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Nel mondo dei videogiochi, da sempre si è innovato più su computer che su console, non solo negli ultimi anni

Devi essere libero di sperimentare per poter sperimentare

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   19/01/2018

Oggi alcuni dipendenti di Ubisoft Massive hanno tessuto le lodi del PC, affermando che si tratta della piattaforma sulla quale si può innovare di più. Ad esempio il programmatore Olafur Waage ha dichiarato: "Amo davvero il PC perché soddisfa l'idea di poter fare qualsiasi cosa. Si può mettere insieme la macchina, risolvere quello che non funziona, installare tutto quanto e fare delle prove. Si apprende un sacco." Ha aggiunto l'account manager Veith Hellmich: "Il PC è ancora la piattaforma leader per quanto riguarda l'innovazione... che si tratti di generi di nicchia o specifiche mod create dalla community, ci sono sempre un sacco di cose che succedono su PC che non si possono trovare da nessun'altra parte." Infine, il product manager Christophe Grandjean ha aggiunto: "è davvero evidente che per un sacco di sviluppatori e per l'intera industria, il PC è il luogo ideale dove sperimentare."

In realtà i ragazzi di Ubisoft non hanno detto niente che non si sapesse già. Non ce ne vogliano gli amici possessori di console che non hanno mai giocato su un PC o, meglio, su un computer, ma è sempre stato così e sempre lo sarà, per il semplice fatto che da una parte abbiamo delle piattaforme aperte e libere, mentre dall'altra delle piattaforme con dei marchi proprietari che controllano il flusso di ciò che viene prodotto e pubblicato su di esse. Come affermavamo in un recente articolo, il PC è una piattaforma polimorfa che non ha né confini, né padroni. Se pensiamo a tutte le più grandi innovazioni in ambito videoludico, sia tecnologiche, sia distributive, è impossibile non ammettere che il punto di partenza sia stato quasi sempre un computer. Pochi sanno che anche generi considerati tipicamente da console, come i giochi di ruolo giapponesi, in realtà emisero i loro primi vagiti su dei computer (ad esempio sul PC-9801 della NEC). Lo stesso concetto di "autore" nel mondo dei videogiochi è nato e si affermato in ambienti che avevano i computer come piattaforme di riferimento (pensiamo in particolare alla scena inglese degli anni 80/90, con personaggi quali Jeff Minter, i ragazzi di Sensible Software o i Bitmap Brothers). Ovviamente ci sono diverse eccezioni (le prime console di Atari furono delle piccole fucine per sviluppatori e produttori hardware) e, altrettanto ovviamente, essendo le console più presenti a livello di marketing, è facile che molto di ciò che avviene su di esse risalti di più rispetto a ciò che magari, è già avvenuto nello scantinato di qualche sviluppatore solitario.

Con questo non vogliamo sminuire l'apporto dato all'industria videoludica dal mondo console che, anzi, è sempre stato insuperabile nel creare degli standard in virtù della sua maggiore staticità, donando così solidità alle innovazioni e, perché no, di tanto in tanto innovando anch'esso. Ma è scontato che, se da una parte hai una piattaforma su cui non devi rendere conto a nessuno, mentre dall'altra devi farti autorizzare ogni passo che compi, sarà soprattutto sulla prima che ti potrai permettere di provare e, magari, anche di sbagliare.