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L'isola delle meraviglie

Tiriamo le somme sulla polemizzata quarta espansione di World of Warcraft: vale la pena farsi un giretto in mezzo ai Pandaren?

RECENSIONE di Christian Colli   —   24/10/2012

Abbiamo riso, abbiamo scherzato, abbiamo fatto anche noi le battutine stupide su Kung-Fu Panda. Ora è il momento di essere seri. Abbiamo trascorso l'ultimo mese a Pandaria, l'isola aggiunta al mondo di World of Warcraft con la recente espansione. Tornare a giocare il MMORPG di Blizzard dopo una stagione di pausa non è stato facile, bisogna ammetterlo: ci siamo dovuti abituare alle nuove meccaniche introdotte dall'aggiornamento 5.0

L'isola delle meraviglie

e riadattarci a uno stile di gioco decisamente diverso da quello degli ultimi titoli che abbiamo provato, Guild Wars 2 su tutti. Eppure, c'è sempre qualcosa di magico nell'universo creato da Blizzard, uno charme a cui è difficile resistere anche quando si sono trascorsi così tanti anni (ben sette, a questo punto) in compagnia di Nani, Troll, Orchi e via dicendo. Dopo la deludente gestione di Cataclysm, il nostro timore era quello di ritrovarci alle prese con un'espansione superficiale. In questo senso, per fortuna, Blizzard ci ha stupito ancora una volta.

Panda nella nebbia

Per anni Pandaria si è soltanto menzionata. Sapevamo che esisteva, là fuori da qualche parte, nascosta nella nebbia delle idee di Chris Metzen e soci. Poterla finalmente raggiungere ed esplorare è stata un'esperienza più sorprendente del previsto. Da questo punto di vista, il lavoro svolto nella creazione di questa nuova ambientazione è assolutamente titanico. Intendiamoci, quello di World of Warcraft è un universo sconfinato e si sarebbe potuto facilmente attingere alla mitologia lasciata in sospeso: al Sogno di Smeraldo, alla Legione Infuocata o agli abusatissimi Dei Antichi.

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Blizzard invece ha deciso di concretizzare i miti e le leggende di una razza nata quasi per scherzo all'epoca di Warcraft III: The Frozen Throne. Il famigerato conflitto tra Orda e Alleanza che ci conduce a Pandaria viene un po' messo da parte all'inizio di questa espansione, per dare spazio ai Pandaren, al loro mondo, alla loro cultura e ai loro nemici e alleati. Pandaria trasuda storia e mitologia. Ce l'aspettavamo forse un po' più colorata, ma le zone più cupe come le Terre Desolate o le Steppe di Tong Long fanno da contraltare ad aree pittoresche come la Valle dei Quattro Venti o l'abbagliante Vallata dell'Eterna Primavera. In generale, la vastità e la complessità geografica di Pandaria è senza precedenti, nell'universo di World of Warcraft. Il livello di dettaglio raggiunto è incredibile, grazie sopratutto ai nuovi tool proprietari che hanno permesso a Blizzard di realizzare ottime texture in alta risoluzione. Come al solito, l'eccellente direzione artistica occulta l'anzianità dell'engine, che nel caso di Mists of Pandaria sembra quasi ringiovanito. I cicli di missioni sono perlopiù pensati per farci conoscere e amare i Pandaren, ed è davvero impossibile non innamorarsi di questi bonaccioni esperti di cucina e arti marziali.

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Le citazioni si sprecano, come da tradizione Blizzard, tra i mitici eserciti di terracotta dei Mogu e il clan degli Shandaren che protegge la Muraglia Serpeggiante imitando i Guardiani della Notte delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Ogni razza che vive su Pandaria, dai buffi Hozen agli inquietanti Klaxxi, è spiegata per filo e per segno mentre veniamo coinvolti nei loro conflitti e problemi. La storia di Azeroth è praticamente ignorata; questo è un mondo tutto nuovo, da conoscere in ogni sfumatura. Non manca qualche ret-con forzato, sopratutto per quanto concerne il legame che unisce Troll Zandalari, Titani e Mogu, ma l'intricato rapporto tra gli Sha, manifestazioni fisiche dei sentimenti negativi, e i pacifici Pandaren non fa certo rimpiangere altre faccende rimaste temporaneamente in sospeso; è anzi una ventata d'aria fresca che offre una nuova prospettiva e un'avventura totalmente inedita, alzando la posta in gioco per quando la guerra arriverà definitivamente sulle sponde di Pandaria.

