A un passo dalla conclusione della lunga diatriba legale tra Epic Games e Google sulle presunte pratiche monopolistiche del Play Store per dispositivi Android, le due aziende hanno annunciato di aver raggiunto un accordo per chiudere il contenzioso. Se approvato dal giudice, l'intesa porterà a cambiamenti strutturali che potrebbero rivoluzionare Android a livello globale.
Facciamo un passo indietro. Nel 2020, Epic Games ha intentato causa contro Google, accusandola di pratiche anticoncorrenziali legate al Play Store. Al centro della disputa c'erano le commissioni elevate imposte sugli acquisti in-app, che potevano arrivare fino al 30%, l'obbligo per gli sviluppatori di utilizzare esclusivamente il sistema di pagamento Google Play Billing e le restrizioni imposte all'installazione di store alternativi su Android. Epic sosteneva che queste politiche soffocassero la concorrenza e penalizzassero sia gli sviluppatori che gli utenti. Dopo anni di battaglia legale, una giuria ha riconosciuto che Google aveva legato illegalmente il suo store al sistema di pagamento, aprendo la strada a un'ingiunzione che imponeva modifiche significative.
Con l'accordo appena raggiunto, Google si impegna a modificare Android in modo strutturale, riducendo le commissioni e aprendo il sistema a store e metodi di pagamento alternativi. I cambiamenti verranno discussi in tribunale domani, 6 novembre. Se approvati, inizieranno a essere implementati con la prossima versione principale di Android e resteranno in vigore fino al 30 giugno 2032. Se le nuove tariffe si riveleranno davvero più basse, l'intesa potrebbe avere un effetto a catena sull'intero settore, spingendo anche Apple, Sony, Microsoft, Nintendo e Valve a rivedere le proprie politiche per gli store digitali.
Commissioni minori e più flessibili per gli sviluppatori
Le nuove regole stabiliscono che Google potrà applicare una commissione del 20% sugli acquisti in-app che offrono vantaggi significativi nei videogiochi, come potenziamenti, armi o sblocchi di personaggi. La commissione scende al 9% per contenuti che non influenzano il gameplay, come costumi o oggetti estetici. In precedenza, la casa di Mountain View applicava una commissione del 30% su tutte le transazioni, con una riduzione al 15% per gli abbonamenti e per il primo milione di dollari di fatturato annuale degli sviluppatori, salvo accordi speciali con partner strategici. A queste tariffe si aggiunge una commissione del 5% per chi utilizza Google Play Billing, mentre per i sistemi di pagamento alternativi potrebbe essere comunque prevista una commissione, ma non a carico dello sviluppatore.
Si tratta di modifiche pensate principalmente per gli sviluppatori di videogiochi, come Epic Games, ma che potrebbero estendersi anche ad altre tipologie di app, in base alla natura delle transazioni. Il vantaggio per i consumatori non è diretto, ma potenzialmente significativo: una maggiore quota di ricavi per gli sviluppatori potrebbe tradursi in prezzi più contenuti, offerte più competitive e un incentivo per nuovi attori a entrare nel mercato, aumentando la concorrenza e la varietà dell'offerta.
Pagamenti e store alternativi
Sono in programma anche altri cambiamenti che avranno un impatto su tutti gli sviluppatori, indipendentemente dal tipo di software. Secondo i dettagli dell'accordo, Google si impegna a permettere l'installazione semplificata di store alternativi anche da browser, tramite un singolo clic su una schermata neutra che non scoraggi l'utente.
Inoltre, l'azienda continuerà a richiedere l'integrazione di Google Play Billing nelle app, ma solo a condizione che le opzioni di pagamento alternative siano chiaramente visibili. Gli sviluppatori potranno inoltre impostare prezzi differenti, anche più vantaggiosi, per chi sceglie metodi di pagamento alternativi.