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Giovani dominatrici crescono

Chou-Chou torna a conquistare mondi e galassie in un nuovo, ammiccante jRPG

RECENSIONE di Christian Colli   —   19/06/2014
Mugen Souls Z
Mugen Souls Z
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NIS America non si vuole più fermare. Ormai punto di riferimento per gli amanti dei giochi di ruolo nipponici di nicchia, il publisher che ha reso famoso Disgaea anche in Occidente sembra aver deciso di tradurre in lingua comprensibile (se conoscete l'inglese, ovvio!) la maggior parte dei jRPG più strambi sviluppati e pubblicati nella terra del Sol Levante. Tra questi spicca Mugen Souls, franchise nato alcuni anni fa e portato in Europa sul finire del 2012: già allora avevamo notato le similitudini con la suddetta serie di Nippon Ichi, dai personaggi assolutamente bizzarri al leveling fuori di testa e i colpi speciali da far invidia a Gurren Lagann. A tutto ciò si mescolava quell'umorismo osé tutto nipponico che ultimamente abbiamo riscontrato nelle produzioni analoghe con frequenza francamente disturbante. Mugen Souls Z rincara la dose, ma per fortuna c'è anche dell'altro.

Mugen Souls Z è troppo simile al suo predecessore, nel bene e nel male

Donnine al volante...

Reduci da Demon Gaze e Conception II, cominciamo a chiederci come sia possibile che i publisher occidentali non abbiano ancora capito che questo tipo di umorismo, tanto folkloristico e comune tra i giapponesi, non può attecchire allo stesso modo nella nostra società.

Giovani dominatrici crescono

La sopportazione di doppi sensi, battutine spinte e riferimenti a sfondo sessuale è, neanche a dirlo, altamente personale, ma ci sono due fattori molto importanti da considerare. In primo luogo, gli eccessi, che in Mugen Souls Z, con i suoi personaggi dal character design estremamente fanciullesco, appaiono... be', eccessivi. In secondo luogo, la sceneggiatura, perché se vuoi vendere dei dialoghi piccanti devi saperli anche scrivere o, in questo caso tradurre: il ritmo è importante e, purtroppo, a Mugen Souls Z manca praticamente del tutto. Le prime ore di gioco, per esempio, sono tediosissime. Fungono da tutorial e ci propongono il nuovo contesto narrativo, ci presentano i personaggi vecchi e nuovi e ci spiegano il sistema di combattimento e le numerose feature che caratterizzano il gameplay.

Giovani dominatrici crescono

La storia riprende poco dopo il finale di Mugen Souls, con la divina Chou-Chou che muore di noia dopo aver conquistato i mondi del prequel: il suo nuovo piano, pertanto, è prendere il controllo di una nuova galassia, ma un inconveniente pone subito freno alla sua ambizione, trasformandola in una versione mignon di sé stessa. A questo punto, la protagonista in un certo senso cambia e diventa Syrma, con Chou-Chou a farle da comprimaria. L'obiettivo resta lo stesso, e cioè conquistare la galassia soggiogandone tutti gli abitanti e trasformandoli in tirapiedi di Chou-Chou, potenziando al contempo il suo transformer personale, il G-Castle. La trama, come nel caso del predecessore, è assolutamente folle e a un certo punto diventa persino difficile seguirla, costituita com'è da interminabili dialoghi affidati a un nutrito cast di protagonisti e comprimari, uno più assurdo dell'altro. Strappa più di qualche risata, e questo è un bene, ma a un certo punto si resta travolti da talmente tante citazioni e sottotrame che si perde il filo della storyline, mentre svanisce del tutto la sua importanza. Il doppiaggio inglese, tra parentesi, è accettabile, ma siamo sicuri che i veri fan di Mugen Souls - e del genere specifico - saranno felici di poter selezionare anche l'ottima, e caratteristica, traccia giapponese.

Trofei PlayStation 3

Per sbloccare il platino bisognerà sudare: Mugen Souls Z offre ben quaranta trofei di bronzo, sei d'argento e tre d'oro. Oltre a dover completare i vari capitoli della storia e a compiere alcune azioni basilari, bisognerà mettere a segno anche svariate quantità di danni e completare complessi obiettivi secondari.

