Due ragazze corrono a perdifiato. Stanno scappando da qualcuno. Vorrebbero tenersi la mano per non separarsi, ma il terrore brucia dentro loro come un fuoco, e quindi stanno solo attente a non perdersi di vista. E a non farsi acchiappare dall'uomo che le insegue. Sono molto giovani, veloci al punto da riuscire a ficcarsi in auto e a mettere in moto, sperando di lasciarsi l'aggressore alle spalle. Ma non è così: anche l'uomo è stato veloce ed è già alla guida della sua automobile. Le sta pedinando. Fortunatamente le ragazze riusciranno a darsela a gambe, o magari sarà l'uomo che lascerà perdere quel folle inseguimento. Ma dopo quella volta nulla sarà più lo stesso. Questa storia non è tratta da un videogioco, ma dalla notte che ha cambiato la vita di Nikkijay, sviluppatrice indipendente che proprio oggi arriva su Steam con la sua opera prima intitolata Quantum Witch. Quella è stata la notte in cui è scappata una volta per tutte dalla setta religiosa in cui è nata e cresciuta. L'uomo che inseguiva lei e la sua compagna era suo padre.
Non si può parlare di Quantum Witch senza parlare di Nikkijay e della sua vita, perché si specchiano una nell'altra, sono speculari. La prima volta che ho letto questa storia, ho pensato che dovesse essere raccontata insieme al videogioco: la storia di una donna che scappa da una setta e realizza una parodia di quella setta in un videogioco. Lo fa scegliendo come genere la commedia, anche se nel suo racconto non c'è molto di cui ridere: Nikkijay è nata in una famiglia che fa parte del culto da due generazioni, è cresciuta in una setta religiosa che predica l'arrivo dell'apocalisse, che scredita la figura della donna e che condanna l'omosessualità. È difficile immaginare quanto possa essersi sentita sbagliata, dal momento che fin da quando era bambina le hanno ripetuto di essere una seconda scelta, ed è stata costretta a nascondere la sua identità sessuale. Così, ho chiesto direttamente a lei di raccontarmi com'è stata la sua vita prima di Quantum Witch, proprio nei giorni in cui stavo giocando in anteprima al suo videogioco. Più ascoltavo le sue risposte, e più le rivedevo in questa strana avventura, colorata eppure nerissima.
Quello che mi ha colpito di più nel percorso di queste due storie parallele, apparentemente così distanti, è stata l'importanza che Nikkijay ha dato alle scelte. Lei, cresciuta in un contesto nel quale non aveva molta libertà personale, dove ogni decisione era rimessa nelle mani di Dio (o meglio, del gruppo di otto uomini che guidavano la setta). Quantum Witch, invece, è un videogioco ossessionato dalle scelte: tutto ciò che fai o non fai ha impatto sulla storia, sulle opzioni che avrai a disposizione in seguito e sugli epiloghi. Esistono una mezza dozzina di finali e poi almeno due conclusioni per ogni personaggio coinvolto. È una storia di emancipazione, di manifestazione della realtà, di responsabilità. La stessa che è piovuta addosso a Nikkijay quella notte, quando ha dovuto prendere l'unica scelta possibile: non tornare mai più nella setta. E perdere tutta la sua famiglia e i suoi amici.
Due mondi distanti, eppure vicini
Per quanto le due storie si parlino, non potrebbero iniziare in maniera più diversa. In Quantum Witch, Ren è una giovane ragazza che abita in una comunità idilliaca, chiamata Hus, insieme a sua moglie Tyra. La sua impresa inizia quando si rende conto di aver smarrito parte del suo gregge di animali e deve partire all'avventura per ritrovarli. È un pretesto per far visitare al videogiocatore questo mondo colorato e soprattutto per farlo interagire con i personaggi che lo abitano: c'è una guerriera che insegna a Ren come difendersi, un mercatino dell'usato dove vecchie glorie dei videogiochi espongono la loro merce e uno scienziato pazzo che pasticcia con dei portali extradimensionali. Quello che colpisce è l'apparente armonia con cui questa comunità vive. Anche perché è totalmente opposta all'ambiente dov'è nata e cresciuta la sua autrice.
