The Final Exam ha come obiettivo quello di sensibilizzare i videogiocatori sulla causa principale delle sparatorie che avvengono nelle scuole o in altri luoghi pubblici degli Stati Uniti, ossia la mancanza di controllo sulla diffusione delle armi tra la popolazione civile. Come saprete, lì è abbastanza semplice acquistare un'arma, anche in alcuni super mercati, e da anni le lobby del settore fanno pesanti pressioni sui governi per impedire l'approvazione di leggi che limitino la libera diffusione delle stesse, leggi diventate sempre più necessarie dopo il moltiplicarsi delle stragi scolastiche e in altri luoghi ad alta frequentazione di giovani.
Un problema serio
Circoscrivere un tema così complesso in poche righe non è granché virtuoso, lo ammettiamo, ma una premessa era necessaria per parlare di The Final Exam di Webcore Games che, scaricabile in forma gratuita, mette nei panni di uno studente braccato all'interno della sua scuola. L'obiettivo della breve avventura (dura circa 10 minuti) è di riuscire a fuggire senza farsi individuare dai killer, così da portare a casa la pelle.
Durante il gioco vengono anche illustrate le leggi di cui parlavamo sopra, così che il giocatore possa prendere coscienza della situazione. A volere The Final Exam è stata l'associazione Change The Ref, fondata da Manuel e Patricia Olivier dopo il brutale assassinio di loro figlio Joaquin, avvenuto durante la sparatoria della Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, Florida, nel 2018.
Purtroppo, The Final Exam non riesce a rendere a livello emotivo ciò che vuole comunicare a livello intellettuale, risultando fin troppo didascalico nella parte giocata. Insomma, non ci si sente mai davvero come uno studente braccato e il pericolo si percepisce relativamente, visto che il design del gioco mira più a farci conoscere le leggi che a riuscire a trasmetterci l'angoscia di quei momenti, secondo noi funzionale per far passare meglio il messaggio.
Gameplay
Il gameplay è molto semplice: dobbiamo attraversare la scuola correndo, nascondendoci o creando barricate quando i killer si avvicinano. Il problema è che per l'intero gioco abbiamo tutto sotto controllo, lì dove dovremmo percepire l'esatto contrario: nei momenti di pericolo appare infatti un timer che ci invita a compiere una certa azione prima dello scadere del tempo, sempre abbondantissimo.
Paradossalmente una delle informazioni più drammatiche e d'impatto sull'esperienza, ossia il numero di giovani uccisi nelle sparatorie scolastiche, viene mostrata solo in caso di fallimento completo, il che ci ha costretti a giocare due volte solo per leggerla, visto che al primo tentativo siamo arrivati alla fine senza grossi problemi.
In ogni caso partiranno dei quick time event in cui dovremo semplicemente premere i tasti giusti al momento giusto. Se si dovessero commettere troppi errori, semplicemente la sequenza viene resettata. La tolleranza agli sbagli è quindi enorme ed è evidente come l'obiettivo sia quello di farci arrivare alla fine, come detto per provare a sensibilizzare sulle leggi per il controllo delle armi.
Il risultato però è che la tensione, invece di salire, scema completamente dopo i primi minuti, quando si capisce il funzionamento delle sequenze filmate interattive, tanto che la scena finale, in cui i killer ci individuano e ci sparano addosso, scorre liscia come l'olio, considerando che è ormai chiaro come andrà a finire. A peggiorare il tutto ci pensano proprio le leggi che quando appaiono sullo schermo interrompono l'azione, spezzando il ritmo di gioco.
La sostanza assente
La sostanza è che The Final Exam non riesce a fare ciò che si propone di fare, ossia raccontare una storia breve e coinvolgente, per quanto drammatica, per sensibilizzare su di un tema importante. Come detto, dal punto di vista intellettuale i suoi contenuti sono condivisibili, ma il modo in cui sono proposti non rende l'esperienza molto diversa da un articolo di giornale illustrato o da un mini documentario.
Insomma, le potenzialità del medium videoludico non vengono sfruttate quasi per niente, rimanendo sullo sfondo. Ed è un peccato, perché ragionando un attimo sui quei dieci minuti di gioco si poteva puntare a creare qualcosa di molto più di impatto e capace di stimolare un vero dibattito o, quantomeno, in grado di colpire il giocatore facendolo riflettere su di un argomento così importante.