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Il nuovo mondo anche su console

A quasi quattro mesi di distanza dalla versione PC arrivano sul mercato anche le conversioni console di Risen 2: Dark Waters. Come se la sarà cavata Piranha Bytes?

RECENSIONE di Pierpaolo Greco   —   01/08/2012
Risen 2: Dark Waters
Risen 2: Dark Waters
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In diverse occasioni avevamo manifestato la nostra preoccupazione in merito alle versioni console di Risen 2: Dark Waters e le rassicurazioni di Piranha Bytes, lo sviluppatore, non erano riuscite mai pienamente a tranquillizzarci. Troppo indietro sembrava lo sviluppo, soprattutto da un punto di vista tecnico e considerato quanto avvenuto in passato con la conversione Xbox 360 del primo titolo sbagliare nuovamente sembrava veramente troppo facile. E purtroppo le nostre peggiori previsioni si sono avverate, prima con una serie di ritardi che hanno portato a questa uscita PlayStation 3 e Xbox 360 arrivata quasi quattro mesi dopo l'edizione PC e successivamente con la conversione che ci ritroviamo tra le mani e che, lo diciamo fin da subito, non brilla per pulizia e qualità tecnica nonostante il rinnovato contributo dei ragazzi di Wizarbox. Apprezziamo se non altro la decisione di includere gratuitamente nelle conversioni il primo, corposo DLC rilasciato: Il Tempio dell'Aria che permette di avere una manciata di quest e ore di gioco aggiuntive ambientate su un'isola inedita.

La fine del vecchio mondo

Lo spunto che dà vita alla serie è la cacciata degli dei, con i temibili titani, mitiche creature elementali, che all'improvviso si ritrovano liberi di scorazzare sulla terra. Nel primo capitolo il nostro eroe, armato di lama e sprezzante del pericolo, si trova proprio a dover fronteggiare un titano che si cela alla vista nel vulcano dell'isola di Faranga. Ma il finale non è che l'inizio di una vicenda ben più ampia. Gli altri titani infatti stanno devastando il mondo e anche i gruppi incontrati sulla prima isola, ovvero Inquisizione, Tribali e Furfanti, sono una rappresentanza di grandi forze che hanno un ruolo importante nella trama del titolo.

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Risen 2: Dark Waters inizia proprio da un fortino costiero dell'Inquisizione, con il personaggio principale che veste i panni di un tenente dall'atteggiamento decisamente demotivato. Del vecchio mondo infatti non è rimasto quasi nulla tranne la città di Caldera che è già in buona parte avvolta dalle fiamme. Il mare è irto di pericoli e il kraken continua ad affondare tutti i vascelli poco prudenti. L'unica speranza è quella di migrare verso il nuovo mondo che è a tutti gli effetti una visione fantasy del Sud America del tredicesimo secolo con tanto di arcipelago caraibico. Le incantevoli isole però sono il territorio di caccia dei pirati e questi non sono mai andati d'accordo con la legge e con le uniformi. Per fortuna tra i bucanieri c'è una scissione in corso e questo ci consente di affiancare nuovamente la bella Patty, figlia di Barba D'Argento, e di salpare verso nuove avventure sfruttando come appoggio sia i soldati sia l'Inquisizione. Purtroppo trovarsi in mezzo a due fazioni ha i suoi contro e ovviamente molti altri pericoli si celano dietro l'angolo con creature onnipotenti, enormi colossi di roccia e una maledizione a dir poco spiacevole.

Semplice ma non lineare

In sostanza il primo Risen ha fatto da introduzione a questo sequel, con il mondo che nel secondo capitolo si dischiude in una serie di isole da esplorare. Lo scopo è quello di recuperare quattro artefatti che altrettanti avidi capitani hanno intascato scatenando la già citata maledizione. Il feeling generale, lo diciamo subito, è quello classico dei titoli Piranha Bytes, con uomini comuni posti di fronte a poteri immensi in un mix tra medioevo credibile e fantasy a briglia sciolta. Cresce però a dismisura la componente piratesca che nel primo capitolo era vincolata a un paio di personaggi e qui invece è al centro di tutto, con il nostro eroe che si trova a dover mediare tra pirati e soldati vestendo proprio i panni del bucaniere caraibico.