C'è un aneddoto che forse può darvi un'idea della crudeltà che ha circondato l'infanzia della sviluppatrice di Quantum Witch. Quando aveva dieci anni, Nikkijay ha sofferto di un'infezione alle tonsille così grave che il medico aveva consigliato ai genitori di farla operare. La risposta dei due, però, aveva lasciato il dottore di sasso: avrebbero preferito vedere la figlia morire piuttosto che farla sottoporre all'operazione. Questo perché la setta rifiutava ogni tipo di trattamento medico. Alla bambina era stato detto chiaro e tondo: se è il volere di Dio che tu debba morire, così sia. Se questo non dovesse bastare a darvi un'idea, bisogna sapere che la setta era costruita attorno a un sistema patriarcale, e che veniva insegnato ai bambini che le donne erano esseri più deboli, meno capaci, che dovevano essere asservite agli uomini. Non era permesso loro nemmeno pregare quando erano in presenza di un uomo. Per giustificare questo, si sosteneva che le donne avevano una testa più piccola perché doveva contenere meno cervello, ed erano quindi meno inclini al ragionamento. Una donna che mostrava un carattere più spiccato, o che voleva mettere bocca su questioni che andavano al di là delle sue mansioni, veniva considerata innaturale.
A questo punto una parte del racconto di Nikkijay si sovrappone a quello di Quantum Witch. Il videogioco è un'avventura in due dimensioni, dove si avanza orizzontalmente e si ha a che fare con personaggi molto sopra le righe (d'altronde, quando chiedo a Nikkijay a chi si è ispirata per quel tipo di umorismo, fa il nome di Douglas Adams e di Guida Galattica per Autostoppisti). Poco dopo l'inizio, si incontra un gruppo di donne vestite di rosa, con lunghe e ampie gonne, che sembrano quasi venerare ciò che indossano, tanto che il posto in cui si incontrano è sormontato da un'enorme riproduzione di un paralume rosa che somiglia proprio alla gonna. Anche l'abbigliamento femminile della setta dov'è cresciuta Nikkijay si ispirava agli anni '50: vestiti lunghi le cui gonne dovevano essere rigorosamente sotto al ginocchio. Capelli sempre coperti. Se avevi un corpo che poteva "distrarre" gli uomini, dovevi cercare di coprirti il più possibile. Perché se quelli si "distraevano" al punto di allungare una mano o peggio, era colpa tua.
Quando Nikkijay parla della sua omosessualità, però, Quantum Witch e la realtà si separano. Hus è una comunità dove l'amore è apparentemente libero: Ren e Tyra sono sposate e vivono in pace. Nella setta dov'è cresciuta la sviluppatrice, i sermoni recitavano che bisognava essere felici del fatto che, arrivata l'apocalisse, tutti i gay sarebbero stati i primi a morire, perché innaturali e demoniaci. Nikkijay era lì, tra la gente, ascoltava queste cose e teneva per sé il suo segreto. Aveva otto anni.
Dove sono i videogiochi?
Mentre penso alla sua terribile storia personale, c'è qualcosa che non mi torna ancora: i videogiochi. Dove sono i videogiochi nella vita di Nikkijay? Già, perché Nikkijay non è solo una videogiocatrice che - come racconterà tra poco - ha utilizzato il mezzo come strumento di escapismo per fuggire da una realtà che la schiacciava giorno dopo giorno, ma è anche un'abile sviluppatrice, dal momento che Quantum Witch è quasi totalmente farina del suo sacco. Al videogioco hanno lavorato anche lo scrittore Paul Rose, Stephanie Sterling e il musicista Jerden Cooke.
Quando le chiedo, un po' sorpreso, come abbia fatto a procurarsi dei videogiochi in un ambiente così controllato, lei mi risponde che ovviamente i suoi genitori consideravano i computer come giocattoli per bambini. E questa è stata una grande fortuna: non c'era niente che loro potessero individuare come pericoloso o deviante in quell'ammasso di lucine sullo schermo. Proprio grazie a questa mancata lungimiranza, videogiochi come Barbarian per lo ZX Spectrum sono passati sotto i loro radar.