La strada per il 90

Mists of Pandaria non si distacca minimamente dalla tradizionale struttura "ad hub" delle precedenti espansioni, ma adotta comunque un sistema leggermente diverso, riflesso peraltro nelle Imprese relative al completamento di ogni area. Il giocatore viene ancora condotto per mano da un hub all'altro, ma si trova spesso nella posizione di poter decidere in quale ordine affrontare i molteplici hub a cui ha accesso. Il completamento dell'area è indicato infatti dalla risoluzione dei vari cicli narrativi, più che dalla risoluzione di un arido numero di missioni.

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Le ricompense sono sempre generose e il gioco adesso propone uno o più oggetti in base alla specializzazione attiva al momento del completamento della missione: questo permette dunque di costruirsi equipaggiamenti ibridi o specifici e migliorarli con il passare di zone e livelli. Si ha perciò la sensazione di una crescita più organica, controbilanciata però da un senso di urgenza tutto basato sul raggiungimento dell'ultimo livello piuttosto che di alcuni momenti chiave nel processo di crescita stesso. Ciò si verifica proprio perché le classi apprendono un unico incantesimo a livello 87, sbloccando poi soltanto l'ultima scelta dei Talenti a livello 90, insieme alla possibilità di montare sulle cavalcature volanti anche a Pandaria. Parallelamente, a volte può lasciare interdetti la varietà delle missioni. Come sempre, non mancano quelle caratterizzate dal tipico humour Blizzard che richiedono lo svolgimento di compiti molto particolari

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(sterminare una tribù di nemici al comando di un gigantesco yeti, per dirne una, o salvare una giovane Pandaren rapita dai "temibili" Leproratti) e che spesso modificano quasi interamente l'interfaccia a mo' di mini-gioco, ma sono spesso intervallate dalle tradizionali missioni basate sulla sistematica uccisione di nemici o raccolta di oggetti. In genere, i cicli di missioni sono un crescendo narrativo e diventano sempre più complessi, sfociando in veri e propri mini-boss da combattere mettendo in atto strategie particolari, missioni avvincenti e molto divertenti ma un po' troppo dilatate nel tempo. Questa fase di crescita, comunque, non è particolarmente tediosa, grazie proprio alla varietà di obiettivi, ma anche alla possibilità di alternare le missioni ad altre attività secondarie come Spedizioni, Campi di battaglia e altro ancora con un paio di click, ma bisogna ammettere che il processo di leveling, nonostante le geniali trovate di Blizzard per mascherarlo, comincia anche a sentire un po' il peso degli anni.

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Pokémon e Farmville

Criticate e polemizzate a non finire, le due novità presentate da Blizzard nei mesi passati hanno suscitato non poche perplessità anche in noi, ma sono bastati pochi minuti per intuirne le potenzialità. A conti fatti, gli Scontri tra mascotte e l'orticello personale sono due delle migliori aggiunte dell'espansione.

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Le mascotte (traduzione italiana dei companion pet) sono sempre state uno degli aspetti del gioco più in voga, sopratutto tra i collezionisti: attorno ad esse ruota perfino un'economia, sia reale che virtuale. La scelta di trasformarle in un vero e proprio gioco nel gioco può sembrare azzardata, eppure si rivela vincente e straordinariamente curata. Blizzard non si è limitata a ritoccare tutte le mascotte già esistenti, ma ne ha create oltre un centinaio completamente nuove, perlopiù sparse per il mondo, in mezzo alla fauna locale. È quanto di più vicino al tanto agognato Pokémon "online" che i fan del franchise Nintendo desiderano da una vita. Il feeling, poi, è proprio quello: si cercano le creaturine in giro per la mappa, si affrontano, con un po' di bravura e fortuna si catturano, poi si addestrano facendole combattere contro altre mascotte, selvagge o di altri giocatori. Le mascotte più comuni possono essere ingabbiate e regalate, scambiate o vendute; ciascuna di essere possiede un livello individuale e fino a sei attacchi speciali che possono essere appresi e selezionati per un massimo di tre a combattimento. A quel punto, gli Scontri tra mascotte sfiorano il plagio della serie Nintendo:

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le abilità di molte mascotte sono tali e quali a quelle di Pikachu e soci, e perfino il sistema di combattimento è del tutto simile. Semplice, intuitiva e "addictive", questa feature ha delle potenzialità incredibili che Blizzard farebbe bene a tenere d'occhio. L'orticello personale nel paese di Mezzocolle, nella Valle dei Quattro Venti, fa ovviamente il verso a Farmville, il famigerato browser-game. Completando alcune missioni e aumentando la reputazione con la fazione dei Coltivatori e (novità!) i suoi membri individualmente, aumenterà anche lo spazio in cui potremo dare sfogo al nostro pollice verde, piantando semi, alberi e altro ancora. In seguito, potremo gestire questo spazio con vari utensili che ci aiuteranno a coltivare materiali ancora migliori, utili per cucinare le pietanze più efficaci del gioco e ricevere piccole ricompense e bonus. La manutenzione del nostro orto non è obbligatoria e porta via pochi minuti al giorno, ma è un mini-gioco decisamente grazioso che contribuisce a calarci nell'atmosfera rurale di Pandaria.