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Un personaggio di mezzo dunque, che non si allea con alcuna fazione e che ha accettato il suo ruolo di eroe, nonostante la vena ironica che lo contraddistingue. Non mancano alcuni bivi, ma sono fini a sè stessi e non producono sconvolgimenti nel mondo di gioco. In sostanza il tradire una popolazione indigena o l'Inquisizione non causa l'esilio da un luogo e anche dopo aver fatto fuggire un terribile pirata potremo tornare a comprare tranquillamente il nostro grog dallo spaccio del fortino come se nulla fosse. Una scelta ovviamente funzionale e che non costringe il giocatore a troncare sottoquest e collegamenti, ma che di ruolistico non ha molto. Se non altro le scelte contestuali, le quest investigative e i vari esiti di numerose missioni sociali riescono comunque a dare quel feeling da gioco di ruolo al tutto, complice la possibilità di affrontare quasi tutti i compiti, incluse le missioni della trama principale, in modo assolutamente non lineare. È indubbio però che sotto molteplici aspetti l'opera di Piranha Bytes sembra quasi avvicinarsi di più a un action adventure con un gameplay estremamente profondo e variegato piuttosto che a un RPG di stampo classico a cui la stessa software house tedesca ci aveva abituato negli anni.

Combattimenti imbalsamati

Il fulcro dell'azione è rappresentato dai duelli tra spadaccini, quasi stile action con lock della mira sull'avversario e scambi dinamici di mosse, parate e contromosse. Ma in Risen 2: Dark Waters questo viene ampliato da pistole, trucchi sporchi e persino da fucili e lance con inquadratura in prima persona. Il risultato purtroppo non è perfettamente bilanciato probabilmente a causa della troppa differenza tra i vari tipi di combattimento.

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Inoltre il personaggio principale è molto più rigido rispetto a quanto visto nel primo capitolo della serie e i fucili consentono di sfruttare tutti i classici problemi di spostamento dell'intelligenza artificiale, tipici dei titoli open world. Eppure l'insieme è credibile e inizialmente, quando soldi e punti esperienza scarseggiano, costringe a un'attenta valutazione delle abilità da imparare visto che queste influenzano in modo radicale le possibilità di combattimento del personaggio. Essendo limitati in numero i pulsanti del pad, il gioco si appoggia su un menu radiale a scomparsa che può essere fatto apparire tenendo premuto il dorsale destro così da permettere la selezione rapida di otto diversi oggetti, armi o trucchi sporchi. Ovviamente la configurabilità è totale e l'utilizzo del menu mette in pausa il gioco aggiungendo anche un pizzico di tattica ai combattimenti. Le tipologie di mostro purtroppo sono poche e alcune sono decisamente poco ispirate. L'intelligenza artificiale poi è piuttosto povera e anche le creature che hanno abilità difensive possono essere ingannate facilmente.

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Per bilanciare gli sviluppatori hanno deciso che il giocatore non può parare i colpi dei mostri concedendoci solo un calcione per allontanare le zanne o gli artigli che cercano di addentarci la carne. Questo ovviamente regala una grande rilevanza alla fase di avvicinamento e rende i fucili molto più utili delle spade. Il combattimento di spada infatti, che abbiamo trattato in apertura del paragrafo, è evidentemente disegnato per gli scontri tra esseri umani, con vere e proprie combo di stoccata e pistola. In un certo senso si tratta di una forzatura, con l'eroe che non può deflettere un artiglio con la lama, ma che differenzia la caccia dal duello e crea due tipi di gameplay completamente diversi. Paradossalmente le creature realizzate meglio sono gli animali che attaccano solo se minacciati e girano in tondo, caricano e scappano in modo decisamente più credibile rispetto all'avvicinamento lineare di mostri e umanoidi.

