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Il suono dell'oscurità

Il suono è tutto, la grafica è niente nell'avventura dei canadesi di RAC7

RECENSIONE di Andrea Palmisano   —   27/03/2015
Il suono dell'oscurità

Siamo soliti considerare i videogiochi come esperienze soprattutto estetiche, visive, in cui i nostri occhi sono sollecitati molto più che tutti gli altri organi sensoriali. Parlare di grafica, tanto per intenderci, è praticamente un obbligo in qualsiasi caso, ed essa è una componente principale nell'economia complessiva di un titolo. Malgrado non sia certamente il primo a tentare una strada alternativa, il team canadese RAC7, composto da solo due persone, ha voluto rigirare come un calzino tale assioma ponendo il suono e l'udito come capisaldi dell'avventura, e realizzando sulla base di tale premessa un gioco a tinte horror tra i più originali e interessanti apparsi in ambito mobile negli ultimi mesi.

Dark Echo ribalta i canoni classici dei videogiochi offrendo un'avventura originale e coinvolgente

Diverso

Dark Echo è talmente stilizzato e minimale da lasciare inizialmente quantomeno perplessi. Tutto ciò che appare sullo schermo completamente nero è un paio di orme di scarpe a rappresentare il protagonista. I piedi, e non l'intero corpo o la testa, perché sono proprio i propri passi a costituire l'unico strumento a disposizione per navigare all'interno dei livelli e per interagire con essi.

Il suono dell'oscurità

Ognuno degli ottanta stage è ambientato in una specie di labirinto, più o meno complesso, osservato con visuale dall'alto. Toccare in un qualsiasi punto dello schermo fa spostare in quella direzione il proprio alter ego, e contestualmente genera il rilascio delle onde sonore (o meglio, dei raggi) del rumore dei propri passi. Eventualmente è possibile anche fare un rumore più forte, tenendo premuto brevemente sulle proprie orme, così da estendere l'area di azione. Tali raggi, andando a sbattere e a rimbalzare contro le pareti, permettono in pratica a mo' di radar di comprendere la forma di stanze e corridoi ed eventualmente di ciò che li popola, così da consentire effettivamente di avere una percezione (ma non la totale consapevolezza) di quello che ci circonda. Questa percezione è però non solo temporanea ma anche limitata, perché riguarda solo i punti fino a dove il suono dei propri passi può arrivare. Ciò determina inevitabilmente il fatto che Dark Echo sia un'esperienza ansiogena, claustrofobica e inquietante, poiché non è mai possibile sapere cosa è presente sul proprio cammino se non a pochi passi da esso. La chiave survival horror si manifesta infatti con l'apparizione delle prime creature malvagie, anch'esse dalle forme sconosciute ma riconoscibili per il fatto di essere circondate da raggi rossi. Dire che sia meglio evitare ogni incontro ravvicinato è un eufemismo, dal momento che non avendo nessun tipo di arma a disposizione il loro contatto porta alla morte immediata. Nella totale oscurità dei livelli di Dark Echo, anche questi esseri possono però contare soltanto sull'udito, e di conseguenza è necessario evitare in loro presenza di fare qualsiasi rumore che possa allertarli.

Il suono dell'oscurità

Esatto, proprio quei rumori che servono per potersi orientare. In tali casi bisogna quindi procedere a passi felpati e leggeri, con piccoli e rapidi tocchi sullo schermo, così da non destare alcuna attenzione. E se non fosse sufficiente, si può anche provare a lanciare un sasso così da fare da esca e attirare la loro attenzione lontano dal protagonista. Tutto questo fino al raggiungimento dell'uscita del livello, vero e proprio sollievo che dura però lo spazio di un istante, ovvero il tempo per iniziare l'area successiva. È facile capire quindi come Dark Echo sia composto sì da pochi ingredienti, ma inseriti all'interno di una struttura studiata con eccezionale equilibrio e consistenza: affrontato in condizioni ideali, magari al buio e con un paio di cuffie, il titolo di RAC7 è infatti un titolo di grande spessore, capace di coinvolgere e turbare, in cui i pochissimi elementi audiovisivi disponibili vengono naturalmente completati e compensati dall'immaginazione del giocatore. Un compito tutto sommato naturale, perché i ragazzi canadesi sono stati bravissimi a compensare con i suoni ciò che non viene apertamente mostrato visivamente. Per esempio i passi non fanno sempre lo stesso rumore, ma riflettono la superficie calpestata: un freddo pavimento di marmo o piuttosto un terreno ghiaioso, o ancora uno stagno abitato da una rana gracidante, mentre dal soffitto di una sorta di caverna cade una goccia d'acqua a ritmo regolare. Qualche parentesi meno riuscita e alcuni cali di ritmo non compromettono comunque il valore finale del gioco.

Conclusioni

Versione testata iPhone (1.2)
Prezzo 1,99 €
Multiplayer.it
8.5
Lettori (4)
9.1
Il tuo voto

Dark Echo è un gioco molto intrigante, senza dubbio estremamente originale, che si allontana dalle esperienze che siamo abituati ad associare all'ambito mobile offrendo invece un'avventura survival horror emotivamente coinvolgente, che dà un peso fondamentale alla componente sonora rendendola protagonista assoluta del gameplay. Pur con qualche lentezza iniziale nel prendere ritmo e nonostante la forte componente trial and error, Dark Echo è comunque uno dei titoli per iOS e Android più interessanti degli ultimi mesi.

PRO

  • Premessa originale e ben messa in pratica
  • Ottima atmosfera
  • Buona longevità

CONTRO

  • Ritmo un po' lento inizialmente
  • Trial and error molto frequente