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Astebreed, recensione

Direttamente dalla terra del Sol Levante arriva uno shoot 'em up indipendente bellissimo e dal gameplay sorprendente

RECENSIONE di La Redazione   —   05/06/2014

Il magico mondo dei videogiochi indipendenti è, a tratti, davvero difficile da comprendere. Non per colpa di chi ne fa parte, sia chiaro, quanto più per colpa di un settore ormai succube del marketing e dei titoli tripla A capaci di ritagliarsi spazio e interesse agli occhi dei giocatori nonostante i valori produttivi messi in campo non siano particolarmente originali o innovativi.

Astebreed, recensione

Così capita che un team giapponese semi sconosciuto si metta al lavoro su un piccolo capolavoro di cui tu, fino a due mesetti fa, non sapevi neanche l'esistenza. Fortunatamente, però, la fatica incontrata dagli sviluppatori indipendenti per emergere in un panorama sempre più sovraffollato, trova una preziosa collaborazione in realtà come Playism, che offrono visibilità a progetti provenienti dalla terra del Sol Levante con l'augurio di riuscire a farli conoscere al grande pubblico. È proprio in questo modo che Astebreed ha avuto la possibilità di far parlare di sé prima del suo esordio su Steam lo scorso 30 maggio. Il titolo sviluppato da Edelweiss è tanto atipico quanto spettacolare: fa del gameplay il suo punto di forza, sminuendo tutto ciò che siamo abituati a vedere come fondamentale in un blockbuster di successo. Storia, contaminazione di generi, grafica pompata, caratterizzazione dei personaggi, modalità di gioco si fanno da parte per cedere il passo a una giostra frenetica, accattivante, esplosiva e adrenalinica della quale una volta saliti, non vorrete più scendere.

Astebreed è un titolo profondo, divertente e curato. Breve ma assolutamente da provare!

La difesa della Terra

Astebreed è uno shoot'em up vecchia scuola, di quelli che i ventenni adepti delle sale giochi forse ricorderanno ancora.

Astebreed, recensione

Il suo più grande pregio, però, è di non essere un titolo anacronistico: grazie a una direzione artistica di livello, ai continui salti di prospettiva, a un gameplay raffinato e ai robottoni, che, come si sa, rendono tutto più bello, riesce nel tentativo, se mai ce ne fosse stato bisogno, di rinvigorire il genere con una formula estremamente attuale e apprezzabile sotto molti punti di vista. In un imprecisato futuro, i Terran, grazie al progresso tecnologico, sono riusciti a colonizzare Marte e insidiarsi su numerose colonie sparse per il Sistema Solare, ma una misteriosa razza aliena ne mina la stabilità muovendo una guerra che porta morte e distruzione tra la popolazione. Per fronteggiare tale minaccia, in tipico stile nipponico, verranno impiegati dei potenti mech dotati di un arsenale di tutto rispetto, pilotati da ragazzini dall'età imprecisata e dal passato altrettanto misterioso. I cliché si sprecano, ma, come detto, non è la trama, invero piuttosto confusionaria e mal presentata, il fulcro di Astebreed. Quello che conta è il gameplay.

Astebreed, recensione

Il robottone, da controllare rigorosamente col pad, è equipaggiato con una devastante combo di spada e cannoni in grado di dispensare morte e distruzione da qualsiasi distanza. Tra gli attacchi standard ne troviamo uno ad area e una raffica più precisa di proiettili, ciascuno dei quali può essere caricato per una sorta di attacco automatico utilissimo per riprendere fiato durante i combattimenti sempre affollatissimi. In questo caso, infatti, l'arma si aggancia a tutti i nemici presenti nell'area di attacco del mech, crivellando di proiettili decine di bersagli simultaneamente, in un vortice di colori, suoni ed esplosioni che riempie il cuore di gioia. L'aggancio dei bersagli funziona anche su piani differenti, così che quando le fasi di gioco sono in una prospettiva a due dimensioni è comunque possibile attaccare in contemporanea le navi spaziali sullo sfondo e le navicelle che ci si pareranno davanti, oppure far esplodere gruppi di missili in lontananza prima che questi siano troppo vicini per danneggiarci. Ovviamente, il tutto va ad aumentare il caos su schermo, innalzando la difficoltà in maniera esponenziale durante il proseguo delle storia e la comparsa di nemici con attacchi multipli sempre più potenti.