Giorno dopo giorno

Raggiunto il massimo livello, 90, il giocatore si trova improvvisamente di fronte a una muraglia, in termini di PvE non istanziato. Certo, ci si può dedicare a qualunque attività passi per la testa, dai suddetti Scontri tra mascotte al compimento delle varie Imprese;

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si può continuare ad esplorare Pandaria per completare le zone magari lasciate in sospeso nella corsa al cap, ma in ogni caso alla faccenda delle missioni quotidiane non si scampa. Ci lascia perplessi l'enfasi riposta in questo aspetto del gioco, introdotto da Blizzard ai tempi di The Burning Crusade e sempre più elaborato nel corso degli anni. In Mists of Pandaria raggiunge forse il punto di massima espressione perché alle missioni quotidiane è legato a doppio filo l'endgame del gioco. Completare le missioni quotidiane è fondamentale per aumentare il livello di reputazione con le numerosissime fazioni di Pandaria, questa volta sprovviste di un'Insegna che permetta di aumentare la relativa reputazione ripetendo le istanze: l'unico modo, per l'appunto, è completare le missioni quotidiane proposte in quantità industriale. Ironicamente, alcune fazioni si sbloccano raggiungendo un certo livello di reputazione con altre fazioni ancora (è il caso degli Shandaren e degli Onorevoli Celestiali, per esempio) e di conseguenza è necessario dedicare un po' del nostro tempo a queste missioni ogni giorno, se si desiderano sbloccare gli oggetti, le ricette e le cavalcature esclusive delle varie fazioni.

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Anche per equipaggiarsi al meglio è importante curare la reputazione: gli oggetti acquistabili con i punti Valore, gli epici o viola insomma, richiedono oggi un certo livello di reputazione con questa o quella fazione. Per quanto nessuna missione giornaliera sia obbligatoria, è chiaro che per equipaggiarsi e affrontare le sfide più difficili è necessario curare le varie reputazioni, attività che diventa presto abbastanza monotona, nonostante i vari cicli di missioni vengano selezionati ogni giorno casualmente per mantenere un minimo di varietà. Per diventare i migliori bisogna faticare, insomma: è giusto e di sicuro non si resta mai con le mani in mano; c'è sempre qualcosa da fare quando ci si collega, ma nell'ambito di un'attività preponderante come l'incremento delle reputazioni ci sarebbe piaciuta un'alternativa a quello che, ora come ora, sembra a tutti gli effetti una forma di time-sink.

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Istanza dopo istanza

Le istanze sono sempre state il fiore all'occhiello di World of Warcraft, e l'intero endgame PvE ruota attorno ad esse anche questa volta. In Mists of Pandaria, Blizzard si è superata concependo alcuni tra i boss più interessanti di sempre, ma sacrificando al contempo la complessità delle mappe a favore di un'esperienza di gioco decisamente rapida e indolore. Ci dispiace un po' vedere che la maggior parte delle nuove istanze assume sostanzialmente la forma di un percorso preciso e guidato, abbandonando la libertà concessa da vecchie e gloriose istanze come i Sotterranei di Roccianera o Maraudon,

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ma è anche vero che la velocità con cui si iniziano, esplorano e concludono è quasi liberatoria, se confrontata a certe istanze del passato che richiedevano anche un'ora o più per essere completate. Questo è sopratutto vero nel caso degli Scenari, nuove mini-istanze pensate appositamente per tre giocatori a corto di tempo e in cerca di un po' di denaro o altre risorse. Si tratta chiaramente dell'ennesimo passo verso i casual-player, come dimostrano anche i chirurgici revamp del Monastero Scarlatto e Scholomance, o il livello di difficoltà generale decisamente tarato verso il basso. Saremo schietti: le nuove istanze in modalità eroica sono una barzelletta. Non è richiesta nessuna preparazione particolare, né il "farming" delle istanze normali per racimolare l'equipaggiamento adatto. Una volta raggiunto il 90, ci si può praticamente buttare a capofitto nelle istanze eroiche senza il minimo problema, indossando quanto ricevuto completando le missioni dell'ultima zona esplorata. I boss, d'altra parte, pur non essendo particolarmente difficili, richiedono un minimo di pratica e coordinazione: strutturati come veri e propri raid-boss in miniatura, richiedono tutti l'impiego di strategie peculiari.

