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Xbox è già un editore multipiattaforma, bisogna solo accettarlo

Ha fatto discutere la voce di corridoio che vuole Xbox in procinto di far diventare alcuni dei suoi giochi multipiattaforma, ennesima deriva nefasta della console war.

Xbox è già un editore multipiattaforma, bisogna solo accettarlo
NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   15/01/2024

Minecraft, Diablo IV, Call of Duty Mobile, Call of Duty: Warzone, i Call of Duty canonici, The Elder Scrolls Online, Fallout 76, Overwatch 2, tutti i titoli di King, il Game Pass (accessibile da Xbox, PC, sistemi mobile e tutti gli altri schermi compatibili) sono solo alcuni dei giochi o prodotti di Xbox presenti su piattaforme diverse dalle sue console. Con l'acquisizione di Bethesda e Activision Blizzard King in particolare, la casa di Redmond ha incamerato una grande quantità di titoli multipiattaforma che deve gestire in quanto tali.

Come spesso accade nel mondo dei videogiochi però, ribadire simili ovvietà sembra quasi offensivo per chi semplicemente non vuole accettare la realtà, perché malato di console war. E la realtà è che Xbox non rischia di diventare un editore multipiattaforma, ma lo è già di fatto. E lo è perché ha già tanti titoli multipiattaforma nel suo catalogo e altri arriveranno in futuro (pensate ai nuovi Call of Duty).

Qualcuno dirà che molti li ha ottenuti in seguito alle acquisizioni, il che non cambia di una virgola la situazione: comprando studi ed editori con giochi multipiattaforma e mantenendoli come tali, ha rafforzato la sua posizione come editore multipiattaforma.

Lo stato delle cose

Non è detto che tutti i giochi pubblicati da Xbox arrivino su tutte le piattaforme
Non è detto che tutti i giochi pubblicati da Xbox arrivino su tutte le piattaforme

Essere un editore multipiattaforma non significa che Xbox pubblicherà tutti i giochi che produce su tutte le piattaforme. Sicuramente farà le sue valutazioni gioco per gioco e tenderà a favorire il Game Pass, che è il suo punto di riferimento, dando sempre più all'hardware Xbox il ruolo di taget per lo sviluppo e di accesso privilegiato, ma non unico, al suo ecosistema (come spiegato in tempi non sospetti da Phil Spencer stesso).

Va anche detto che molti, quando si parla di multipiattaforma, prendono in considerazione soltanto l'ormai angusto mercato tradizionale, da cui paradossalmente escludono anche il PC. Quindi solo PlayStation, Nintendo e console Xbox. Il resto non è visto come "piattaforma" perché probabilmente non rientra nell'ambito della console war, nonostante ormai da anni l'ambiente da gioco più frequentato sia un altro (vedere mobile) e lì finiscano la maggior parte degli investimenti del settore.

Xbox può quindi chiedere ai suoi studi di sviluppo di tenere in considerazione le esigenze mobile (controlli, dimensioni dei testi) quando creano i loro giochi e nessuno batte ciglio (anzi, molti nemmeno lo sanno), ma se sia avanza l'ipotesi che un gioco vecchio di un anno, leggasi Hi-Fi Rush, esca su di una console che viene vista come "nemica", apriti cielo. Ecco lì che spuntano fuori i discorsi sull'identità, sul tradimento e sulla fine dell'universo come lo conosciamo.

Insomma, il mercato si è allargato ed è mutato nel corso degli anni, ma c'è chi vive ancora nel suo piccolo mondo antico fatto di certezze illusorie, come il valore dell'esclusività, lì dove ad esempio l'ormai citatissimo aumento dei costi di produzione dei tripla A (di conseguenza anche dei doppia A) sta rendendo sempre più problematico avere come pubblico potenziale quello ristretto di una singola piattaforma.

Questo è un editoriale scritto da un membro della redazione e non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.