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Un grande tributo

È un superstite, non offuscato da coscienza, rimorsi o illusioni di moralità. Ed è finalmente tra noi!

RECENSIONE di Andrea Centini   —   03/10/2014

Indiscutibile icona della cinematografia fantascientifica di stampo horror, la saga di Alien (1979), nonostante l'appannamento delle ultime pellicole, conta ancora oggi milioni di appassionati in tutto il globo, conquistati non solo dalla sceneggiatura memorabile e dalle interpretazioni della bella Sigourney Weaver, ma soprattutto dal carisma della creatura plasmata dalla mente e dalle mani di Hans Ruedi Giger, con la collaborazione del nostro Carlo Rambaldi. Definito in una sequenza cult del primo film - dall'androide Ash - come un "perfetto organismo, la cui perfezione strutturale è pari alla sua ostilità", lo xenomorfo si è imposto nell'immaginario collettivo come simbolo del terrore verso l'ignoto, una figura macrocefala snella e mostruosa in grado di annichilire sul piano estetico-emozionale altre malvagità su celluloide.

Un grande tributo
Un grande tributo

Non è un caso che l'ammirazione, nonostante la ferocia e la crudeltà assolute, rappresenti uno dei sentimenti comuni e contrastanti che il pubblico prova verso questa creatura immaginaria venuta dallo spazio (date un occhio al discusso Prometheus se volete saperne di più sulle origini). Il magnetismo dell'alieno, solitario e inarrestabile nel film di Ridley Scott, o molteplice e soverchiante in quello di James Cameron, è stato rapidamente trasposto nel nostro media, ottenendo risultati alterni sotto il profilo prettamente qualitativo, ma con pochissimi titoli capaci di ergersi dal piattume commerciale. Tra essi non figura sicuramente il recente Alien: Colonial Marines, figlio di un processo produttivo scellerato che, nei lunghi anni di gestazione, lo ha trasformato in un incubo peggiore di quello che avrebbe dovuto mettere in scena. Archiviato da critica e pubblico come colossale flop, con tanto di strascichi giudiziari, il progetto di GearBox software ha assestato un durissimo colpo all'appeal videoludico del brand, dopo anni di mezzi passi falsi e giochi solo discreti, incapaci di cogliere l'essenza dell'opera cinematografica originale. Intendiamoci, crivellare ondate di alieni - quando ben congegnato - può essere divertentissimo, tuttavia gli appassionati della saga, più o meno segretamente, hanno sempre sognato un survival horror capace di trasmettere le medesime, inquietanti emozioni del film di Ridley Scott. L'annuncio di Alien: Isolation da parte di Sega, avvenuto all'inizio dell'anno, è stato decisamente una sorpresa, non solo per la vicinanza all'uscita del dimenticabile Colonial Marines, ma soprattutto per gli sviluppatori ingaggiati, ovvero i ragazzi di The Creative Assembly conosciuti per l'epica saga strategica di Total War. Fresca dell'annuncio di Attila, la software house britannica si è concessa il lusso, il privilegio e finanche il fardello di realizzare un prodotto obbligato a risollevare una grande proprietà intellettuale in difficoltà, senza esperienze specifiche nel genere dei survival horror in prima persona. Volete sapere com'è andata a finire? Possiamo dirvi sin da ora che l'incubo è diventato un sogno. Ecco perché.

Alien: Isolation è uno splendido omaggio al film originale e un survival horror riuscitissimo

Che c'è di nuovo, Mother?

Nelle sequenze finali di Alien, la nave da traino commerciale Nostromo esplode in una nube di polvere e detriti a causa del processo di autodistruzione avviato da Ellen Ripley, terzo ufficiale di bordo e unica superstite - assieme al gatto Jones - dello sfortunatissimo equipaggio. Il cosiddetto Ordine particolare 137 della Compagnia, eseguito con spietata perizia dall'androide Ash, prevedeva il recupero e il trasporto sulla Terra dello xenomorfo a qualunque costo, compresa la vita - definita sacrificabile - dei presenti, già ingannati dal famigerato segnale di "soccorso" che si ripeteva ogni 12 secondi. La trama di Alien: Isolation si coniuga alla perfezione con gli eventi conclusivi della pellicola di Ridley Scott, chiamando in causa la figlia di Ellen - Amanda - che, 15 anni dopo la scomparsa della madre, viene a sapere del ritrovamento della scatola nera della Nostromo.

