Il fascino dell'intelligenza artificiale ha conquistato Wall Street, ma potrebbe anche trascinarla in un'altra crisi. A lanciare l'allarme è Torsten Slok, economista di punta di Apollo Global Management, secondo cui la corsa sfrenata agli investimenti in IA sta creando una bolla finanziaria ancora più pericolosa di quella che, all'alba del nuovo millennio, fece esplodere la febbre da internet.
Secondo Slok, le valutazioni dei dieci maggiori titoli dell'S&P 500 - tra cui spiccano nomi come Nvidia, Microsoft, Apple, Google e Meta - sono oggi più distanti dai fondamentali economici di quanto non lo fossero quelle dei colossi tecnologici prima dello scoppio della bolla dot-com. Un confronto che fa riflettere, soprattutto considerando l'entità del crollo di allora.
Il rischio di una crescita sbilanciata
L'indice S&P 500 sta registrando buoni risultati nel 2025, ma la verità è che solo una manciata di titoli guida questa crescita. I restanti 490 titoli dell'indice si muovono appena. Questa concentrazione estrema delle performance, avverte Slok, rende il mercato vulnerabile: basta un rallentamento di un singolo titolo "IA" per mettere in crisi l'intero comparto.
Il grafico pubblicato da Apollo mostra chiaramente il divario crescente tra il valore di mercato e gli utili reali dei principali titoli tech. I cosiddetti rapporti prezzo/utili (P/E) hanno raggiunto livelli mai visti, a testimonianza del fatto che gli investitori stanno scommettendo su un futuro IA radioso, non su risultati concreti di oggi.
Quando l’hype supera la realtà
Non è la prima volta che succede: nel 1999, le startup dot-com promettevano di rivoluzionare il mondo, e venivano valutate miliardi pur non avendo entrate. Oggi la scena si ripete, con aziende che citano piani IA in ogni comunicazione agli azionisti, anche se spesso i prodotti concreti sono ancora lontani.
Slok sottolinea che non è in discussione il valore dell'intelligenza artificiale come tecnologia, quanto l'eccessiva fiducia che gli investitori stanno riponendo in risultati futuri ancora molto incerti. I costi infrastrutturali, i possibili ostacoli normativi, le difficoltà tecniche e i lunghi tempi di adozione sono fattori spesso ignorati in una narrazione troppo ottimistica.