Nel caso in cui ve lo siate perso, vi consigliamo di guardare la puntata scorsa del Cortocircuito, perché - oltre alle consuete brillanti uscite del dinamico trio redazionale - contiene all'inizio un intervento davvero molto interessante da parte di Arianna Podestà, portavoce della Commissione Europea specializzata nel settore antitrust, che ha spiegato diversi aspetti della situazione riguardante l'acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft e gli ultimi sviluppi emersi in questi giorni. Il fatto che la CE abbia deciso di passare alla fase 2 della sua istruttoria sull'operazione di Microsoft è stata vista in certi casi come una sorta di "bocciatura" dell'acquisizione, ma non è assolutamente così, trattandosi di una procedura che viene attivata in diretta risposta a determinate situazioni che si vengono a verificare. Non per nulla, la cosa era stata anche abbastanza preventivata, così come anche l'indagine FTC in USA e quella della CMA nel Regno Unito.
Entro l'8 novembre, la Commissione Europea doveva pronunciarsi dando il via libera all'acquisizione o passando a una seconda fase di indagine: avendo rilevato alcuni elementi di rischio e non avendo ricevuto ulteriori chiarimenti o impegni da parte di Microsoft, l'organo ha deciso di andare avanti con la fase 2 delle indagini che andranno avanti fino al 23 marzo 2023 (salvo ulteriori proroghe nel caso in cui emergano ulteriori elementi dubbi da chiarire o impegni ulteriori da valutare).
Quello che emerge da quanto riferito dalla Podestà da una parte fa capire come tale estensione dell'indagine sia piuttosto in linea con gli iter di questo tipo di operazioni, ma dall'altra dimostra anche come l'operazione sia vista come problematica e fa emergere anche qualche dubbio aggiuntivo sulla sua effettiva fattibilità. Dunque è vero che non si tratta assolutamente di una bocciatura, come poteva sembrare a prima vista, ma è comunque una questione che Microsoft dovrà trattare seriamente, come d'altra parte sembra stia facendo visto anche il team di legali che sta organizzando per difendere le proprie ragioni.
In certi casi, ha spiegato la portavoce della Commissione Europea, è stata proibita la fusione di alcune società e queste, sebbene con sede all'estero, sono state costrette e tornare sui propri passi per non dover incappare in problematiche inerenti l'impossibilità di accedere al mercato europeo. In ogni caso, nella "stragrande maggioranza" dei casi non si arriva alla fase 2, ma questo non significa che quest'ultima non sia un iter normale, perché comunque capita regolarmente ogni anno (circa una decina di casi all'anno, come riferito). È interessante notare che, secondo quanto riferito dalla Podestà, al termine della fase 2 nella maggior parte dei casi la transazione viene approvata, in una percentuale "molto alta" dei casi si ha un esito positivo, alla fine della procedura. Bisogna però notare come abbia anche aggiunto che nella maggior parte dei casi vengono inseriti degli "impegni" aggiuntivi per sciogliere le condizioni critiche e di dubbio riguardanti gli elementi potenzialmente anti-concorrenziali.
"Teoricamente è possibile" che l'acquisizione possa passare indenne ed essere accettata senza alcuna variazione, ma nella maggior parte dei casi questo accade con l'aggiunta di alcuni impegni ulteriori da parte delle compagnie. Dunque, secondo i precedenti, il caso più probabile è che l'acquisizione di Activision Blizzard venga approvata in seconda istanza al termine della fase 2, ma con ogni probabilità con l'aggiunta di alcune concessioni o "impegni" da parte delle compagnie. Resta da capire se Microsoft abbia intenzione di proporre queste correzioni aggiuntive: il fatto che non l'abbia fatto durante la fase 1 rientra abbastanza nel modus operandi tipico delle compagnie che effettuano queste operazioni, perché finché non vengono sostanzialmente "costrette" preferiscono non modificare la struttura degli accordi, ma non è chiaro se vi sia un effettiva volontà della casa di Redmond di concedere qualche auto-limitazione. Questo è in effetti il punto dubbio che è stato sollevato da alcuni analisti di mercato: se le condizioni dovessero diventare eccessivamente ristrettive, è possibile che Microsoft decida di far saltare tutto, nonostante la necessità a quel punto di pagare 3 miliardi di dollari ad Activision Blizzard.
Insomma, quello che è emerso dall'intervento davvero chiaro ed esaustivo di Arianna Podestà è che il passaggio delle indagini alla fase 2 non è una misura straordinaria, ma rispecchia comunque la presenza di alcuni elementi dubbi nell'operazione, che dovranno essere chiariti e risolti. Emerge anche il fatto che, nella maggior parte dei casi, gli accordi tendono comunque ad essere approvato al termine della fase 2, ma che questi devono probabilmente ricevere delle integrazioni e degli "impegni" aggiuntivi da parte delle compagnie, e questo punto è probabilmente quello maggiormente critico, perché si tratta di vedere fino dove Microsoft consideri ancora vantaggioso portare avanti un'acquisizione di questa portata con l'obbligatorietà di alcune concessioni.