Un grande tributo
Un grande tributo

Organizzatasi con altri due membri della Compagnia (la Weyland Yutani), per la quale lavora come ingegnere, la ragazza si imbarca sulla nave Torrens in direzione della stazione spaziale Sevastopol, dove l'equipaggio della nave Anesidora ha trasferito il preziosissimo reperto, nel quale Amanda spera di trovare qualche indizio sulle sorti della coraggiosa madre. Questo, a grandi linee, è l'incipit della trama di Alien: Isolation, il cui sviluppo regala al giocatore e, soprattutto, all'appassionato della saga cinematografica, una nuova storia intimamente connessa a quella del film, ove non mancano colpi di scena e la possibilità di ripercorrere alcuni iconici momenti della pellicola con i propri occhi. Sebbene per alcuni versi incastonato tra il classico del disastro spaziale e il fan service, il plot narrativo dell'opera di The Creative Assembly svolge egregiamente il proprio compito, accompagnando il giocatore in un'esperienza da incubo (profondamente survival) dove l'alieno svolge il ruolo di cattivissimo antagonista, saturando costantemente di angoscia e terrore l'atmosfera con la sua feroce indole predatoria. Amanda non è sola quando giunge sulla Sevastopol, tuttavia lo sarà praticamente per quasi tutta l'avventura, nonostante gli incontri con altre figure - non esattamente carismatiche - che compariranno e scompariranno sino allo spettacolare epilogo. Come riporta il nome del gioco, l'esperienza della protagonista è intima e personale, e soprattutto nelle ultime ore la narrazione evolve letteralmente nella sua lotta per la sopravvivenza, nella capacità di affrontare le inumane avversità che le si parano innanzi, in un susseguirsi di emozioni che resteranno impresse nella storia di questo medium. Le tematiche abbracciate nel corso del gioco sono molteplici, in un intreccio di corruzione, spietata avidità, giochi di potere e finanche crisi economica, fattori già confluiti nella saga cinematografica e che anche qui scandiscono la profondità dell'incubo in cui veniamo lentamente spinti, sempre più in profondità.

Apogeo orbitale

Come specificato, Alien: Isolation è un survival horror in prima persona (puro) con alcuni tratti distintivi ed elementi classici che i ragazzi di The Creative Assembly hanno amalgamato per confezionare una lunghissima e appassionante avventura. La longevità della campagna principale infatti, si attesta sulla ventina di ore di gioco a ritmo piuttosto sostenuto, quello che abbiamo dovuto tenere noi per giungere ai titoli di coda e occuparci dell'analisi che avete sotto gli occhi. Volendo esplorare ogni anfratto dell'enorme stazione spaziale e raccogliere tutti i collezionabili, magari giocando costantemente con un basso profilo (l'approccio più saggio), è verosimile che la storia possa durarvi anche molto di più. In Alien: Isolation, inoltre, si muore davvero molto spesso, e in talune circostanze è necessario ripetere più e più volte la stessa sessione per raggiungere il proprio obiettivo (fortunatamente i salvataggi sono quasi sempre ben distribuiti).