Trofei PlayStation 3

Ci sono 57 trofei in Risen 2: Dark Waters essendo compresi quelli relativi al DLC già incluso nel gioco. Tredici sono segreti e direttamente collegati a momenti fondamentali della main quest mentre metà circa di quelli rimanenti vengono sbloccati svolgendo missioni secondarie. Non mancano numerosi trofei relativi ai cosiddetti collezionabili come ad esempio l'unico trofeo d'oro che si guadagna svolgendo 250 quest o quelli d'argento relativi all'uccisione di svariati quantitativi di nemici o all'acquisizione di ingenti somme d'oro. Ovviamente non manca il mitico platino che vi obbligherà a decine e decine di ore di gioco.

L'ascesa di un eroe

In Risen 2: Dark Waters mon mancano le classiche skill scasso, furto e crafting. Lo stealth è gestito automaticamente dal gioco, anche se camminare lentamente è gradito ed il talento per camminare accucciati e in modo silenzioso aiuta moltissimo. Il sistema ruolistico è spezzato in varie componenti di crescita del personaggio. Si parte dalle cinque caratteristiche di base che possono essere potenziate per un massimo di otto livelli spendendo la gloria ovvero i punti esperienza che si guadagnano effettuando un numero molto elevato di azioni nel gioco. Si va dalla competenza nelle lame e nelle armi da fuoco, fino alla resistenza, all'astuzia e al voodoo. Ognuna di queste statistiche ha tre talenti direttamente collegati che crescono in modo automatico all'aumentare dei livelli della caratteristica "madre" e in base all'equipaggiamento, il possesso dei collezionabili nascosti per il mondo di gioco e in modo temporaneo bevendo pozioni.

Il nuovo mondo anche su console

A chiudere il cerchio ci sono le abilità, piatto forte dell'intera esperienza di ruolo di Risen 2: Dark Waters. Queste possono apprese esclusivamente attraverso gli NPC sparsi per il mondo di gioco che, a suon di monete sonanti, potranno insegnarci le loro conoscenze a patto di avere determinati requisiti: un certo livello della caratteristica principale e talvolta altre abilità interconnesse. È estremamente importante valutare bene cosa imparare visto che senza acquisire skill il personaggio non ha la possibilità di contrattaccare, di schivare o di effettuare colpi critici. Certo, la possibilità di sparare a un nemico durante un dialogo è allettante, ma trovarsi paralizzati di fronte a un'orda di pirati infuriati non è un'esperienza da inserire in una guida turistica che si rispetti. Il titolo include vestiti pirateschi di ogni sorta, ognuno con un bonus a una specifica abilità. Il crafting è differenziato per fucili, spade e prende una strada tutta diversa nel vudù che consente di creare pozioni e di potenziarne a dismisura gli effetti oltre a particolari scettri da utilizzare come armi per depotenziare sensibilmente il nemico o "stimolarlo" a combattere al nostro fianco. Accanto all'equipaggiamento standard ci sono poi una serie di oggetti specifici legati agli unici due mestieri del gioco: il cercatore e il cacciatore. I tesori in sostanza devono essere dissotterrati con una pala e le miniere, al contrario di quelle trovate dal povero Cristoforo Colombo, sono piene d'oro da estrarre con il piccone. Le bestie poi, la cui pelle vale quasi quanto una gemma preziosa, possono essere scuoiate, tagliuzzate e private delle zanne, anch'esse ovviamente preziose. Ebbene ognuna di queste possibilità dipende da uno strumento apposito da trovare, acquistare e tenere sempre in saccoccia.

Obiettivi Xbox 360

Risen 2: Dark Waters offre 56 obiettivi per un totale di 1100 punti contenendo già il DLC dedicato al Tempio dell'Aria. Di questo enorme numero, ben tredici sono segreti e tutti relativi a momenti molto importanti della quest principale. Degli obiettivi restanti una buona metà sono relativi a missioni secondarie, mentre gli altri rientrano nei famosi collezionabili collegati ad azioni particolari e spaziano dall'uccisione di numeri precisi di nemici, alla raccolta di determinati quantitativi di oro, alla scoperta di tesori nascosti e allo scassinamento di serrature. Non sarà difficile raccoglierli tutti a patto di avere decine di ore a disposizione.

