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Dopo Crash ecco Spyro: si sta esagerando con l'onda nostalgica?

Operazioni commerciali facili o ideologicamente valide?

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   05/04/2018

Dopo mille voci di corridoio e teaser vari, a dirla tutta anche un po' stucchevoli a lungo andare, è stato finalmente annunciato ufficialmente il ritorno di Spyro con la trilogia remake Reignited Trilogy. È un ritorno chiesto a gran voce da molti utenti, sull'onda nostalgica che è stata cavalcata già da Crash Bandicoot con la sua trilogia in arrivo ora sulle altre piattaforme, ma sembra anche nascondere una certa crisi di idee del panorama videoludico attuale, o quantomeno una necessità di investimenti sicuri diventata ormai costante nelle produzioni moderne. La riproposizione di classici videoludici ha anche una validità ideologica: trattandosi di prodotti "sistemici", ovvero fruibili solo attraverso l'hardware per cui sono stati originariamente pensati, certi videogiochi possono essere recuperati solo attraverso una ridistribuzione ottimizzata per le piattaforme attuali (ovviamente parlando della fruizione perfettamente legale e standard), su questo non c'è dubbio.

Dopo Crash ecco Spyro: si sta esagerando con l'onda nostalgica?


Qualche dubbio emerge, come in altri casi di titoli ristrutturati in questo modo, sull'effettivo status di "classico" per la serie Spyro, caratterizzata da una qualità alquanto altalenante già alla sua epoca, fatta eccezione forse per Spyro: Year of the Dragon, il terzo capitolo uscito nel 2000. C'è poi un'altra questione fondamentale, che può però avere risvolti sia positivi che negativi: si tratta di giochi fortemente legati al loro periodo storico, ovvero quella fine degli anni 90 - inizio anni 2000 in cui si cercava di sperimentare una nuova interpretazione del platform e dell'adventure sfruttando in pieno il 3D, sulle orme del capolavoro assoluto Mario 64 e di altre produzioni notevoli che sono emerse in quel periodo pionieristico.

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Sono dunque giochi che possono risultare inevitabilmente limitati rispetto agli standard odierni, perché piuttosto spigolosi già all'epoca e frutto di compromessi, ma d'altra parte si tratta anche di generi che oggi vengono riproposti raramente e dunque queste ricostruzioni possono andare effettivamente a coprire delle lacune importanti che si sono venute a creare nell'offerta videoludica moderna, in termini di generi ed esperienze di gioco. Da questo punto di vista, il fatto di affidarsi a titoli storici mette al riparo gli sviluppatori e i publisher da eventuali investimenti importanti su proprietà intellettuali completamente nuove, che sono sempre delle incognite potenzialmente rischiose, sfruttando una base di popolarità già maturata presso il pubblico.

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Il lato negativo è ovviamente la chiusura degli spazi offerti a titoli nuovi e originali, che possono trovarsi surclassati da operazioni commerciali di questo tipo nelle pianificazioni delle major. In ogni caso, la tendenza è soprattutto quella di rivolgersi a coloro che hanno iniziato a videogiocare con la prima PlayStation o che hanno comunque un ricordo particolarmente caro delle produzioni caratterizzanti di tale console: in quest'ottica l'operazione Spyro: Reignited Trilogy assume un senso preciso e apre la strada anche ad altre possibili reinterpretazioni in chiave moderna. MediEvil, nel frattempo, è già sulla rampa di lancio ma non ci stupiremmo di vedere ulteriori rivisitazioni di giochi del periodo in arrivo nei prossimi mesi da parte soprattutto dei publisher maggiori. A proposito, quali potrebbero essere i prossimi remake?