Un grande tributo
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Sebbene possa apparire una situazione frustrante, non lo è affatto grazie all'incredibile intelligenza artificiale dello xenomorfo: non si tratta infatti di un nemico prevedibile, che sapete sempre dove e come trovare, ma di un'entità malvagia quasi onnipresente, che vi circonda e tiene sotto scacco dai condotti o circolando liberamente nei livelli, costringendovi ad approcciare i pochi metri di un tetro corridoio in mille tempi e modi differenti, per essere superati. Camminare accucciati, fare il minor rumore possibile e sgattaiolare tra un rifugio e l'altro è il metodo migliore per spostarsi tra le varie aree della Sevastopol, ma in numerosi casi è necessario fare affidamento all'astuzia e all'ingegno, sfruttando i preziosi strumenti a disposizione di Amanda. L'interessante sistema di crafting prevede la raccolta di materiali alla stregua di etanolo, sensori, iniettori, batterie e quant'altro che, congiunti con i pezzi di metallo, possono dar vita a oggetti utilissimi come casse acustiche, kit medici, bombe molotov e granate di vario genere (EMP, flash, fumogene e tubi esplosivi), a patto naturalmente di disporre di materiale sufficiente e del relativo progetto. Le casse acustiche, così come i razzi (bengala), sono tra gli strumenti più interessanti ed efficaci per distrarre l'alieno e allontanarlo dal vostro percorso, ma possono essere anche utilizzati per creare scompiglio tra i sopravvissuti ostili, attirando verso di loro la letale bestia. Lo xenomorfo infatti, non rappresenta la vostra unica preoccupazione a bordo della Sevastopol, ma vi sono anche umani armati e implacabili androidi di classe Z, resistenti e molto pericolosi soprattutto quando sono in gruppo. Ingaggiare uno scontro a fuoco è tutto fuorché una mossa intelligente, dato che attira quasi sistematicamente le indesiderate attenzioni dell'alieno, dunque il miglior modo di procedere è attraverso l'elusione, l'aggiramento e in qualche frangente l'attacco furtivo. Purtroppo all'affascinante intelligenza artificiale dell'alieno fa da contraltare quella di umani e androidi, che ci era parsa incerta sin dalle nostre precedenti prove. I pattern comportamentali sono estremamente semplici e in taluni casi è possibile che essi non vi vedano o sentano ad un palmo dal naso, anche azionando rumorose porte a pochi decimetri di distanza; tuttavia, fortunatamente, giocano un ruolo davvero marginale nell'economia globale dell'avventura, ad eccezione di alcune specifiche ma circoscritte fasi. In verità vi è una sequenza piuttosto lunga (e noiosetta) nella quale si ha a che fare soprattutto con gli androidi, indubbiamente quella con meno mordente dell'intera esperienza, ma che paradossalmente è anche quella che introduce alla fase più emozionante e incredibile di Alien: Isolation.

Oltre ai gadgets di cui sopra, Amanda può equipaggiare anche bocche da fuoco come la pistola revolver e, più avanti nell'avventura, un fucile a pompa, un bolt action a dardi e soprattutto l'iconico lanciafiamme: quest'ultimo si rivela essere uno strumento estremamente efficace contro l'alieno che, esattamente come ogni altro animale, viene spaventato dal fuoco e se ne allontana a gambe levate. Ma attenti a non abusarne; lo xenomorfo si fa infatti sempre più intraprendente e può cogliervi di sorpresa anche mentre tentate di osteggiarlo con le fiamme. Non pensate nemmeno di sparargli contro; questo è il metodo più rapido per attirarlo verso di voi e fare una bruttissima quanto dolorosa fine. Nel corso dell'avventura tuttavia, non mancheranno momenti in cui potrete far cantare liberamente il vostro piccolo ma efficientissimo arsenale. Lo strumento più utile in Alien: Isolation resta comunque l'iconico rilevatore di movimento che, una volta raccolto, potrete equipaggiare velocemente premendo il tasto RB sul joypad, mentre col grilletto sinistro è possibile decidere se mettere a fuoco il suo schermo o lo sfondo.