I primi passi nel nuovo mondo

Risen 2: Dark Waters non è un gioco di ruolo estremamente aperto. Le aree di gioco sono circoscritte e le isole si attraversano in pochi minuti. Ma al contempo tutte le location sono piene di anfratti, grotte e alture che costringono il giocatore a usare il senso dell'orientamento più di quanto capiti in titoli completamente aperti. Inoltre, considerano la struttura action adventure del titolo, il fatto che le zone siano nettamente separate, cosa che include una schermata di caricamento per i viaggi marittimi tra un isola e l'altra, non è per forza un male. Nuovi micromondi da esplorare di volta in volta ci fanno infatti sentire novelli Vasco De Gama con la sensazione della scoperta che è senza dubbio affine ai climi e all'atmosfera del titolo. Inoltre, nonostante si tratti sempre di isole caraibiche zeppe di piante, gli artisti di Piranha Bytes hanno fatto un ottimo lavoro nel caratterizzare colori e luoghi con enormi cascate e colline erbose alternate a canyon oscuri e profondi.

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Purtroppo il lavoro non è altrettanto buono nel caso dei dungeon. Semplici grotte e templi composti da poche stanze quadrate sono probabilmente realistici ma non rendono giustizia a un titolo fantasy che parla di divinità e antichi tesori. Tolti dungeon ed esplorazione libera gran parte del lavoro degli sviluppatori è stato dunque speso sul contesto e sul comparto narrativa. Il risultato è sicuramente ottimo ma un'impostazione del genere non ammette una longevità da record. In quaranta ore è possibile fare svariate quest secondarie ed essere già pronti per andare verso il gran finale. Ovviamente il sugo si allunga nel caso si decida di esplorare ogni angolo e anfratto dei territori esplorabili alla ricerca di ogni singolo tesoro. Spendiamo le ultime parole per l'equipaggio che ci accompagnerà nel nostro viaggio itinerante. Il gioco non offre una vera e propria gestione del party ma si limita a farci accompagnare da un personaggio tra quelli che abbiamo convinto a seguirci nelle nostre peripezie. In qualsiasi momento potremo tornare a bordo della nostra nave e scegliere un altro compagno di avventure ma, una volta scesi a terra, lui si limiterà a seguirci e a combattere in modo totalmente automatico al nostro fianco rimanendo a terra in attesa di nostre cure se colpito in modo mortale. Scordatevi insomma una gestione del party in senso classico o la possibilità di avventurarsi accompagnati dalla forza dei grandi numeri.

Una tragica conversione console

Purtroppo l'unico, vero aspetto dove la conversione console mostra pesantemente il fianco è nell'aspetto grafico. Risen 2: Dark Waters si presenta infatti su PlayStation 3 e Xbox 360 non solo fortemente ridimensionato tecnicamente rispetto alla controparte PC, come è normale che avvenga in queste occasioni, ma anche con diversi problemi al seguito. Il comparto estetico è infatti in grado di offrire scorci anche piuttosto spettacolari nelle situazioni all'aperto con un piacevole rendering della vegetazione e delle poche strutture disseminate sulle isole.

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Manca però un'illuminazione ambientale degna di nota e che tenga conto delle occlusioni e dei vari effetti speciali visibili invece su PC: è sempre presente il ciclo giorno-notte dinamico ma le luci sono ora decisamente più piatte e praticamente non dinamiche. Inoltre si nota un ulteriore peggioramento degli interni visitabili che se già non brillavano su computer perché scarni e illuminati in modo poco realistico, ora appaiono ancora più poveri di dettagli complice il peggioramento drastico di texture e modelli poligonali di personaggi e animali. Inoltre non tutte le locazioni sono qualitativamente dello stesso livello con Caldera che risulta ad esempio decisamente anonima nonostante il muro di fuoco che la avvolge, mentre Porto Isabella o il covo di Antigua sono dei veri e propri capolavori di design con fortezze, galeoni e pontili letteralmente costruiti con le mani sapienti dei designer e degli artisti di Piranha Bytes.

