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Dungeon Keeper mobile condannato dall'antitrust inglese: non è davvero gratuito

Le microtransazioni sono più che invasive

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   02/07/2014

Vi ricordate della versione mobile di Dungeon Keeper? Di come era talmente piagata dalle microtransazioni da essere giocabile solo se si aveva la carta di credito collegata al conto di Briatore? Bene, non sono solo i videogiocatori ad aver notato la cosa, visto che l'Advertising Standards Authority inglese ha bandito una pubblicità del gioco bollandola come ingannevole. Il motivo? Non è un gioco davvero "free", come paventato dalle pubblicità (in questo caso si parla di pubblicità spedite per email), ma è pieno zeppo di acquisti in gioco.
Electronic Arts si è difesa dicendo che "free" fa riferimento al download del gioco, ma la ASA ha dato ragione ai consumatori.

Il comunicato ufficiale dell'antitrust parla di meccaniche che rendono quasi impossibile fruire il gioco senza spendere soldi veri in gemme (la moneta di gioco). Il riferimento è soprattutto a come viene gestito il tempo e come alcune azioni vanno accelerate pagando. Siccome per progredire i giocatori devono spendere soldi, allora non è possibile definire il gioco gratuito. Il cerchio viene chiuso dalla mancanza di specifiche sugli acquisti in gioco nell'email pubblicitaria.

Insomma, Electronic Arts non può più pubblicizzare Dungeon Keeper come gratuito e nei prossimi giochi con lo stesso modello di business dovrà essere più esplicita con le meccaniche legate agli acquisti in gioco. In effetti sarebbe più giusto chiamare i free to play... "pay to play properly".

Fonte: Gamasutra