Quando, qualche tempo fa, il nuovo CEO di PlayStation ad interim Hiroki Totoki ha affermato che fino al 2025 non sono previste uscite first party di serie note, la cosa è stata presa con grande disappunto un po' da tutti, ma progressivamente stiamo comprendendo cosa avevano in mente le alte sfere di Sony per questo lungo iato da parte dei team interni. Anche Stellar Blade conferma che la strategia della compagnia di PlayStation, per quest'anno, è affidarsi soprattutto alle produzioni esterne, puntando forte sulle esclusive third party (o "second party", come vengono definite alcune di queste) per compensare le grosse lacune della produzione interna del 2024, rimasta forse impantanata nella famosa transizione verso i live service, o fisiologicamente priva di titoli pronti a breve termine a causa di uscite avvenute nel recente passato.
Non è nulla di nuovo, a dire il vero: anzi, potrebbe essere visto come un ritorno alle origini per Sony, che all'inizio della sua carriera videoludica non aveva praticamente alcun team interno ma ha saputo costruire il suo impero proprio attraverso partnership e collaborazioni, cercando di rendere la propria piattaforma quanto più appetibile possibile per i grossi publisher di terze parti. Nonostante oggi le esclusive third party facciano piuttosto discutere, erano infatti cosa normale fino a un po' di tempo fa, e a queste si deve il grande successo delle prime PlayStation, che ha portato alla costruzione dell'impero odierno. Non stupisce dunque il continuo ricorso a soluzioni simili da parte di Sony, che sembra aver rilanciato alla grande in questo ambito, forse con uno slancio anche superiore.
Una politica molto aggressiva
Nel volgere di qualche mese, dall'inizio del 2024, abbiamo visto arrivare Helldivers 2, Rise of the Ronin, Final Fantasy 7 Rebirth e Stellar Blade, tutti titoli strettamente legati a PS5 nonostante nessuno di questi sia stato sviluppato dai PlayStation Studios. Sono il risultato di un grande lavoro di diplomazia da parte di Sony, che si è dimostrata anche decisamente spregiudicata nell'andare a pescare alcuni titoli come quest'ultimo di ShiftUp, che era stato presentato inizialmente come gioco multipiattaforma ed è diventato solo successivamente un'esclusiva. Una cosa che, provenendo da altri produttori, avrebbe sicuramente fatto discutere più di quanto non sia successo in questo caso, in un certo senso a conferma di come il concetto di esclusiva third party a favore di PlayStation sia in un certo senso normalizzato anche nella discussione videoludica.
È un atteggiamento molto aggressivo, ma che risulta funzionale a un produttore tradizionalista come Sony, che punta soprattutto a vendere console, riuscendo in questo modo a mostrarsi sul mercato con un gran numero di esclusive anche senza contare necessariamente sulle produzioni interne. Da questo punto di vista, i concorrenti hanno diversa strada da fare per raggiungere questi livelli di organizzazione capillare e riuscire a costruire la rete di interessi incrociati e partnership che Sony è in grado di intessere con le terze parti, ma non è detto che sia questa la strada da seguire per tutti, visto che altri, come Microsoft, sembrano andare invece nella direzione opposta di una maggiore apertura tra le piattaforme. Resta da capire se i due approcci possano portare a un'effettiva convivenza tra le piattaforme, almeno finché il mercato continuerà a basarsi su hardware chiusi.