Un grande tributo
Un grande tributo
Un grande tributo

Per procedere nell'avventura, come da tradizione survival, è necessario superare porte, accedere a terminali, raccogliere tessere, riavviare varie tipologie di sistemi e via discorrendo, il tutto suffragato da una serie di semplici minigiochi o sequenze di tasti da premere per completare l'azione. L'utilissimo piede di porco, più avanzato di quello "classico" in dote a Gordon Freeman di Hal Life, può essere utilizzato come oggetto contundente o per rimuovere le cosiddette spranghe alle porte (dispositivi simili a ganasce), mentre la torcia a ioni, a gas o al plasma funge da fiamma ossidrica ed è necessaria per scardinare sistemi di sicurezza e portelli; il sintonizzatore, infine, è un dispositivo elettronico - aggiornabile come altri strumenti - che avvia minigiochi grafici da eseguire in un determinato intervallo di tempo. L'aspetto più interessante nell'utilizzo degli strumenti e nel completare le azioni è la fisicità, la coerenza dei gesti di Amanda e ciò che ne consegue: è, ad esempio, un vero e proprio spettacolo osservare l'avvio di alcuni sistemi, laddove macchinari e ingranaggi entrano in funzione con una cura per i dettagli maniacale. Il rovescio della medaglia è naturalmente relativo al tempo richiesto per completare le procedure, rendendoci di fatto vulnerabili agli attacchi e dunque aggiungendo ulteriore pathos e tensione quando si è braccati dall'alieno. Persino il semplice salvataggio, che avviene con appositi macchinari analogici sparsi strategicamente sulla mappa, richiede del tempo per entrare in funzione, e non saranno poche le volte in cui pregherete o imprecherete durante i secondi necessari per l'avvio effettivo della procedura. L'esplorazione della Sevastopol, munita di un sistema di navette paragonabile a quello presente sulla USC Ishimura di Dead Space, può essere favorita raccogliendo gli aggiornamenti della mappa da appositi terminali, tuttavia, a causa della presenza dell'alieno, rinuncerete spesso e (mal)volentieri a visitare determinate stanze, rischiando di lasciare sul posto eventuali progetti per nuovi strumenti, componenti per il crafting o semplici collezionabili come badge e messaggi. La presenza del backtracking, mai fine a se stesso e sempre pronto ad aprire nuovi scenari, può comunque aiutare Amanda a tornare sui propri passi e recuperare preziose risorse. Sta al giocatore decidere se mettere a repentaglio la propria incolumità o procedere spedito verso gli obiettivi principali, sebbene l'intelligenza artificiale dell'alieno possa in talune circostanze rappresentare un deterrente psicologico davvero troppo forte da superare. Quando lo incontrerete le prime volte ne sarete letteralmente terrorizzati, e saranno necessarie diverse ore di gioco per "abituarsi" alla sua angosciante e minacciosa presenza dinamica, che vi darà del filo da torcere, evolvendosi, sino alla fine del gioco. Non mancano naturalmente sequenze scriptate a servizio della sceneggiatura e della narrazione, con alcuni colpi di scena - anche dal punto di vista del gameplay - che gli appassionati della saga cinematografica ameranno alla follia, grazie alle fortissime emozioni che sanno regalare. Se la lunga campagna principale non vi basta, potete lanciarvi nelle sfide sopravvivenza, ove, all'interno di alcune specifiche aree della Sevastopol, è necessario portare a termine determinati obiettivi (come sigillare porte o raccogliere badge) e naturalmente sopravvivere più a lungo possibile, ottenendo un punteggio con relative classifiche online. Senza dimenticare le missioni Last Survivor e Crew Expandable ambientate sulla Nostromo con i protagonisti della pellicola di Ridley Scott - incluse in determinate versioni del gioco e per chi prenota - o l'immancabile Season Pass, che aggiungerà cinque DLC rilasciati a cadenza mensile entro marzo 2015.

Impossibile computare

La stretta collaborazione tra gli sviluppatori e la Twenty Century Fox, che detiene i diritti sulla saga di Alien, ha permesso l'accesso a migliaia e migliaia di dati d'archivio, che sono stati analizzati, selezionati e tradotti con successo all'interno del gioco. Il risultato è una componente artistica semplicemente superba, caratterizzata da una cura per il dettaglio fuori dal comune e una quantità industriale di citazioni. Dai semplici poster sulle pareti sino alla modellazione di porte e corridoi, passando per gli oggetti di uso quotidiano e d'arredo (come i giocattoli a moto perpetuo), ogni elemento è frutto di un intenso studio sulla documentazione originale, e chi conosce a memoria la pellicola noterà immediatamente la familiarità con le strutture e lo stile della Nostromo.