Centinaia di trilioni di danni

Mugen Souls Z apparecchia una tavola piena di meccaniche particolari, feature strampalate e funzioni speciali che arricchiscono un sistema di gioco tutt'altro che scontato e banale. Il problema, più che altro, è che abbiamo già visto tutto nel prequel e questo episodio si limita a migliorarne alcuni aspetti senza aggiungere nulla di veramente nuovo.

Giovani dominatrici crescono

I mondi da esplorare sono dodici e il nostro obiettivo sarà assistere a una serie interminabile di dialoghi prima di poter finalmente muoverci per raggiungere una meta in particolare. La maggior parte degli scenari è popolata da creature ostili; basta un contatto per dare inizio allo scontro, durante il quale potremo controllare un massimo di quattro personaggi contemporaneamente. È tutto abbastanza tradizionale: ogni personaggio dispone di varie abilità basate sulla sua classe e può attaccare con armi diverse che possono anche essere potenziate, tenendo conto degli elementi interattivi sul campo di battaglia che possono essere sfruttati a proprio vantaggio o utilizzati contro i nemici stessi, trasformando ogni combattimento in una sorta di rompicapo. I colpi speciali, in particolare quelli più avanzati, sono spettacolari e infliggono letteralmente milioni di danni, come del resto il level cap è impostato addirittura a 9999: le assurdità non finiscono qui, poiché per esempio è possibile crearsi i propri membri del party e agghindarli con abiti e oggetti sempre più ridicoli o imbarazzanti.

Giovani dominatrici crescono

Torna anche la possibilità di "sedurre" i nemici attraverso il sistema Captivate, migliorato rispetto al precedente poiché permette di valutare in anticipo la reazione del bersaglio, impedendoci quindi di buttare tempo e tentativi preziosi. Tra una missione della storia e l'altra, poi, è possibile allenare il party e migliorare l'equipaggiamento nella Mugen Zone, costituita da numerosissimi piani e perlopiù facoltativa, anche se la sua esplorazione è necessaria nel caso si vogliano sbloccare i finali migliori. Dal punto di vista contenutistico, insomma, non c'è di che lamentarsi. Da quello tecnico, invece, le critiche sono interamente giustificate. Mugen Souls Z è piacevole, ma graficamente sembra appartenere alla prima generazione di videogiochi PlayStation 3. I modelli poligonali dei personaggi sono approssimativi sia nel dettaglio che nelle texture, la varietà e la complessità ambientale sono decisamente scarse, gli effetti grafici paiono usciti da una PlayStation 2. Come se non bastasse, il frame rate perde inspiegabilmente colpi e di tanto in tanto ci sono capitati dei freeze che credevamo fossero colpa della console, scoprendo poi - dopo un rapido giro di forum - che a quanto pare sono proprio un problema del codice. Siamo un gradino sopra al precedente Mugen Souls, anche grazie ai caricamenti molto più rapidi, ma dopo due anni, e nel 2014 per giunta, una realizzazione tecnica di questo tipo lascia parecchio a desiderare.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.0
Lettori (9)
7.5
Il tuo voto

Mugen Souls Z è, tutto sommato, un buon RPG, ricco di contenuti e stramberie, ma chi lo acquista deve venire a patti con una trama e dei personaggi veramente strambi se non superficiali, una realizzazione tecnica generale di basso livello e una quantità di battute a sfondo sessuale che, a causa anche del character design, può dare un po' di fastidio. Se si apprezzano queste caratteristiche, e si cerca un titolo profondo e sufficientemente complesso, allora gli si potrebbe anche dare una chance.

PRO

  • Longevo e ricco di contenuti
  • Sistema di combattimento divertente
  • I dialoghi fanno sorridere...

CONTRO

  • ...ma sono veramente troppi e la trama è insulsa
  • Tecnicamente arretrato
  • È un genere di ironia che non ha molti fan