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Per esempio, durante lo scontro con Taran Zhu, nel Monastero degli Shandaren, sarà necessario pregare, cliccando su un'apposita icona, per scaricare la propria rabbia e rimuovere eventuali penalità. Oppure, durante l'Assedio al Tempio di Niuzao, bisognerà rispedire al mittente le bombe del Generale Pa'valak per neutralizzarne lo scudo. I nuovi raid-boss sono ancora più originali, se possibile, nonostante rimangano comunque estremamente accessibili anche ai novizi tramite lo strumento di "ricerca delle incursioni", che torna in pompa magna dopo essere stato implementato soltanto alla conclusione dell'espansione precedente, con una serie di migliorie pensate per rendere l'esperienza il più godibile possibile. Giocatori incivili permettendo, s'intende. A quanto pare, insomma, la vera difficoltà risiede nelle incursioni organizzate da dieci e venticinque giocatori e nella nuovissima modalità Sfida, che permette di affrontare le istanze da cinque giocatori con equipaggiamento normalizzato.

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Completandole entro un certo limite di tempo si ricevono delle ottime ricompense: inutile dire che per affrontare questa missione con successo è richiesta un'estrema conoscenza della propria classe, della mappa e delle strategie. A questo punto, l'endgame di Mists of Pandaria è ben delineato, quantomeno in termini di PvE. E per quanto riguarda il PvP? Vale la pena spendere due righe, perché in realtà ci sono ben poche novità su quel fronte, a parte due ingegnosi Campi di battaglia inediti (Tempio di Kotmogu, basato sulla conquista e sul controllo di preziose sfere, e Miniere di Cupargento, in cui bisogna conquistare e proteggere degli obiettivi mobili). Abbandonata l'idea di un'area dedicata al PvP come lo furono Tol Barad e ancora prima Lungoinverno, Blizzard sembra aver deciso di concentrarsi sugli apprezzati Campi di battaglia classificati e sull'Arena, grazie anche a una serie di accorgimenti, in termini di equipaggiamento e statistiche, volti a cercare di stabilire un minimo di equilibrio tra le classi. Un'impresa impossibile, a dire il vero, sopratutto ora che Mists of Pandaria ha introdotto anche l'eclettica e decisamente versatile classe del Monaco, ma la speranza è l'ultima a morire.

Conclusioni

Multiplayer.it
9.1
Lettori (249)
7.2
Il tuo voto

World of Warcraft non è poi cambiato molto neanche questa volta, ma in fondo è questo il senso di un'espansione: aggiungere, non cambiare. Il kolossal Blizzard mantiene sempre l'identità e la struttura che l'hanno reso celebre, e questo significa che chi non lo apprezza, o si è definitivamente stancato della formula, non cambierà certo idea con Mists of Pandaria. Chi invece ne è ancora innamorato, si troverà di fronte a quella che è, a mani basse, la migliore espansione mai realizzata per qualità tecnica, ricchezza di contenuti e varietà di situazioni. C'è un po' di tutto per tutti a Pandaria, anche se l'impronta eccessivamente casual di certi aspetti del gioco può fare storcere il naso. A questo punto è importante incrociare le dita e sperare che Blizzard supporti la nuova espansione regolarmente, senza ripetere gli errori commessi nell'ultimo anno di Cataclysm.

PRO

  • Pandaria è strepitosa
  • Varietà e quantità di contenuti eccezionale
  • Progettazione dei boss ai massimi livelli
  • Ancora più intuitivo e accessibile

CONTRO

  • Si sente un po' il peso degli anni
  • Difficoltà delle istanze comuni molto bassa
  • Eccessiva enfasi sulle missioni giornaliere
  • È sempre WoW: o si ama, o si odia!

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
  • Processore Intel Core i7 2600
  • 8 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
  • Sistema operativo Windows 7

Requisiti minimi

  • Processore Dual core
  • 2GB RAM (1GB su Windows XP)
  • ATI X1800 Pro, GeForce FX 5000 o superiore
  • 25GB di spazio su disco
  • Risoluzione minima 1024x768

Requisiti consigliati

  • Processore Intel Core 2 Duo 2.2 GHz o AMD Athlon 64 X2
  • 4GB RAM
  • Nvidia 8800GT, AMD 4830 512MB o superiore