Con un curriculum non proprio lungo ma pregno di qualità, non è semplice sedersi e spiegare la particolarissima anima di Blackguards, ultima creatura di Daedalic. Il gioco di ruolo strategico dei ragazzi tedeschi poteva essere ben di più; doveva, in realtà, vista la forte campagna di visibilità e di creazione delle aspettative, arrivata ad utilizzare persino i commenti entusiasti di qualche fantomatico utente per creare un video da dare in pasto alla stampa. Forte del successo passato, la casa di sviluppo di Amburgo è cresciuta a dismisura negli anni, arrivando ad annoverare al suo interno più di centoventi dipendenti; proprio per questo rimane complesso attribuire un numero al gruppo di elementi coinvolti nello sviluppo di Blackguards, in quanto questo primo passo nel mondo degli strategici mostra un impianto degno di un team ristretto, o perlomeno inesperto. Una commistione di battaglie ad esagoni ed avventura punta e clicca prova a fondere due mondi in cui strategia, statistiche, narrativa e studio dei particolari si uniscono. Per quanto ricco di problemi, il tentativo di Daedalic è senza dubbi ambizioso e si basa su due principi cardine che lo tengono a galla.
Blackguards non è certamente il miglior ingresso di Daedalic nel mondo degli strategici
Crescere in battaglia
Il principale elemento sul quale si fonda la particolarità del gameplay di Blackguards ruota intorno al desiderio di attribuire ad ogni scontro una mappa differente ed unica: gli ambienti che, per motivi di sotto-trame, sarete costretti a vedere più di una volta si contano sul palmo di una mano.
Questo aspetto, apparentemente semplice, diviene in realtà importante nel momento in cui si analizza l'approccio strategico/ambientale scelto da Daedalic: ogni mappa brilla di vita propria, con elementi d'ambiente inseriti per essere funzionali - spesso fondamentali - unicamente nello scontro in questione. Lampadari, barili, trappole, gabbie e tanti altri elementi dello scenario sono inseriti in una scala di utilizzo che va dal forzato al consigliato, fornendo una schiera di tipologie di approccio variegata e capace di garantire sufficiente interesse lungo il proseguo dell'avventura. Altro aspetto interessante è la profondità di crescita dei personaggi; l'editor e la scelta della classe con cui iniziare l'avventura sono solo pezzi di un quadro di crescita molto più grande e ramificato. La scelta di donare ad ogni scontro nuove combinazioni di nemici ed ostacoli costringe il giocatore a studiare il giusto avanzamento per la squadra di comprimari, che dovrà essere equilibrata alla perfezione così da non incappare in un impietoso e demotivante ciclo di sconfitte. In realtà, l'inserimento massiccio di caratteristiche da portare avanti farà felici unicamente gli appassionati di titoli criptici, in cui i legami di causa-effetto di abilità, magie ed equipaggiamento non sono chiari e rendono la curva di apprendimento una parabola decisamente troppo ampia per i novizi del genere. Ma sono altri i veri lati dolenti.
Colpo della strega?
Se i due punti fissi di Blackguards appena descritti aprono se non altro ad uno spiraglio di curiosità ed ammirazione per l'impegno profuso nel caratterizzare l'avventura, è purtroppo l'inesperienza a giocare un brutto scherzo al team di sviluppo. La scelta coraggiosa di aver preparato a tavolino gli aspetti ambientali di ogni scontro non è equilibrata da una presentazione di mappa e level design coerente e funzionale. Non saranno rari i momenti in cui scoprire la chiave di volta di uno scontro sarà conseguenza di un culmine di frustrazione, causato da un "trial and error" troppo dozzinale, decisamente non in linea con il prestigioso curriculum di Daedalic.
