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Il nuovo regolamento italiano per classificare videogiochi è uno strano pastrocchio

L'AGCOM ha varato un nuovo regolamento per la pubblicazione dei videogiochi e dei contenuti audiovisivi in rete che apre moltissime questioni.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   02/08/2019

Se ricordate, nei giorni scorsi si è parlato di una nuova regolamentazione per la classificazione dei videogiochi in Italia grazie a un articolo di DDay.it che, seppur fondamentalmente sbagliato nelle attribuzioni, ha avuto il merito di anticipare in qualche modo ciò che poi è successo davvero.

Ieri l'AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha pubblicato il suddetto regolamento e le linee guida per la sua applicazione. Precisiamo che l'oggetto dello stesso non sono soltanto i videogiochi, ma anche le "opere audiovisive destinate al web", definizione quantomai generica che apre la porta a una serie infinita di problemi, vista la natura fluida della rete e di ciò che ci viene pubblicato sopra. Comunque sia rimaniamo concentrati sui videogiochi.

Il nuovo regolamento obbliga tutte le opere videoludiche che vogliono essere distribuite in Italia a essere classificate per età. Publisher e sviluppatori potranno chiedere la classificazione al PEGI o ad AGCOM stessa (pare con una sorta di autocertificazione che poi l'AGCOM potrà verificare). Qui iniziano i problemi, soprattutto per le piattaforme digitali e per gli sviluppatori indipendenti, perché classificare i giochi ha un costo.

Il PEGI chiede 2.100€ per la classificazione su di una singola piattaforma, più 1.050 per classificare su altre piattaforme. Pare che ci sia anche la possibilità di classificare i giochi spendendo meno, ma non si sa quali siano i criteri per cui si ha accesso allo sconto (probabilmente è dedicato ai team minori). Insomma, se la matematica non ci inganna, classificare ad esempio un qualsiasi gioco multipiattaforma per PC, Xbox One, PS4 e Nintendo Switch costa 5.250€, cifra indifferente per un grosso publisher, cui comunque le classificazioni sono richieste obbligatoriamente per poter vendere in alcuni store (PS Store, Xbox Store ed eShop), ma sicuramente impegnativa per un piccolo sviluppatore senza budget. In effetti viene da chiedersi che fine faranno tutti quei titoli pubblicati su piattaforme quali itch.io, Game Jolt e Steam stesso, ma anche GOG, Epic Games Store e altri negozi digitali PC, che non possono permettersi la classificazione per l'Italia: diverranno inaccessibili? E se uno li ha già acquistati? E tutti i nuovi titoli per piattaforme vintage che vengono ormai rilasciati su base giornaliera, quelli che fine faranno? Gli sviluppatori dovranno rendere i link di download inaccessibili dall'Italia? E i titoli completamente gratuiti sviluppati solo per hobby? Saranno anch'essi soggetti alla classificazione?

Il regolamento non fa distinzioni in merito e ancora peggio si comporta se si considerano le "opere audiovisive destinate al web" che non vengono contestualizzate. Per dire: se metto un filmato di un compleanno su Facebook devo farlo classificare? Gli youtuber dovranno classificare ogni video prima di caricarlo? Tutti i video non classificati su YouTube saranno oscurati in Italia? In effetti dovremmo porci il problema anche per i video di multiplayer.it. Staccini PEGI 18, Lettera PEGI 3, Greco privé rosso? Insomma, le domande aperte dal nuovo regolamento sono davvero tante e si aspettano chiarimenti in merito, visto che sembra cozzare in modo netto con quella che è la natura stessa della rete e della distribuzione digitale.

Capirete che la mancanza di chiarezza apre la porta a innumerevoli problemi. Vero che probabilmente si chiuderà un occhio sulle produzioni minori, che però finiranno comunque in una zona grigia mal definita, senza alcuna sicurezza. Per approfondire l'argomento vi rimandiamo all'interessante articolo di Matteo Lupetti pubblicato su VICE. Il nuovo regolamento dell'AGCOM può essere invece scaricato da qui, mentre qui si possono trovare le linee guida.