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Grim Fandango Remastered, recensione

Dalla collaborazione di Double Fine, Sony e Disney torna su PC e console Grim Fandango Remastered: la recensione di una delle pietre miliari nel genere delle avventure grafiche

RECENSIONE di Vincenzo Lettera   —   08/01/2016
Grim Fandango Remastered, recensione

Quando la scorsa estate Adam Boyes di Sony salì sul palco della Memorial Sports Arena di Los Angeles per annunciare Grim Fandango Remastered, la platea tutta intorno a noi esplose in un boato di applausi e grida di giubilo, pareggiato solo un'ora dopo col finale a sorpresa di Uncharted 4. In una conferenza dominata da nomi altisonanti come FarCry 4, Bloodborne e Mortal Kombat X, tanto entusiasmo per una riedizione di un'avventura grafica vecchia scuola poteva sembrare eccessivo. Eppure Grim Fandango non è un'avventura qualsiasi, e quella nata dalla collaborazione tra Double Fine e Sony non è una semplice Remastered pubblicata per macinare soldi facili. La storia di Manny Calavera non si limita a trattare con humour e atmosfera noir il tema della morte, ma è completamente immersa al suo interno. Canto del cigno di LucasArts, primo progetto a rottamare il motore SCUMM e requiem delle avventure vecchio stile, Grim Fandango è stato per anni un cult difficile da recuperare e giocare a causa di problemi di distribuzione e compatibilità coi sistemi operativi più recenti, rendendolo di fatto fruibile solo ricorrendo ad astrusi canali alternativi messi in piedi dai fan. Ecco quindi che si spiega la calorosa accoglienza della Remastered: non solo torna disponibile una delle più apprezzate e affascinanti avventure di sempre, ma lo fa grazie al lavoro del suo autore originale. Per anni Tim Schafer ha desiderato riportare nella terra dei vivi il suo magnum opus, e nessuno meglio di lui sarebbe stato in grado di farlo restando fedele alla visione originale e riunendo la vecchia banda come fossero i Blues Brothers.

Ci sono voluti 17 anni per il ritorno di Grim Fandango, una delle migliori avventure grafiche di sempre

L'amore è per i vivi

Un gioco può invecchiare esteticamente col passare degli anni, ma la storia che racconta resta scolpita nella pietra. Non a caso Grim Fandango è ricordato per un cocktail di personaggi esilaranti, complotti mafiosi e una trama amorosa in salsa noir che prendeva a piene mani dal folklore messicano e da film come Il grande sonno e Casablanca. Il tutto raccontato utilizzando una metafora del trapasso e dell'aldilà che portava Manny Calavera, agente di viaggi per le persone decedute, ad affrontare un'epopea attraverso la Terra dei Morti lungo un arco narrativo di quattro anni. E fin dalla primissima scena introduttiva, tutto è al proprio posto. Ci sono i dialoghi che alternano gag e comici doppi sensi a battute molto più ricercate, scritte in un periodo in cui lo stesso Schafer prediligeva copioni meno convenzionali. Da Rubacava a El Midollo, dalla Foresta Pietrificata a Puerto Zapato, una pausa al Calavera Cafè e poi dritti verso il Confine del Mondo. Durante il viaggio si incontrano folli individui come il rivoluzionario Salvador Limones o quell'infame di Domino; e poi c'è Glottis. Oh, Glottis. È subito evidente come Grim Fandango non accusi il peso degli anni come altri giochi 3D, merito di fondali prerenderizzati e di personaggi rappresentati sotto forma di "calacas", le tipiche bambole messicane che decorano il Día de Muertos. Per questa Remastered, Double Fine ha comunque voluto svecchiare il gioco inserendo modelli in alta risoluzione e texture completamente ridisegnate. Un lavoro di restauro, quasi archeologico, che ha portato il team californiano a recuperare e ricostruire i vecchi materiali dagli archivi impolverati in possesso di LucasArts e dei suoi ex dipendenti. A questo si aggiunge poi un sistema di illuminazione dinamica che, se a qualcuno può sembrare un facile tentativo di esibizionismo, in realtà arricchisce ancora di più il fascino del gioco.

Grim Fandango Remastered, recensione

La sigaretta accesa che ravviva il busto di Manny, o la persiana semichiusa che crea giochi di ombre sul suo teschio, sono piccoli tocchi di classe che però enfatizzano l'atmosfera noir del racconto. A restare immutati rispetto al passato sono invece i fondali, ma prima di accusare Double Fine di un lavoro sciatto e disimpegnato bisogna considerare che non tutti i materiali grafici sono stati recuperati con successo dagli archivi Lucas, e che, soprattutto, ricreare da capo ciascun ambiente 3D avrebbe richiesto un impegno notevole, probabilmente non alla portata del team e di sicuro abbastanza folle per una Remastered di un'avventura che ha clamorosamente "floppato" al suo debutto. Il compromesso più intelligente è stato proprio quello di lasciare i vecchi fondali, che non solo sono perfettamente all'altezza dei nuovi modelli dei personaggi, ma nel complesso permettono di avere un risultato più vicino al titolo originale. Il limite che questo comporta è però ovvio: l'opzione per visualizzare il gioco in 16:9, benché sia presente, non fa altro che tagliare e allungare l'immagine, col risultato che ci si ritrova a passeggiare per la piazza di El Midollo nei panni di un Manny Calavera ingrassato e schiacciato. Con la pressione di un tasto si passa in qualsiasi momento dalla grafica originale a quella rimasterizzata, ma a differenza dei drastici restyling visti in Monkey Island: Special Edition, in questo caso l'aspetto resta talmente coerente e fedele al materiale originale, che anche i fan più tradizionalisti preferiranno giocare la versione ammodernata.