Tralasciando un'interfaccia ed una telecamera mal calibrate, nella strategia dei tedeschi vi è troppa casualità, troppe conseguenze lasciate al caso che non rendono piacevole lo sperimentare nuove soluzioni in quanto la riuscita o meno delle azioni di gioco non è talvolta fedele come dovrebbe. La scelta di non inserire in alcun modo la possibilità di velocizzare il flusso di gameplay porta a scontri in molti casi troppo lenti, pesanti e mal digeribili, specialmente in un'ottica di ripetere gli stessi più e più volte fino ad interpretare la mappa nella maniera che il team ha reputato ottimale. Pesa in primis la voglia di entrare in un mondo, quello degli strategici, alieno alla casa di sviluppo, ma se si volesse chiudere un occhio con l'anima di gameplay certamente deficitaria ma capace di fornire una certa soddisfazione negli scontri più complessi, di certo non si può sbarrare il secondo a fronte di una trama decisamente al di sotto delle aspettative. Da un team esperto di avventure grafiche ci saremmo aspettati personaggi particolari, trame sofisticate, comprimari interessanti, un viaggio degno di essere vissuto, insomma. La storia di Blackguards, purtroppo, premia ben poco in relazione al tempo investito nell'avventura, che sommando le quest secondarie, necessarie per accumulare esperienza, supera anche le quaranta ore. In maniera paradossale, sono più interessanti alcune trame da sfondo caratterizzate esclusivamente da dialoghi che non quella principale, povera di protagonisti carismatici, narrata con una regia mediocre e talvolta grottesca nella sua evoluzione.
Stasi tecnica
La narrazione scadente non veicola correttamente eventi e personaggi, risultando in una sequela di teorici colpi di scena che, per colpa di una scelta narrativa molto discutibile e di un mancato approfondimento psicologico dei protagonisti, non fanno altro che alimentare domande sul perché le reazioni senza pathos dei personaggi, di fronte ad alcuni eventi specifici, siano talvolta così assurde da sembrare irreali.
Forse stiamo pretendendo troppo, ma Daedalic sa decisamente fare ben di più di quanto palesato in Blackguards. Il sistema di avanzamento tra città fonde la struttura punta-e-clicca in maniera curiosa ma, ancora una volta, troppo ambiziosa per risultare realmente profonda. Escluse le singole quest, l'offerta delle città non si discosta dal quadrinomio locanda/mercante/fabbro/guaritore, alternandone la presenza lungo tutti gli ambienti di gioco. Non sarà raro trovarsi a visitare le città solo per cercare il corretto dialogo che scateni l'avanzamento delle quest: unico elemento che, a parte l'estetica, differenzia un posto da un altro. Tecnicamente parlando, il titolo sembra avere già una generazione sulle spalle: i modelli e le texture di personaggi, ambienti e città sono profondamente datati, incapaci di offrire un colpo d'occhio o dare dignità ad un comparto artistico se non altro sufficiente. Il motore di gioco soffre in condizioni complesse, e ciò stupisce proprio analizzando la bassa mole poligonale della proposta a schermo. Delle tracce audio presenti, solo un paio meritano l'encomio a fronte di un comparto il quale, complice un doppiaggio sotto la sufficienza, non offre particolare emozioni acustiche e svolge un mero compito di accompagnamento.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore: Intel Core i7 860 a 2.8 GHz
- Memoria: 8 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 670
- Sistema operativo: Windows 7 a 64 bit
Requisiti minimi
- Processore: Intel Core 2 Duo a 2 GHz o AMD equivalente
- Scheda video: GeForce 8600 o Radeon HD 2600
- RAM: 2 GB
- Sistema operativo: Windows XP, Windows Vista, Windows 7
Requisiti consigliati
- Processore: Intel Core i5 a 2.4 GHz o AMD equivalente
- Scheda video: GeForce GTX 275 o ATI Radeon HD 4770
- RAM: 4 GB
- Sistema operativo: Windows Vista, Windows 7, Windows 8
Conclusioni
Daedalic e la sua creatura meritano di essere premiati unicamente per la quantità di contenuti e per il coraggio nel proporre un'infrastruttura a compartimenti stagni atipica, audace ma fin troppo studiata a tavolino; ciò che risulta purtroppo imperdonabile è il restante gruppo di fattori di gioco. La superficialità narrativa, la presentazione sotto gli standard ed gli enigmi ambientali troppo criptici rendono Blackguards un'occasione mancata, che farà felici unicamente i fan più estremi di un gameplay strategico insicuro, lento e spesso frustrante. Sommando al tutto un prezzo d'acquisto decisamente sostenuto per l'esperienza fornita (24,99 €) possiamo dire che se il buongiorno si vede dal mattino, la strada di Daedalic nel mondo degli strategici è ancora molto lunga da percorrere.
PRO
- Tante ore di gioco
- Ogni scontro è unico...
CONTRO
- ...ma spesso non bilanciato o mal presentato
- Trama e personaggi poco interessanti
- Tecnicamente dimenticabile