Il fratello povero di Metal Gear Solid compie 25 anni. Già, è così che venne definito dalla stampa Syphon Filter al momento della sua uscita, il 17 febbraio 1999. In realtà, l'avventura ad altissimo tasso di pallottole sviluppata da Eidetic - l'attuale Bend Studio - condivideva ben poco con il gioiello a firma Hideo Kojima, ma il fatto di essere approdata sul mercato a pochi mesi distanza dalla missione di Snake fu sufficiente per scatenare paragoni fantasiosi e azzardati.
Per celebrare il primo quarto di secolo di Gabriel Logan e Lian Xing, rispolveriamo dunque taser e giubbotto antiproiettile e scendiamo di nuovo in strada a riempire di piombo terroristi e mercenari intenzionati ad avvelenare il mondo intero.
La demo
Il 3 settembre 1998 Metal Gear Solid viene pubblicato in Giappone per poi sbarcare in America e in Europa tra ottobre '98 e febbraio dell'anno successivo. Con la sua qualità eccelsa, la sua sceneggiatura da colossal hollywoodiano e i suoi personaggi straordinari, il capolavoro di Konami dà il via a una vera e propria stealth mania tra il pubblico, tanto che ogni titolo d'azione uscito dopo la solitaria missione di Solid Snake tra i ghiacci di Shadow Moses deve fare i conti con l'onere di essere paragonato alla creatura di Hideo Kojima.
Inutile dire che molti di essi escono dal confronto con le ossa sbriciolate, ma tra i giochi che si aggiungono alla schiera di emuli (o presunti tali) c'è anche Syphon Filter, action targato 989 Studios dal titolo più cacofonico della storia videoludica che decide di giocare la sfida su tutt'altro terreno.
Sebbene come in Metal Gear Solid al centro della vicenda ci sia un agente segreto incaricato di sgominare una pericolosa banda di pazzi, il Gabriel Logan di Syphon Filter è un soldato che non va tanto per il sottile quando c'è da risolvere un problema, preferendo la cara, vecchia pioggia di proiettili all'approccio silenzioso di Solid Snake. Nell'opera di Eidetic, infatti, la componente stealth è ridotta più che all'osso, e lascia l'intero palcoscenico a sparatorie caciarone, capriole in extremis, lanciagranate e colpi alla testa.
Gli utenti Playstation ne hanno un primo assaggio grazie al disco euro demo 47, che consente di affrontare il primissimo stage del gioco, ovvero Georgia Street. L'occasione si rivela perfetta per mostrare al pubblico tutto il potenziale del lavoro svolto dai futuri sviluppatori di Days Gone: il livello giocabile è infatti un carnevale di pallottole e terroristi a volto coperto; uno scenario in cui brilla su tutti l'utilizzo del mitico taser, diabolico strumento che tante risate avrebbe generato grazie alla sua capacità di far esibire i nemici in rantoli degni del peggior film di serie B.
Il fratello meno nobile
L'onda del successo di Metal Gear Solid è però ancora lunghissima, e Syphon Filter arriva così nei negozi senza riuscire a staccarsi di dosso l'etichetta di fratello meno nobile del prodotto Konami. Ciononostante, l'avventura di Gabe Logan prosegue imperterrita per la sua strada e riesce a ritagliarsi anche una nutrita schiera di fan che dimostrano di apprezzare le sue doti di sparatutto adrenalinico. E a questo proposito, gran parte del merito va senza dubbio al sistema di controllo e alla possibilità di agganciare i nemici grazie alla pressione del tasto R1; una trovata semplice ma dannatamente efficace, che conferisce dinamismo agli scontri a fuoco permettendo a Logan di rimanere in costante movimento mentre tiene il dito sul grilletto.
Sì, ma cos'è Syphon Filter? Anche voi avete ragione, in effetti. Si tratta di una misteriosa arma biologica di nuova generazione capace di colpire specifici gruppi etnici con precisione scientifica; arma di cui intende servirsi il terrorista internazionale Erich Rhoemer insieme alla sua cricca di criminali capitanati dalla letale Mara Aramov. Il giocatore veste i panni, o meglio, il giubbotto antiproiettile di Gabriel Logan, tostissimo agente segreto dalla mascella squadrata che insieme alla partner Lian Xing si mette sulle tracce di Rhoemer per impedirgli di causare un'ecatombe.
L'azione si svolge ai quattro angoli del globo terrestre, da Washington a New York, passando per una base situata in Kazakistan e addirittura una cattedrale in Ucraina; l'esperienza è sorretta da un gameplay solido e incalzante, forse meno ricco di possibilità di quello ricamato da Kojima attorno alla sua opera, ma certamente capace di far assumere alla produzione un'identità ben precisa e riconoscibile agli occhi del pubblico. Anche la trama che fa da sfondo alle venti missioni disponibili è senza dubbio meno epica, geniale e carica di colpi di scena rispetto a quella scritta dal papà di Snake, e si dipana fra tradimenti, snodi narrativi non troppo incisivi e comprimari che di memorabile lasciano ai posteri giusto il loro doppiaggio in italiano da brividi.