Spada e cannoni non deludono mai

Ultima, ma di fondamentale importanza, vi è la spada. È dalla comparsa dei Gundam che vi è questa affascinante commistione tre mech ipertecnologici e armi da combattimento classiche, e la spada non poteva che essere un elemento ben apprezzato nell'economia del gioco.

Astebreed, recensione

È l'arma più potente a disposizione del nostro arsenale, ma tale qualità è ottimamente bilanciata dal suo ristretto raggio d'azione che la rende praticamene inutilizzabile contro i boss di fine livello. In questi casi, infatti, avvicinarsi eccessivamente ci espone a facili attacchi che non siamo in grado di schivare, condannandoci a morte certa. Da sottolineare la capacità della lama di annullare determinati colpi nemici, rivelandosi inaspettatamente più un equipaggiamento difensivo che offensivo. Per farsi strada tra gli scenari ai livelli di difficoltà più alti, sarà infatti necessario muovere in continuazione il robottone sullo schermo e menare ossessivamente le dita sul pad, alternando i cannoni con la spada in un incessante vortice di attacco e difesa indispensabile per sopravvivere. Perlomeno finché non vi verranno i crampi alle dita, possibilità tutt'altro che remota. Proprio per via dell'indolenzimento delle falangi, acquista un senso la scelta degli sviluppatori di limitare la campagna principale a poco più di un'ora e mezza di gioco, tempo più che sostenibile per finirla tutta d'un fiato distruggendo uno in fila all'altro i vari boss di ogni livello.

Astebreed, recensione

Da sottolineare invece la mancanza di modalità alternative con cui estendere la longevità del titolo, attualmente affidata alla voglia dei singoli giocatori di scalare le leaderboard online facendo segnare punteggi sempre più elevati. Sul fronte offline, l'unica cosa che può tenere alta l'attenzione sono i quaranta achievement da sbloccare su Steam, alcuni decisamente tosti da ottenere: finire l'intera campagna senza subire danni al massimo livello di difficoltà richiederà una buona dose di pazienza, oltre a un ricco campionario di improperi. Tecnicamente, Astebreed si difende benissimo. Sebbene i valori produttivi non siano eccezionali, il titolo gira costantemente a 60 frame al secondo senza cali di sorta, l'immagine e pulita e dettagliata e i filtri anti-aliasing prevengono ogni scalettatura, il tutto accompagnato da esplosioni ed effetti particellari di ottima fattura. La storia principale è narrata attraverso intermezzi con immagini statiche in stile anime e numerosi dialoghi durante le sezioni di gioco; questi però sono doppiati in giapponese e accompagnati da sottotitoli in inglese praticamente illeggibili durante le concitate fasi di combattimento.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
  • Processore Intel Core i7 2600
  • 8 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
  • Sistema operativo Windows 7

Requisiti minimi

  • Processore Core 2 Duo o superiore
  • Scheda video GeForce 8600GT o superiore
  • Uso del controller fortemente suggerito

Conclusioni

Digital Delivery: Steam
Prezzo: 19,99€
Multiplayer.it
9.0
Lettori (11)
8.9
Il tuo voto

Astebreed è un fantastico trip da acido da godersi in piena coscienza, davanti al PC, imbracciando un pad e distruggendosi le falangi alternando ripetutamente spada e cannoni nella speranza di uscire vivi da orde infinite di nemici sempre più potenti. Unico neo, il prezzo: sono necessarie ben venti carte per portarsi a casa questo straordinario titolo sviluppato dai ragazzi di Edelweiss. Il consiglio a questo punto rimane uno solo: prendetelo, giocatelo, divertitevi. Sia che lo compriate adesso o in occasione dei prossimi saldi su Steam, fatevi il favore di provarlo.

PRO

  • Gameplay bilanciato, profondo e raffinato
  • Molto difficile ai livelli più alti di difficoltà
  • Divertente, frenetico e visivamente bellissimo

CONTRO

  • Prezzo di lancio elevato
  • Una sola modalità di gioco ne limita troppo la longevità