Come già detto, il resoconto finanziario di Ubisoft, di cui abbiamo già riportato i dati generali e alcune informazioni a margine, alcune delle quali particolarmente succose, ci sta dando grandi soddisfazioni. Del resto con gli azionisti bisogna essere sinceri e molto diretti, quindi le informazioni fornite possono essere considerate più che attendibili, per quanto molto schematiche.
Ad esempio come spiegare senza fraintendimenti la convenienza del passaggio dal modello di vendita tradizionale a quello dei giochi come servizi, se non affermando e mostrando con i numeri che il nuovo modello riduce gli sforzi e aumenta i ricavi?
Nel primo dei grafici sottostanti viene fornito il quadro generale del cambiamento in atto, che dovreste conoscere tutti molto bene. Con il cosiddetto modello GaaS i ricavi diventano ricorrenti, gli utenti sono più coinvolti, il business diventa essenzialmente multipiattaforma, i giochi vengono sempre più incentrati sui videogiocatori, l'esperienza non la fa più il gioco in sé, ma la piattaforma e, complessivamente, i singoli titoli valgono più della somma delle loro copie vendute.
Ovviamente i ricavi extra arrivano dai contenuti aggiuntivi. Come esempio viene portato il cavallo di fuoco di Assassin's Creed Origins, che complessivamente finisce per valere come un gioco completo a basso budget, a fronte di minori spese per il marketing e la ricerca e sviluppo. Insomma, vendere piccoli oggetti digitali invece che giochi completi conviene, nonostante a pagare sia l'innovazione e la varietà dell'offerta.
Del resto ai giocatori questo scenario sembra piacere, come dimostra la crescita dei ricavi proprio delle microtransazioni, che negli ultimi 9 mesi hanno fatto segnare un +87%. Si tratta della voce che, proporzionalmente, ha visto la crescita maggiore per Ubisoft. Insomma: aspettiamoci che i tripla A abbraccino tutti il modello GaaS, da qui in avanti, visti gli ottimi risultati ottenuti finora.