Di action adventure, o ancora di più di action RPG in terza persona, cominciano ad essercene veramente tanti, ed è sempre più difficile trovare un qualche spunto originale che consenta di farne risaltare uno rispetto agli altri, al di là di qualche prodotto che riesce a stagliarsi sulla massa per la sua qualità. Si tratta però anche di un genere che consente interpretazioni molto diverse tra loro, che a fronte di soluzioni di gameplay incentrate su elementi fondamentali comuni potrebbero mettere in scena cose molto peculiari. Questo è il caso di The Age of Bhaarat, che si affida alla mitologia indiana per proporre qualcosa di piuttosto originale in un genere che sta diventando inflazionato.
Curiosamente, sembra che proprio l'action RPG sia diventato il terreno ideale per piantare i semi provenienti da nuovi ambienti di sviluppo, una sorta di fucina globale dove mettere alla prova la creatività di studi appartenenti a paesi differenti, che puntano a far conoscere anche culture differenti attraverso il linguaggio del videogioco.
La forza di questo genere diventa allora la possibilità di sfruttare mitologie e tradizioni caratteristiche di certe regioni per fare un tono molto particolare ai singoli giochi, puntando su atmosfere esotiche e facendo leva proprio sul retroterra dei team responsabili. L'abbiamo visto con Black Myth: Wukong e i suoi riferimenti all'antica Cina, con Enotria: The Last Song e la rappresentazione chiaroscurale dell'Italia e ci apprestiamo a vederlo anche con The Age of Bhaarat e la fascinosa India, sebbene una forma un po' differente.
Ritorno all'action adventure classico
The Age of Bhaarat sembra in effetti più un action adventure che non un vero e proprio action RPG in terza persona, sebbene questa sia la definizione usata dai suoi autori che lo catalogano anche come "dark fantasy", ma ha una caratterizzazione piuttosto eclettica e molto meno oscura di quanto la definizione potrebbe far pensare.
Il combattimento ha una grande rilevanza nel gameplay, ma la sua struttura pone più l'accento sull'esplorazione, cosa che dovrebbe distaccarlo dall'ormai classica deriva soulslike, per prendere una piega più vicina alla tradizione classica. La cosa, paradossalmente, rappresenta un elemento piuttosto fresco e originale, rispetto alla continua insistenza sulla tecnica di combattimento e il livello di sfida sostenuto, per recuperare un po' gli stilemi più antichi legati al movimento nello spazio 3D.
Il team Tara Gaming Limited sembra aver dato una notevole importanza all'esplorazione e alla dinamica dell'attraverso degli scenari, dotando il protagonista di un rampino che dovrebbe avere riflessi importanti nella dinamica del gioco, con livelli impostati anche su una certa verticalità e il movimento veloce.
Più che studiare build e schemi d'attacco, in The Age of Bhaarat si tratta di correre, saltare e lanciarsi su piattaforme ed elementi di scenario, esaltando in questo modo anche il design dei livelli, che possono proporre percorsi decisamente spettacolari tra le ambientazioni che riprendono gli scenari dell'antica India mitologica.
L'India alla riscossa
La storia di The Age of Bhaarat ci cala nei panni di un Guardiano della Foresta, intento a difendere la propria terra da un'invasione di Rakshasas, demoni che devastano l'equilibrio naturale con l'intento di soggiogare il mondo al proprio volere.
Non ci sono ancora molti dettagli sul fronte narrativo, ma è chiaro che l'elemento di punta del gioco sia l'ambientazione indiana, che pesca a piene mani dalla ricchissima mitologia locale per presentare demoni, divinità e scorci legati a tale area geografica. In questo senso possiamo considerarlo una sorta di risposta indiana a Black Myth: Wukong, sebbene la tipologia di gioco sia piuttosto diversa, in quanto il legame con il retroterra culturale del team emerge come una sorta di manifesto di questa produzione.
D'altra parte lo studio Tara Gaming, fondato dal veterano dell'industria videoludica Noredine Abboud (Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands), dall'attore Amitabh Bachchan, e dall'autore Amish Tripathi (la Trilogia di Shiva) pone proprio la volontà di "proiettare l'India sulla mappa globale del gaming" tra i principi fondanti del progetto.
Ovviamente non si tratta del primo videogioco tripla A indiano in assoluto, ma è forse uno dei primi prodotti tripla A concepiti con la consapevolezza di rappresentare il paese in ambito videoludico, permeato di una valenza culturale studiata per un medium di massa come questo. "Sebbene l'India sia patria di un tesoro di storia leggendaria, la sua espressione nei giochi globali è rimasta in gran parte inutilizzata", spiegano gli sviluppatori, che con The Age of Bhaarat vogliono cambiare la situazione e cercare di colmare il divario tra le storie culturalmente radicate e lo sviluppo di videogiochi all'avanguardia.
Una scommessa interessante
Difficile dire a che punto sia lo sviluppo di The Age of Bhaarat o la sua reale portata: l'etichetta di gioco "tripla A" assegnata dai suoi autori si presta a diverse interpretazioni, e al momento non c'è alcun periodo di uscita previsto, dunque non c'è certezza assoluta nemmeno sulla possibilità che il progetto possa arrivare a conclusione, ma quanto possiamo vedere è interessante.
Il trailer di annuncio, dopo una prima introduzione narrativa in computer grafica, mostra quelle che dovrebbero essere sequenze di gameplay, che svelano una natura piuttosto classica da action adventure in terza persona tradizionale, e come dicevamo questa volontà di ritrovare equilibrio tra esplorazione in livelli complessi e combattimenti è sicuramente benvenuta, in un periodo in cui si tende a veder prevalere soprattutto uno dei due elementi.
I materiali diffusi dimostrano una notevole cura nella costruzione delle ambientazioni, oltre ad alcune creature che sembrano derivate direttamente dal ricco catalogo di mostri, demoni e divinità della tradizione indiana, che dovrebbe assicurare una notevole varietà e originalità su questo fronte.
Abbiamo visto anche in altri casi come l'aggiunta di un semplice rampino possa aprire diverse possibilità interessanti nell'esplorazione, e anche qui potrebbe rappresentare un elemento fondamentale del gameplay, ma le fasi di combattimento appaiono ancora piuttosto acerbe, così come le animazioni dei personaggi in generale, segno evidente di un progetto ancora in piena fase di elaborazione. In questo senso è curiosa l'implementazione del multiplayer cooperativo annunciato dagli sviluppatori, che potrebbe rappresentare un'aggiunta di grande rilievo ma fa nascere qualche dubbio su una sua valida implementazione. In ogni caso, non vediamo l'ora di saperne di più.