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Metal Gear Solid 3: davvero vogliamo un remake senza Kojima?

Davvero vogliamo un remake di Metal Gear Solid 3 senza Kojima che lo diriga? È così che rispettiamo gli autori di videogiochi?

Metal Gear Solid 3: davvero vogliamo un remake senza Kojima?
NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   08/05/2023

"Per me si va nella città in cui si soffre assai,
Per me si va dove appunto si soffre assai,
Per me si va tra la gente che soffre assai.
Il tipo che mi ha fatto ha urlato yo, invocando la giustizia
Avete capito chi è? Proprio lui, il principale
Quello che sa tutto ma non è ChatGPT.
Prima di me non c'era niente
Che non fosse eterno, ma sono eterno anche io.
Non ci sperate proprio e andate avanti."

Questo è il remake del terzo canto della Divina Commedia di Dante. Immaginiamo che per molti anche solo l'ipotesi che si possa fare un remake di Dante sia una specie di offesa alla vita, ma nel 2023 perché no? Soprattutto i videogiocatori dovrebbero essere ben contenti che si facciano remake di tutto, viste le reazioni di smodata contentezza alle voci sull'ennesimo remake che potrebbe riempire le nostre giornate future, quello di Metal Gear Solid 3.

L'industria dei videogiochi è probabilmente quella che fagocita più velocemente le sue opere e i suoi autori, anche quelli più prestigiosi. Recentemente abbiamo giocato al remake di Resident Evil 4, ma dove fosse Shinji Mikami nell'intera operazione, cioè l'autore originale, non se lo è chiesto nessuno. Eppure con Resident Evil 4 aveva rinnovato non solo la serie, ma inventato un vero e proprio sottogenere. Lecito quindi chiedersi dove sarà Hideo Kojima in un ipotetico remake di Metal Gear Solid 3? Nel caso, chi curerà il remake dirà di essere stato rispettoso della visione originale, ma introdurrà le sue cose e aggiornerà il gioco nei temi e nella rappresentazione. Perché non dovrebbe farlo, del resto? Ma davvero una "visione originale" può essere rettificata da qualcuno che non sia l'autore stesso?

Non è una questione di nuova interpretazione di una certa opera, perché in operazioni del genere non c'è niente che venga davvero reinterpretato. Semplicemente si prende qualcosa e la si riconfeziona secondo standard più moderni per il pubblico nuovo e vecchio, così che diventi di nuovo vendibile. Si eliminano tutti i possibili elementi controversi, si getta un po' di fumo negli occhi di stampa e pubblico ed ecco qua, la nuova versione è servita, come se fosse un happy meal. Sono operazioni relativamente poco costose e poco rischiose, perché per sbagliarle bisogna essere davvero degli incapaci, considerando la base di partenza.

Ecco, quando ci si lamenta che i videogiochi non vengono presi sul serio, dovremmo un attimo riflette su come spesso siano i videogiocatori stessi a svalutarli al punto da disconoscerli in nome dell'aggiornamento tecnologico e della loro nostalgia. Perché un lettore potrà leggere infinite reinterpretazioni di Dante, ma alla fine considererà sempre la Divina Commedia come un unico, mentre i videogiocatori sembrano subito pronti a buttare via le esperienze originali non appena l'industria gli propone la versione nuova e più luccicante, anche al costo di uccidere quegli autori per cui poi, magari, si professa amore imperituro nelle discussioni pubbliche.

Parliamone è una rubrica d'opinione quotidiana che propone uno spunto di discussione attorno alla notizia del giorno, un piccolo editoriale scritto da un membro della redazione ma che non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.