Approfittando di questo immenso cavallo di Troia, Nikki ha pregato i suoi genitori per tre anni, implorandoli di poter ricevere un computer come regalo, e finalmente ottenendo uno Spectrum + 2. Ed è in quel frangente che ha conosciuto la programmazione, e ha sentito che in quei mondi virtuali poteva prendere delle scelte, poteva cambiare il suo destino. Ha passato l'intera estate di quell'anno a studiare il manuale e a imparare le basi della programmazione. È stato come entrare in un portale che l'ha resa finalmente libera.
C'è un momento, in Quantum Witch, nel quale Ren è costretta a entrare in un portale che la catapulta fuori da quel contesto idilliaco e apparentemente perfetto dove ha sempre vissuto con la sua comunità. È un momento forte, spiazzante per il videogiocatore che, anche se si è già abituato allo stile sopra le righe del titolo, difficilmente si aspetta la piega che le cose prenderanno da quel momento in poi. È come sbirciare dietro il sipario.
Se per Ren il portale verso un'altra dimensione è lo strumento che le serve per scoprire la verità, per Nikkijay i videogiochi sono stati il modo di scoprire sé stessa e il proprio valore. E in via definitiva per liberarsi dall'incubo. Qualche anno dopo aver ricevuto lo Spectrum, ha trovato lavoro in un negozio di videogiochi, dove ha scoperto il Super Nintendo (e uno degli amori della sua vita: Chrono Trigger; ha detto di giocarlo ancora, almeno una volta all'anno). Qui ha avuto i suoi primi amici fuori dalla setta in cui è cresciuta e, tra questi, una ragazza a cui ha potuto finalmente dichiarare il suo amore. È lei quella con cui sta scappando all'inizio di questo articolo, dopo che suo padre le ha sorprese insieme.
C'è qualcosa di fatidico nel modo in cui i videogiochi e l'amore si intrecciano con il momento in cui Nikkijay è costretta a fuggire da quel contesto che l'ha oppressa per tutta la vita. Quando le chiedo cos'è che l'ha convinta a lasciare il culto, la sua risposta è sincera e spiazzante: non avevo altra scelta. Non c'è bisogno che aggiunga i particolari, che comunque elenca per amore della narrazione: il padre violento, la madre sommessa, il modo improvviso nel quale hanno scoperto la sua omosessualità, l'inseguimento in auto, il dolore di essere tagliata fuori dalla tua vita, dai tuoi affetti, da tutto ciò che conoscevi. Bastavano solamente quelle quattro parole per dire tutto: non avevo altra scelta.
Quantum Witch
Quantum Witch arriva oggi su Steam e rappresenta un modo molto originale di raccontare questa storia. Inizia come una commedia, una parodia, e poi - pur senza perdere mai la vena umoristica - tocca tematiche serie e oscure. Può non essere il videogioco più moderno del mondo, d'altronde è ispirato a quei pomeriggi passati sui giochi dello ZX Spectrum come Dizzy, ma è un'opera libera. Ed è anche un titolo che richiede necessariamente di conoscere la storia che lo ha generato. E che per fortuna ha un lieto fine.
Oggi, Nikkijay ha una moglie e una figlia che ha ereditato il suo senso dell'umorismo un po' dark. Sua moglie la ama e la sua nuova famiglia l'ha convinta di essere straordinaria. Poi aggiunge: non ho ancora capito come ho fatto a diventarlo. Ripenso al modo in cui è cresciuta per metà della sua vita, a tutte le volte che l'hanno fatta sentire dalla parte "sbagliata" della storia. Ciò che dice dopo sembra quasi una risposta ai miei pensieri ed è la frase che più mi ha colpito dell'intera intervista: puoi far uscire la ragazza dalla setta, ma non è facile far uscire la setta dalla ragazza.
Quantum Witch è il simbolo di questa lotta che vive ancora nel petto di Nikkijay. È un gesto di ribellione, sì, ma è anche un modo per ricordare, a chi è in difficoltà, qual è lo strumento più potente che abbiamo a disposizione: la scelta. Per questo motivo le chiedo se vuole aggiungere qualcosa parlando direttamente a chi sta vivendo una situazione simile a quella che ha vissuto lei. A chi sente che non ha la possibilità di esprimersi. "Non perdete chi siete", mi dice. "Potrete pure perdere tutto il resto liberandovi, ma dovete continuare a restare aggrappati a ciò che siete. Nessuno potrà mai portarvelo via".