Trofei PlayStation 4

Nonostante sia un'avventura grafica abbastanza lineare, Grim Fandango Remastered ci va giù pesante per quanto riguarda la lista dei Trofei sbloccabili. Ce ne sono ben 48, e la maggior parte richiede di attivare specifiche battute nei dialoghi con gli altri personaggi o nei monologhi di Manny. Per il Platino, tuttavia, sarà necessario giocare l'intera avventura con i vecchi controlli tank: a quanto pare un Trofeo voluto fortemente dallo stesso Tim Schafer.

Verso il Nono Aldilà

Il lavoro di rimasterizzazione di Double Fine non si è limitato soltanto all'aspetto estetico. Basta infatti fermarsi un attimo e tendere le orecchie, magari mentre si prende da bere al Blue Casket o si guarda il Mar dei Lamenti affacciati alla balconata del Calavera Café. Tutte le musiche principali sono state messe a lucido grazie al ritorno del compositore originale, Peter McConnell, e del lavoro dell'orchestra sinfonica di Melbourne. Un eclettico frullato di generi che mescola jazz, swing, bebop e flamenco, con un tripudio di violini, violoncelli, clarinetti, sassofoni e tromboni per riproporre una delle colonne sonore più distintive mai ascoltate in un gioco.

Grim Fandango Remastered, recensione

È un peccato che ciascun brano non sia ascoltabile singolarmente anche al di fuori dell'avventura, un'opzione che avrebbe impreziosito i contenuti extra composti dai concept art originali (molti dei quali mai pubblicati prima) e, soprattutto, dalle due ore di commento audio degli sviluppatori. A diciassette anni di distanza, Schafer ha infatti riunito diverse persone chiave che lavorarono al progetto per invitarle a raccontare interessanti aneddoti, curiosità, sfoghi e fonti di ispirazione schermata dopo schermata. Un indiscutibile "selling point" per i vecchi fan in cerca di una scusa per rivestire ancora una volta le ossa di Manny. L'occasione di riproporre oggi Grim Fandango ha permesso a Double Fine di rivedere anche quello che è stato uno degli aspetti più criticati e peggio invecchiati del gioco. Il sistema di controllo "tank" (per farvi un'idea pensate al primo Resident Evil o al Tomb Raider originale) aveva indispettito gli appassionati dei vecchi punta e clicca, che trovavano nell'interfaccia SCUMM una soluzione molto più intuitiva. "Al tempo l'intenzione era quella di eliminare qualsiasi tipo di interfaccia e far sentire il giocatore non al di fuori del gioco", racconta Schafer nei commenti audio, "bensì completamente immerso al suo interno. Al centro del livello". Motivazioni a parte, Grim Fandango Remastered accontenta tutti aggiungendo la possibilità di utilizzare il mouse o di usare controlli direzionali più comodi tramite pad, mentre su PlayStation Vita si può interagire anche via touch screen. In un periodo in cui le persone hanno sempre più giochi tra cui scegliere e sempre meno tempo a disposizione, l'unica vera mancanza che si può imputare al lavoro del team di sviluppo è il non aver introdotto un sistema di suggerimenti. Grim Fandango appartiene infatti a un'epoca in cui le avventure grafiche si prendevano beffe del giocatore, i puzzle erano intricati, le combinazioni di oggetti fantasiose e i polli di gomma avevano la carrucola in mezzo. La soluzione di un enigma in certi casi è talmente intricata che si possono perdere ore andando per tentativi, e un sistema di aiuti, magari con diversi livelli di profondità com'è stato per Monkey Island: Special Edition, avrebbe permesso a chiunque di godersi la storia senza restare bloccati.

Gratis con PlayStation Plus

Grim Fandango Remastered, recensione

Grim Fandango Remastered è gratis questo mese per gli utenti PlayStation Plus. Il servizio Sony, che costa una cinquantina di euro per dodici mesi di abbonamento, offre 24 giochi all'anno per PlayStation 4 e, considerando anche PlayStation 3 e Vita, l'offerta sale a una sessantina di titoli. Di contorno, il gigante giapponese offre ai suoi abbonati servizi come il salvataggio in cloud con 10 GB di spazio, lo Share Play, PlayStation Plus Bonus e i tornei della PlayStation Italian League.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Digital Delivery Steam, GoG, PlayStation Store
Prezzo 14,99 €
Multiplayer.it
9.0
Lettori (172)
8.9
Il tuo voto

Se diciassette anni fa Grim Fandango fu acclamato per la sua follia, il suo mondo visionario, la qualità dei dialoghi e il suo sound unico, ancora oggi si fa fatica a trovare avventure che riescano a colpire nel segno su così tanti fronti. Con questa Remastered, Tim Schafer ha finalmente esaudito il desiderio, suo prima ancora che dei fan, di riproporre la storia di Manny e compagni, ammodernandola abbastanza da renderla godibile per i più giovani e aggiungendo sufficiente carne al fuoco da stimolare anche chi l'ha finita più e più volte a suo tempo. Ci avrà messo quasi un ventennio a tornare nella Terra dei Vivi, ma Grim Fandango si è finalmente meritato il suo biglietto per il Numero Nove.

PRO

  • Storia, dialoghi e personaggi ancora unici
  • Eccezionale colonna sonora, adesso orchestrata
  • I diversi sistemi di controllo accontentano tutti
  • Il commento degli sviluppatori è un enorme plus per i vecchi fan

CONTRO

  • Un sistema di suggerimenti avrebbe aiutato i meno pazienti
  • Avrà da ridire chi si aspetta un vero remake, con fondali e filmati completamente rivisti e un 16:9 "puro"