Take Us Back ha messo la parola fine su The Walking Dead: The Final Season, l'ultima stagione della serie creata da Telltale Games e portata avanti da Skybound dopo la dissoluzione della software house californiana. È quindi tempo di giudizi complessivi, che trovate nella video recensione in testa all'articolo.
La storia della stagione segue le vicende di Clementine, la bambina della prima stagione che, ormai adolescente, deve badare a suo figlio AJ. Il rapporto con il bimbo è ben scritto ed evolve nel corso degli episodi, fino a raggiungere il primo apice nell'ultimo episodio, dove AJ mostra lati nuovi del suo carattere. Il ritmo non è costante nel corso delle quattro puntate della stagione, ma è funzionale a preparare un finale di grande impatto. I dialoghi sono ben scritti e recitati altrettanto bene, e sono accompagnati da scelte registiche di grande impatto. L'inserimento di flashback importanti permette di approfondire alcuni episodi e consegna alla narrazione persino uno spiccato messaggio di speranza. L'obiettivo è andare a toccare le corde più intime ed empatiche dello spettatore, mettendo i due protagonisti di fronte a decisioni sempre più importanti nel corso delle circa 8 ore necessarie a portare a termine l'avventura.
Abbandonate le inquadrature dall'alto e i campi larghi, The Walking Dead: The Final Season porta la telecamera dietro le spalle della protagonista, che permette di approfondire le fasi action del gameplay. Ora, infatti, è possibile stordire ed uccidere i vaganti con la pressione di due diversi tasti e, quando si finisce troppo vicini ad un nemico, parte una sequenza nella quale si è chiamati a premere velocemente un tasto prima di dare il colpo di grazia. The Walking Dead resta comunque un titolo che si pone l'obiettivo di narrare, più che interagire. Le scelte dei protagonisti hanno spesso risvolti interessanti e l'evoluzione del rapporto tra Clem ed AJ lascia spazio anche ad una certa pressione nel giocatore, consapevole di dover decidere se insegnare al bambino a sopravvivere in ogni circostanza, o provare a mantenere quell'umanità che ormai sembra essere un lontano ricordo del passato. Le fasi di interazioni nelle varie ambientazioni sono sempre chiare, con gli elementi che arricchiscono il mondo di gioco o che portano avanti la narrazione segnalati da un cerchio colorato attorno al tasto da premere. Le scelte importanti sono sempre accompagnate da segnali che confermano come e quando un personaggio modificherà il proprio approccio alle azioni. Ci sono persino alcuni oggetti collezionabili, usati, per esempio, per arredare uno degli scenari.
Il comparto grafico evidenzia un miglioramento generale dell'engine e una buona qualità artistica, che sfrutta molto bene cel shading. Gli ambienti, le texture, il comporto sonoro e tutto ciò che gira a schermo hanno compiuto un passo in avanti piuttosto importante. Talvolta ci si imbatte però in alcuni rallentamenti di troppo, difficili da giustificare in una produzione di questo tipo. Per quanto riguarda la localizzazione, infine, un discreto adattamento in lingua italiana accompagna un eccellente doppiaggio in inglese.