Ma il problema peggiore risiede tutto nella pessima gestione della memoria delle console che, specie su PlayStation 3 porta a effetti di pop up e pop in estremamente evidenti, specie dopo che si è utilizzato il fast travel tra i punti di interesse di una isola. Vedere apparire anche con secondi di ritardo pezzi di strutture, vegetazione e persino personaggi è piuttosto fastidioso e come se questo non bastasse, colpisce con violenza l'assurda gestione del frame rate. Piuttosto che far "scattare" il gioco o mostrare un quantitativo eccessivo di tearing, Piranha Bytes ha pensato bene di ridurre la velocità di rotazione della telecamera se necessario. In altre parole il movimento della telecamera attorno al personaggio principale è più o meno veloce in base all'area di scenario che il motore sta per renderizzare e il risultato è un'esperienza d'uso decisamente pessima soprattutto in occasione di combattimenti furiosi all'aperto.

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Dove invece ci sentiamo di elogiare il lavoro della software house tedesca è nell'ottimizzazione dei tempi di caricamento che, fatta eccezione per quelli relativi alla morte del personaggio principale, sono tutti piuttosto brevi. Lo stesso si può dire anche per tutti i menu di gestione del protagonista e degli aspetti ruolistici del videogioco, molto rapidi da navigare con l'ausilio dei grilletti e degli analogici e completamenti privi di qualsiasi attesa dovuta al caricamento a differenza, ad esempio, di quanto avveniva con The Witcher 2: Assassins of Kings. Piacevole ma sempre piuttosto anonima e comunque priva di mordente la colonna sonora che accompagna i nostri viaggi mentre il doppiaggio, esclusivamente in lingua inglese, fa il suo lavoro senza mai spiccare per intensità o recitazione ad eccezione di un paio di personaggi, tra cui il protagonista, decisamente più ispirati rispetto al resto. Il gioco è soltanto sottotitolato in italiano.

Conclusioni

Versioni testata: PlayStation 3 e Xbox 360
Multiplayer.it
7.9
Lettori (80)
7.0
Il tuo voto

Dialoghi brillanti, tesori, leggende, bevute, duelli, vecchi diari, mostri marini, pistole e moschetti fanno di Risen 2: Dark Waters un'esperienza piratesca di primo livello. Certo i puristi del genere potrebbero storcere il naso di fronte ad alcuni sacrifici sull'altare del gioco di ruolo perfetto, dovute ad una certa linearità di fondo nel prosieguo della quest principale che comunque viene smorzata da tutta una serie di possibilità di configurazione e gestione delle abilità del protagonista e da svariate situazioni che permettono di scegliere l'approccio preferito. Peccato però per un comparto tecnico che mina sensibilmente il valore ludico di questa conversione console e che ridimensiona l'immaginario visivo messo in piedi da Piranha Bytes. Se quindi da un lato rimane valido quanto detto in occasione della recensione PC in termini contenutistici, siamo obbligati a dover tenere conto dei difetti tecnici descritti nella recensione che, evidentemente, lo sviluppatore non è riuscito ad aggirare nonostante il tempo aggiuntivo concesso allo sviluppo di questa conversione.

PRO

  • Ambientazione curata e dialoghi di qualità
  • Combattimento peculiare e vario
  • Menù chiari e omnicomprensivi
  • La gestione delle abilità tramite pad funziona bene ed è ben configurabile

CONTRO

  • Tecnicamente non ci siamo proprio
  • L'aumento di varietà nel combattimento costa parecchio in termini di bilanciamento e rifinitura
  • Dungeon pressochè inesistenti