Tuttavia, la forza del titolo risiede interamente nel suo ritmo concitato, nella buona varietà delle armi che propone e nelle situazioni limite che mette in scena di volta in volta, nonostante un notevole calo in corrispondenza degli scontri con i boss. E chi se lo dimentica infatti Rhoemer che nell'ultima missione muore per una banale granata a gas nonostante sia corazzato come un sottomarino nucleare? Bah. Insomma, nonostante il peso di un paragone scomodissimo, Syphon Filter ha saputo smarcarsi dai confronti superficiali e dire la sua sul mercato e nel cuore degli appassionati; quegli stessi appassionati che ancora oggi attendono un ritorno in grande stile di questo marchio assente da troppo tempo dalla luce dei riflettori.
La saga continua
I buoni risultati in termini di consensi riscossi dall'avventura di Gabe Logan spingono Eidetic a proseguire con la saga, realizzando quello che ancora oggi è ricordato come uno dei migliori sequel dell'era PSX: Syphon Filter 2. La vicenda inizia subito dopo la conclusione del primo episodio e catapulta immediatamente il giocatore nel vivo di un'azione frenetica e pulsante, che rinfresca il gameplay con un arsenale rinnovato e la possibilità di assumere anche il controllo di Lian Xing in ben otto delle ventuno missioni spalmate su due cd.
La saga compie così un salto di qualità notevole e promette di andare incontro a un futuro radioso; una prospettiva, questa, parzialmente raffreddata dal terzo capitolo, quel Syphon Filter 3 che vede la luce a novembre 2001 e che non riesce a mantenere alto il buon nome del marchio. La prima missione ambientata nell'Hotel Fukushima di Tokyo sembra preannunciare una nuova, esaltante caccia all'inafferrabile virus, ma ben presto l'entusiasmo si spegne al cospetto di missioni davvero poco ispirate se paragonate a quelle del predecessore.
Il punto più basso della serie lo tocca però Syphon Filter: The Omega Strain, l'unica apparizione del brand su PS2. E per fortuna, verrebbe da aggiungere. Innanzitutto, il titolo rinuncia alla presenza di Gabe Logan sul campo di battaglia: il protagonista è infatti una recluta che è possibile creare attraverso un editor; una scelta che decisamente non incontra i gusti del pubblico e che infligge il definitivo colpo di grazia a una struttura ludica quantomeno rivedibile. L'esperienza è infatti costruita attorno al comparto multiplayer online - anche questo mal sfruttato, in realtà -, e i segni dell'incuria riservata alla modalità in singolo sono quindi tutti ben visibili, tra missioni anonime, un versante tecnico più che migliorabile e il caos generale che regna durante le fasi d'azione.
Il nome Syphon Filter sembra così destinato a sparire dall'universo videoludico con vergogna e disonore, ma è proprio nei momenti più bui che si vedono i fuoriclasse. Nel 2006 Bend Studio estrae dal cilindro Syphon Filter: Dark Mirror, capitolo per PSP che rimette il nostro amato protagonista al centro della scena e che riesce a dare nuova e inaspettata linfa al duo Logan-Xing. Quello per l'handheld di Sony è infatti un episodio di qualità elevatissima, che sfrutta alla perfezione i comandi della console - notoriamente ostici da rendere comodi - e che propone soluzioni di gameplay innovative e intelligenti. Una vera rinascita, insomma, che si posiziona immediatamente sulla vetta dei migliori titoli disponibili per PSP e della saga a cui appartiene.
Un successo bissato da Logan's Shadow, sequel - ancora una volta portatile - che spinge oltre i propri limiti l'offerta messa sul piatto da Dark Mirror, anche grazie al nuovo motore fisico Havok. Nella nuova avventura di Gabe, ai giocatori viene infatti data la possibilità di combattere sott'acqua, di usare i nemici come scudi umani e di sparare alla cieca da dietro un riparo; caratteristiche, queste, accompagnate da una rinnovata componente stealth che offre ora all'utente un ventaglio di approcci differenti di tutto rispetto.
Fedele al titolo che accompagna la produzione, di Gabe Logan oggi rimane soltanto l'ombra: già, perché al netto della sua espansione multigiocatore, Combat Ops, Logan's Shadow è infatti l'ultima apparizione dell'agente segreto nell'universo videoludico, e chissà che l'anno delle sue venticinque candeline non sia quello giusto per annunciare un ritorno in grande stile.
E ora tocca a voi: conoscevate la serie creata da Bend Studio? E avete mai giocato il primissimo capitolo? Diteci la vostra nei commenti.