Un grande tributo
Un grande tributo

Dal punto di vista squisitamente tecnico, pur trattandosi di una produzione a cavallo tra due generazioni, su PC a livello di dettaglio Ultra e in 1080p Alien: Isolation si presenta davvero in splendida forma, grazie alle numerose impostazioni grafiche disponibili che esaltano i giochi di luci e soprattutto gli effetti volumetrici e particellari scaturiti da fumo, fuoco e scintille, che lasciano costantemente a bocca aperta per realismo e coerenza. Di alto profilo anche i modelli poligonali degli elementi che impreziosiscono i locali della Sevastopol, le cui architetture sono sempre ricercatissime e ricche di dettagli: come non citare i tecnologici Laboratori Gemini, le tetre sale operatorie dell'ala medica del San Cristobal o gli alloggi del personale che, come avviene per le scenografie di The Last of US, hanno una forza comunicativa prorompente e spesso cruda. Fiore all'occhiello della produzione è il bellissimo quanto splendidamente animato modello dello xenomorfo, che al netto di qualche sporadica e innaturale rotazione su se stesso, si presenta praticamente come un organismo vivo agli occhi del giocatore. Decisamente meno riusciti e carismatici i modelli degli uomini e degli androidi, sia per quel che concerne le animazioni, talvolta ingessate e caratterizzate da qualche scatto, che per la qualità delle rigide espressioni facciali. Anche le sequenze in computer grafica soffrono del medesimo problema, ma si tratta di filmati - generalmente di buon livello - che entrano in gioco solo sporadicamente nel corso della storia. Al pari della sublime componente artistica vi è il comparto audio, caratterizzato da campionamenti di elevatissima fattura e dal timbro profondo e tridimensionale, in grado di farvi accapponare la pelle in diverse circostanze. Il suono avvolgente gioca inoltre un ruolo chiave nel game design, suggerendovi la posizione, gli spostamenti e finanche il comportamento dei nemici, talvolta rendendosi persino più utile del sensore di movimento. Eccezionale la colonna sonora, rimasterizzata da quella originale del film e della quale gli appassionati riconosceranno immediatamente tutte le melodie; molto buono anche il doppiaggio in italiano, soprattutto per quel che concerne l'interpretazione della bella Amanda, sebbene non manchi qualche errore nell'impostazione del tono e alcune voci siano un po' troppo rigide, come avevamo già evidenziato in sede di preview.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
  • Processore Intel Core i7 3770K
  • 16 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX 680
  • Sistema operativo Windows 7

Requisiti minimi

  • Processore 3.16 Ghz Intel Core 2 Duo E8500
  • 4 GB RAM
  • Scheda video con 1 GB di memoria (AMD Radeon HD 5550 o NVIDIA GeForce GT 430)
  • 35 GB di spazio disponibile su disco

Requisiti consigliati

  • Processore AMD Phenom II X4 955 - 4 Core, 3.2 GHz o Intel Core 2 Quad Q9650 - 4 Core, 3.0 GHz
  • 8 GB RAM
  • Scheda video 2 GB (AMD Radeon R9 200 Series o NVIDIA GeForce GTX660)

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam
Prezzo 49,99 €
Multiplayer.it
9.0
Lettori (199)
8.9
Il tuo voto

Alien: Isolation non solo è il miglior titolo mai dedicato allo xenomorfo, ma è anche un meraviglioso omaggio alle atmosfere del primo, indimenticabile film del 1979. Longevo, bellissimo da giocare e da vedere, ma soprattutto in grado di infondere quelle emozioni che tutti aspettavano da anni, il survival horror di The Creative Assembly non è un'opera scevra da difetti, ma le piccole mancanze scompaiono davanti ai valori produttivi e alla passione che trasuda sin dal più insignificante dei dettagli. È vero, l'intelligenza artificiale di uomini e androidi è rivedibile, inoltre sono assenti co-protagonisti di spessore in grado di elevarsi ai livelli dei due attori principali, Amanda Ripley e la sua nemesi, ciò nonostante i primi impattano marginalmente nell'economia globale del gioco, mentre i secondi svaniscono di fronte alla lotta per la sopravvivenza che il giocatore affronta sino ai titoli di coda. Insomma, se siete fan sfegatati di Alien l'acquisto dell'ultima fatica della software house britannica è obbligatorio.

PRO

  • Il miglior titolo dedicato ad Alien, longevo e terrorizzante
  • Intelligenza artificiale e modello dello xenomorfo
  • Artisticamente superbo
  • Audio, effetti di luce e volumetrici da Oscar

CONTRO

  • Intelligenza artificiale di umani e androidi dimenticabile
  • Animazioni ed espressioni facciali umane talvolta ingessate
  • Qualche texture meno definita e rare compenetrazioni