidata ad Albert Speer, Ministro degli Armamenti e della Produzione Bellica nel 1943, e a Firtz Todt, Ministro degli Armamenti e degli Approvvigionamenti nonché capo dell'Organizzazione Todt, una delle più importanti imprese di costruzioni (soprattutto strade e ponti) durante il periodo nazista. L'idea divenne quindi concreta, tramutata nel fantomatico Projekt Riese, ovvero Progetto Gigante.

Il progetto, nella mente degli ideatori era semplice, costruire un sistema di bunker interconnessi enormi in grado di fungere, alcuni da quartier generali e altri da punti di fabbricazione di armi e armamenti. Le strutture sotterranee sarebbero dovute essere sette e si sarebbero dovute estendere dai Monti del Gufo (facenti parte della Catena dei Sudeti Centrali in Bassa Slesia) fino al Castello di Książ (poco lontano dalla città polacca di Wałbrzych sempre in Bassa Slesia). Quest'area, attualmente situata in Polonia, all'epoca era uno dei distretti più sicuri del territorio nazista e per questo motivo venne scelto come punto di trasferimento dell'industria delle armi.

Paradise Lost: tristezza e desolazione a farla da padroni
Paradise Lost: tristezza e desolazione a farla da padroni

Stabilito il piano non si dovette perdere tempo, così venne istituita la Slesia Industrial Company (SIC), una sussidiaria dell'Organizzazione Todt che si sarebbe occupata della costruzione di tutte le strutture del Projekt Riese. Nel novembre 1943, qualche mese dopo, vennero stabiliti i campi collettivi di lavoro forzato all'interno della zona in cui avrebbero dovuto lavorare i prigionieri di guerra Italiani, Polacchi (solo dopo la rivolta di Varsavia che ricordiamo essere avvenuta nel 1944) e provenienti dall'Unione Sovietica.

I prigionieri sarebbero stati la principale manovalanza. L'idea dei nazisti era quella di continuare ad avere un ricambio costante di prigionieri, visto che avrebbero dovuto lavorare ininterrottamente nonostante le intemperie e le condizioni critiche, a causa di ciò molti dei prigionieri persero la vita per via di malattie e malnutrizione. Per prima cosa si collegarono i siti. Venne realizzato un insieme di strade, ponti e ferrovie che collegava i vari siti dei bunker alle stazioni ferroviarie e alcune dighe per ridistribuire in maniera ottimale l'acqua in alcune riserve idriche ideate per il sostentamento della vita nei bunker.

I ritardi e il fallimento

Paradise Lost: l'esplorazione sarà cruciale
Paradise Lost: l'esplorazione sarà cruciale

Il problema principale della creazione di questi bunker fu il tempo, se i lavori per i collegamenti e i servizi principali andavano a gonfie vele, la creazione dei tunnel tra i siti e dei bunker stessi subiva constanti rallentamenti. Il primo vero rallentamento fu la roccia gneiss di cui i Monti del Gufo sono costituiti. A differenza dei materiali dei normali rifugi antiaerei, la roccia gneiss è molto più resistente e dunque nonostante l'utilizzo di esplosivi, la creazione di strutture avveniva in tempi maggiori e con un dispendio quasi doppio di strumenti. Il secondo grande rallentamento fu un'epidemia di tifo tra i prigionieri. Le condizioni precarie di lavoro avevano creato un focolaio massivo all'interno dei campi collettivi, costringendo la sospensione dei lavori nel dicembre 1943.

Questi rallentamenti mandarono su tutte le furie Hitler, il quale decise di sciogliere la SIC e affidare tutto il progetto direttamente all'Organizzazione Todt, con l'utilizzo non più dei prigionieri di guerra dei campi collettivi ma con i prigionieri dei campi di concentramento. Vennero scelti tredici sottocampi del campo di concentramento di Gross-Rosen. Questa rete di sottocampi venne chiamata Arbeitslager Riese per indicare l'utilizzo dei prigionieri per il Pojekt Riese. A causa di una nuova epidemia di Tifo scoppiata alla fine del 1944 e con l'avanzamento dell'Armata Rossa sempre più veloce, i campi di lavoro vennero evacuati e il progetto abbandonato.

Paradise Lost: una stanza misteriosa
Paradise Lost: una stanza misteriosa

Con soli 9 chilometri di gallerie scavati, il fallimento del Projekt Riese fu sonante. Il Progetto Gigante costò la vita a innumerevoli persone, i dati incompleti a causa della perdita di gran parte dei documenti parlano di circa 5.000 vittime. Al progetto si dice abbiano lavorato 13.000 prigionieri di cui sicuramente 857 provenienti dal campo di concentramento di Auschwitz, con l'identificazione sicura di 8.995 prigionieri dall'Ungheria, Polonia, Romania, Grecia, Cecoslovacchia, Paesi Bassi, Belgio e Germania. Quattordici furono le esecuzioni per tentativi di fuga disperata. Nell'oscura pagina della Germania nazista vi è dunque anche il capitolo dedicato al Projekt Riese, un progetto che non ebbe una realizzazione completa e che potremo rivivere nel lavoro di PolyAmorous. Lo scenario distopico creato dai ragazzi polacchi è un modo per non dimenticare, un modo alternativo per capire quanto male sia stato fatto e quanto non se ne debba fare ancora.